sabato 9 settembre 2023

 LE ORME DELLA CULTURA. La professoressa Cusimano prese in mano il vocabolario, cosa che non si fa tanto spesso perchè si pensa di conoscere bene il significato delle parole e di capirne la loro valenza ed invece poi quando si controlla meglio magari ci si rende conto che le parole hanno un altro peso nella loro definizione e questo valeva per la parola CULTURA intesa come insieme complesso di norme e di valori tradizionali condivisi da un popolo e insieme di conoscenze e di comportamenti di una categoria e di un ambiente. La professoressa quindi si domandava cosa significasse la cultura social visto che nella ricerca si trovava spesso di fronte a  dei conflitti riferiti a rivalità o paragoni con alter ego che contenevano numerosi elementi abnormi. Il fatto che emergeva di sovente scrutando i social era che soltanto l'apparenza pareva di carattere cosciente, specie nell'ambito erotico mentre la vera passione e la cultjura rimanevano nascoste ed addirittura oscurate dal rapporto apparente. Le circostanze per cui si ricorreva più spesso ai canali social oppure alla scrittura erano il senso di vuoto, di solitudine e di abbandono, lo sfogo di nevrosi, il vittimismo, la criticità del vissuto. In particolare modo si rilevava una mancata unità con sé stessi come nuovo contrassegno dell'uomo civilizzato nella sua natura. Il nuovo processo di addomesticamento dell'uomo da parte della donna nello scoprire la verità sul senso della libertà così come avvenne per Adamo e da Dante Alighieri era data non tanto da un senso orgiastico e nemmeno tanto dall'ascesi dell'ideale stoico predominante in molte sette e scuole filosofiche che fecero prevalere il caos politeistico che poi venne sopperito in seguito dal Rinascimento. Il problema sessuale diede vita ad un vero e proprio genere letterario ed in tale movimento sono rintracciabili le radici delle prime psicoanalisi, la cui formulazione teorica fu influenzata non poco in maniera unilaterale proprio dalle sue origini. Ora con la sessualità di moda nel tipo androgino si pensa che si siano superati certi limiti e blocchi, ma invece l'ostacolo ha solo cambiato nome ed è per questo che Cusimano aveva deciso di scrivere un trattato dal titolo "Androgina vade retro" in quanto spesso tali definizioni vogliono più che altro signigìficare l'incapacità di saper fondere la propria natura fisica istintuale con le costrizioni della civiltà per nuove idee che emergono dall''inconscio e che si trovano in dissidio con la parte dominante del raziocinio. Infatti Cusimano immaginava che un Androgina si presentasse davanti alla porta a bussare per chiedere di entrare e che fosse esattamente un prototipo di immagine di donna o uomo ideale con cui volevamo intrattenerci in relazioni amorose con una sessualità che non faceva paura perchè l'Androgina non poteva rimanere gravida e perchè obbediva pressochè in tutto ai nostri desideri e si riteneva anche disponibile soddisfando in pieno ogni nostra voglia senza farci soffrire perchè scompariva e riappariva al momento opportuno senza creare troppi disturbi o patemi d'animo, ma anzi sostenendoci con il suo sorriso ironico e la sua consolazione amorevole al momento giusto e con i modi giusti. L'Androgina aveva persino una teoria politica della nevrosi dicendo "L'uomo odierno sguazza nelle passioni politiche per cui il problema sessuale è stato soltanto un preludio, mentre la politica è una bella scossa molto profonda, tanto quanto la religione, in quanto senza saperlo o esserne consapevole un nevrotico qualsiasi partecipa alle correnti dominanti del suo tempo e le rispecchia nei suoi conlflitti personali anche a livello generale. Non è possibile, dunque, essere completamente fedeli ad un ideale morale perchè c'è una tendenza a sfuggire all'onestà comportandosi in maniera ipocrita". Ah certo l'Androgina aveva ragione specie riguardo l'evoluzione dei tipi psicologici dopo la 2° guerra mondiale e dopo l'avvento del fascismo su cui si è tentato