sabato 18 novembre 2023

 IL CANTICO DELLA COSCIENZA. La voce interiore cercava di farsi sentire, ma io non la volevo riconoscere e nemmeno ascoltare quando Mi poneva la domanda se quel ragazzo che si era drogato o dipendeva troppo da una immagine edulcorata del termine amore fosse più attratto dall'oggetto oppure credesse di essere più interessato all'immagine patinata, mitica e virtuosa di sé stesso come i suoi genitori o quelli che riteneva i suoi amici. Ogni tipo di persone che aveva incontrato vedeva un aspetto soltanto, per cui giungeva a conclusioni radicalmente diverse che dipendevano anche dalle limitazioni personali o peggio da incompatibilità che provocano resistenze sproporzionate e superflue. Il primo atteggiamento era quello troppo esitante ed incerto e perennemente ripiegato su sé stesso, che non si apriva volentieri come quello di una madre algida, schiva agli oggetti tanto da riciclare le pellicole che avvolgevano le carni, da non cambiare mai le bacinelle per lavare i piatti, da non comprare mai una scopa nuova e da utilizzare l'acqua della lisciva della lavatrice per lavare i panni; una madre che non si apriva volentieri ai complimenti e alle coccole che si trovava a vivere in una continua difensiva e che si nascondeva nella sua diffidenza ad essere ben disposta a fare regali o dare premi per i buoni comportamenti e per questo era più determinata dalle compensazioni date dall'accumulo avido del denaro in banca che la faceva sentire sicura per un futuro di buona vecchiaia. Il predominio della coscienza stava più che altro nel pensiero che si avesse di che vivere o che ci fosse la garanzia di una protezione data dall'accumulo di denaro e dall'avidità del risparmio che questo comportava e ciò non faceva mai allentare le redini della propria natura rigida e severa a volersi abbandonare ad un abbraccio o a una carezza o anche solo ad un compiacimento e per questo appena arrivò l'opportunità di sentirsi donna attraverso il suo lato erotico e alla presa di coscienza del suo corpo come valore materno di vita, ella non lo interpretò come un dono, ma come un obbligo, un dovere matrimoniale a cui si doveva sottoporre e sottomettere per riuscire a definire santa l'unione che aveva con quel marito che il destino le aveva assegnato e con cui condivideva la vita e la mentalità del virtuosismo di comprendere che il corpo è un tempio santo e quindi di trasmettere alle figlie tale valore fino a farle diventare praticamente frigide. Le frequenti compensazioni che poi anche le figlie ricercavano negli oggetti che potevano rappresentare il benessere ed il valore di importanza sociale non derivavano dalla regola di potersi confrontare con altre esperienze, ma da quella piuttosto di vivere dentro quella bolla di vetro dove si volevano rinchiudere per non sentirsi intaccate dal senso di inadeguatezza, dalle frustrazioni o dal senso di sconfitta che può offrire il destino che con i suoi dolori e dispiaceri di malattie o di controversie può portare poi ad una dissociazione della personalità e quindi a confondere il giudizio nel senso che perdonare non significa avere relazioni con i soggetti che hanno provocato danni a non considerare la personalità in toto e non hanno mai accolto le effettive differenze nei tipi che poi scontrandosi fra di loro a livello di proposizioni, di obiettivi e di raggiungimenti di realizzazione di autonomia ed indipendenza provocano invidie e gelosie che portano a forti dissidi e poi a rotture che non si ricostituiranno mai. Il fatto poi che non si riesce a raggiungere un ideale di figlia/o porta a non volersi alimentare oppure ad alimentarsi troppo e questo per l'evidente distanza da quell'ideale che provoca anche autolesionismo visto che non si sente il calore affettivo dell'accoglienza e si vede più che altro un figlio come il bastone della propria vecchiaia oppure una forma di badante. Quando poi i figli che si accorgono di essere solo un atto egoistico seguono il loro istinto di bisogno di affetto, di sentirsi amati incorrono nell'errore di vedere solo l'oggetto dell'amore del piacere dell'avventura e dell'atto erotico come un modo per superare quell'ombra dell'egida genitoriale e cercano di dimostrare la loro bravura a destreggiarsi con la sessualità come se fosse un modo per prevalere, per