RESPIRO OFFESO. Giudizio preconcetto, vedere il drappo scendere sul volto femminile sfregiato, le ginocchia piegate dagli stenti, dalle afflizioni, dalle frustrazioni, le mani avvizzite dall'aridità della delusione di una emozione. La tormenta della gelosia che estirpa l'esile filo d'erba, fra il prato ed il gracile fiore i cui petali strappati se ne andranno via all'orribile vento. Un petalo per poter sognare ancora di poter scoprire gentilezza in roccia dura e granitica dell'insulto. Un petalo per poter sperare di avere carezze fra le parole screziate che feriscono e insanguinano l'anima. Un petalo per scoprire che il seno non sarà livido e che allatterà la vita ancora. Un petalo per bere alla coppa della nobile seduzione di congiungimento. Respiro offeso dallo sguardo e dall'espressione cruda, fra la pelle intagliata, fra la ferocia di un grido, fra le lacrime e gli schiaffi, fra le dita che colpiscono. China su di me la falce dell'ombra della morte, china su di me col suo terrore ed io mi sento soffocare dal suo serpente che stritola, che mi spaventa. Respiro offeso e vilipeso che viene gettato fra le stroncate zolle, fra i gemiti e i pianti di roboanti e dilanianti pianti.
La mano scrive seguendo il verso di una donna estinta che parla di come voleva fosse l'amore e di come invece lo conobbe, la mano scrive senza posa di quel che avvenne quando capì che quel sogno era sbagliato che non poteva essere esagerato possesso, che non poteva diventare un ossessione. La mano voleva essere intelligente e fine sulla carta per poter descrivere quella donna che venne uccisa, che venne sfregiata e ributtata in un dirupo, la mano voleva essere saggia, ma non sapeva come fare, che parole poter usare per non sembrare scabrosa. L'intelletto pensava e la sensibilità pronunciava il suo editto: la causa era nell'intuire in maniera distorta il senso di appartenenza quando si accendono i sensi e quando si avverte il fuoco fra il desiderio e tutto viene sconvolto e niente più si comprende se non l'inebriamento e l'incoscienza della libidine. L'intelletto pensava, ma la sensibilità era istintiva e la donna cedette alla lusinga, cedette alla sua parvenza, sentirsi amata, sentirsi desiderata, sentirsi accolta e stimata dentro un altro, fra le sue braccia, fra i suoi sentimenti, fra le sue premure. Appartenere ad uno stesso respiro, alla danza dei corpi che unisce, all'avvolgersi fra le contorsioni delle braccia, delle gambe, della vita che si avvinghia come un tralcio alla vite. Sentire che poi il respiro nasce ogni volta, e che si espande in ogni dove come un sorriso di alba nuova, come un tramonto indimenticabile, come un mondo che va in girotondo. La mano scrive seguendo il verso di donna offesa come quel respiro, come quel fiore che muore, che muore e che è stato strappato e divelto dal suo posto, dal suo ruolo. La mano scrive senza senso come non ha senso il martoriare il corpo, il vederlo agonizzare e senza posa colpire, colpire, colpire. La mano scrive di quella storia che rimane come un immagine cruda, un respiro offeso che ora se ne va lontano dal corpo, lontano da un amore, lontano da una vita, lontano da una donna che poteva sognare ancora di essere libera, di essere sogno, di essere un respiro compreso per sempre.
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