di scrivere e riscrivere, correggere e ricorreggere in maniera più che altro popolare specie su procedimenti che urtano contro i pregiudizi razziali dell'epoca o che al riguardo sono assai arbitrari. Infatti, il movimento fascista, era sorto come portavoce di risentimenti e come strumento di interessi immediati legati ad una particolare contingenza politico-sociale, ed anzi, talora contrastanti per cui non ebbe ai suoi inizi una vera e propria ideologia. Mussolini stesso scriveva "La mia dottrina era stata la dottrina dell'azione. Il fascismo nacque da un bisogno d'azione e fu azione". Questa mitizzazione dell'attivismo come forza creatrice e motrice della storia si ispira alle teorie di 2 scrittori politici che influenzarono profondamente Mussolini: nel campo sociale e sindacale, il francese George Sorel, che travisando la concezione marxista della lotta rivoluzionaria, vedeva nella violenza spontanea ed indiscriminata delle masse l'unico mezzo valido per la trasformazione della società; nel campo più strettamente politico, l'italiano Alfredo Oriani, sostenitore di una "missione" imperialista e civilizzatrice simile a quella che vuole raggiungere Putin a livello della Russia nel mondo. Solo dopo il definitivo consolidamento del regime, il fascismo cercò di darsi una dottrina, ed il tentativo più coerente fu quello del filosofo Giovanni Gentile il quale contrappose all'individualismo liberale e democratico, fonte di disgregazione del tessuto sociale, l'esigenza di una solidarietà collettiva in cui i diritti e le aspirazioni dell'individuo si attuano solo in quanto subordinati ai valori ed agli interessi della comunità nazionale, di cui lo Stato è unico depositario e garante. Sul terreno economico e sindacale, poi, il principio della "solidarietà tra le classi" viene contrapposto a quello marxista della lotta di classe, e si esprime nella teorizzazione dello Stato corporativo, in cui datori di lavoro e lavoratori, inquadrati in organizzazioni unitarie che entrano a fare parte delle stesse strutture amministrative dello Stato, devono collaborare con divieto dello sciopero e della serrata nel superiore interesse della collettività nazionale. Cercare di eliminare le lacune rispetto a tale materia difficile e complicata o rimuovere parti superflue potrebbe dare origine ad errori e quindi la strada giusta che Cusimano intendeva percorrere si componeva mano a mano durante il percorso per vie indirette e documenti che portano anche all'avanguardia, combattendo la battaglia dell'impopolarità perchè la psicologia ha trovato spesso un'accoglienza tiepida nelle sue registrazioni in quanto queste non hanno l'obiettivo finalistico di stupire il pubblico, ma devono invece cercare di superare ostacoli e tentare di risolvere problemi sia clinici e sia etici come quello di una signora anziana incontrata presso una pizzeria che non riusciva a starsene ferma e buona e che ripeteva sempre un secco NO in quanto dovendo aspettare il proprio turno per le pizze (sua e di suo figlio) doveva avere a che fare con una demenza che la metteva in contrasto con la pazienza dell'attesa mentre nessuno aveva il coraggio di dire che avesse la precedenza, NO, NO, NO in quanto le malattie mentali non sono comprese ed i soggetti per i più dovrebbero essere rinchiusi in debite strutture residenziali. Le malattie mentali determinano gli scarti umani che divengono insopportabili, in quanto sono faticose da poter gestire e dispendiose a livello di energie da pendere ed in risorse da impiegare sia per il loro studio e sia per la politica che vuole gente sana in grado di intendere e volere, di autogestirsi e di essere autonoma ed emancipata. Nessuno vuole mai veramente avere a che fare direttamente o indirettamente con la malattia mentale e Cusimano lo sapeva, lo sapeva, lo sapeva, ma comunque tentava lo stesso di parlarne perchè in fondo, in fondo semel in annum licet rinsavire e tutto l'anno licet imparare. 

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