riuscire a fare in modo di non avere più paura delle pulsioni del proprio corpo e di fare in modo che l'amore possa venire fuori da queste come un effluvio. Invece, poi, quando da quell'atto si genera una creatura fragile, gracile di cui prendersi cura non si accorgono che l'hanno generata solo per una mentalità distorta di riuscire a fare comprendere agli altri ed anche a sé stessi la loro virilità oppure la loro libidine e che tutto il loro corpo funziona anche a livello riproduttivo così da non sentirsi più inferiori nella loro potenza sessuale e di avvertire attraverso la vita che nascerà che possono definirsi persone conformi all'idea di persone sane ed in grado di poter esprimere in pieno il proprio amore portato a termine durante il rapporto sessuale. La maggior parte delle nevrosi nascono proprio dalla sensazione di inadeguatezza dal punto di vista del fine sessuale che in alcuni viene inteso come pieno compiacimento ed in altri viene visto ancora oggi solo come mezzo riproduttivo e non come mezzo espressivo di un amore profondo. L'atto sessuale perciò diventa banale, un alto ideale che tu come figlia non potrai mai raggiungere in quanto prevede una grave tensione affettiva che si vede nel momento dell'orgasmo dove si deve trovare l'accordo. la massima parte di noi e della nostra interiorità. Ma molti non racconteranno mai la verità che non riescono a raggiungere quel momento proprio per la tensione e proprio perchè si sentono inadeguati nel corpo e lo sentono come un oggetto più che come uno strumento per avere non solo soddisfazione, ma anche relazione di un dialogo d'amore fatto di fisicità. Considerare le superfetazioni morbose della psiche è una faccenda difficoltosa e onerosa perchè pone lo psichiatra di fronte all'interrogativo se sia meglio per il paziente conoscere la propria verità e avere a che fare con la propria realtà dicendo che è suo dovere conoscere tutto se stesso ed anche la propria parte pulsionale e come viene scaricata o ricaricata o se invece sia meglio per alcuni pazienti che continuino a non conoscere tale parte se no per loro sarebbe troppo devastante avere a che fare con tale tensione e che vivano i rapporti con i patner con una funzione di compagnia e più che altro di sensazione di sicurezza e di parvenza di normalità esterna se no altrimenti se si vedono di fronte la verità poi si spaventano e tendono a fuggire anche di fronte ad un labile sintomo affettivo di avere a che fare con la propria nudità davanti ad uno specchio, di riuscire a spogliarsi e di vedere la propria realtà come Adamo ed Eva e di capire che non è un peccato riuscire a piacersi ed essere attratti anche dalle forme del corpo, ma invece è un peccato usarlo in maniera gretta e superficiale come se fosse solo un frutto da assaporare che poi quando ti stanca lo abbandoni e te ne liberi facilmente. Si possono trovare tante scuse, ma poi c'è da chiederselo se il cantico della coscienza sia quello di cantare solo il ritornello che si ripete e poi diventa noioso e banale, oppure se invece bisogna conoscere bene la strofa in modo che il rapporto sia completo e non un discorso a metà. Si possono trovare tante scuse che si voleva raggiungere un obiettivo di sentirsi come altri, di vedersi come le figure di Adamo ed Eva che incoscienti mangiavano senza nemmeno gustare, che si vedevano senza nemmeno capire, che si guardavano con gli occhi annebbiati dal desiderio senza nemmeno indirizzarlo all'amore puro, ma solo all'amore mordi e fuggi, a quello della curiosità che poi spegne la fiamma e annacqua tutto che diviene senza sapore e poi si perde il frutto ed il valore e rimane solo la tensione che mai si placa e poi diventa un tormento che non si riesce mai più a curare, ed allora cosa, cosa è meglio fare perdonare se si ha paura di trovarsi nudi e di non riuscire ad esprimere l'amore se non attraverso gli oggetti come un camino che non scalderà mai abbastanza un amore oppure un camper che non riuscirà mai a dirigerlo sul giusto sentiero di pace interiore, oppure invece se sia meglio perdonare la menzogna e l'ipocrisia per fare in modo che l'ostacolo si superi prima e che il perdono significhi fare finta di niente, mettere sempre una benda davanti agli occhi e così sia. 


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