Basilica S. Francesco – BOLOGNA
1 aprile 2021, Giovedì santo
Sorelle e fratelli carissimi,
nell’imminenza della santa Pasqua vi raggiungo per un saluto, un augurio, un pensiero che nasce e sale dal cuore di questo mistero che stiamo celebrando ed è rivolto a ciascuno di voi, che condividete il medesimo ideale di vita e testimonianza ispirato da Dio attraverso il santo martire della carità Massimiliano Maria Kolbe. Dono che scaturisce dalla stessa carne di Cristo nell’offerta di sé per tutti sulla Croce e che abbiamo ricevuto mediante il Battesimo; dono che è vocazione alla santità per ognuno di noi, «benedetti dal Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità» (cfr. Ef 1, 3-4). A tale dono ci siamo riferiti sin dall’inizio del nostro Anno associativo e formativo (ancora così pesantemente segnato e condizionato dalla pandemia), in cui ricordiamo l’80° del martirio di p. Kolbe, avendo come filo conduttore: “Non morì, ma diede la vita”; tema quanto mai attuale e significativo anche per il tempo presente.
Vi scrivo in questo giorno santo, nel Giovedì della Cena del Signore, in cui facciamo memoria del dono dell’Eucaristia, del sacerdozio ministeriale, della carità come servizio del lavarsi i piedi reciprocamente. Rito memoriale – quello compiuto da Gesù – che racchiude ed anticipa il dono totale di Sé, l’amore “sino alla fine”; Egli infatti “ha dato la sua vita per noi”, mostrando così la pienezza dell’amore: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici» (Gv 15,13). Dalla mensa in cui si rende presente e si riceve il corpo e il sangue di Colui che ha dato la vita per noi, sgorga – come da sorgente – quel fiume di grazia che ha inondato la vita di s. Massimiliano ed ha rigenerato quella dei discepoli, di noi che abbiamo creduto nell’amore infinito del Figlio unigenito. Da tale fonte – abbondante ed inesauribile – hanno attinto i santi e possiamo accostarci tutti, con piena fiducia ed estrema umiltà. Ciò significa, che come Cristo ha dato la sua vita per noi, così anche noi dobbiamo essere disposti a dare la nostra vita per i fratelli (cfr. 1 Gv 3,16).
Prendendo a prestito le parole di s. Agostino, «Così hanno fatto con ardente amore i santi martiri e, se non vogliamo celebrare inutilmente la loro memoria, se non vogliamo accostarci infruttuosamente alla mensa del Signore, a quel banchetto in cui anch’essi si sono saziati, bisogna che anche noi, come loro, siamo pronti a ricambiare il dono ricevuto. A questa mensa del Signore, perciò, noi non commemoriamo i martiri, cioè non preghiamo per loro, ma chiediamo piuttosto che essi preghino per noi, per ottenerci di seguire le loro orme. Essi infatti hanno toccato il vertice di quell’amore che il Signore ha definito come il più grande possibile. Hanno presentato ai loro fratelli quella stessa testimonianza di amore, che essi medesimi avevano ricevuto alla mensa del Signore. I martiri dunque, in quanto versarono il loro sangue per i fratelli, hanno ricambiato solo quanto hanno ricevuto dalla mensa del Signore. Manteniamoci sulla loro scia e amiamoci gli uni gli altri, come Cristo ha amato noi, dando se stesso per noi» (dai Trattati su Giovanni di s. Agostino – Tratt. 84, 1-2).
Siamo poveri, fragili e ci sembra impossibile vivere secondo tale amore “più grande”… ma nulla è impossibile a Dio: lo Spirito Santo ci ha chiamati e consacrati per giungere al vertice della carità, quella che risplende sul volto e nella testimonianza della Vergine Immacolata, di Massimiliano Maria e di tutti i Santi. Ci rivolgiamo a loro, ci affidiamo alla loro intercessione perché avvenga anche per noi secondo la Parola del Signore.
È questo l’augurio più vero e più bello, che possiamo e vogliamo scambiarci nel giorno della Resurrezione!
Il Signore vi benedica e vi dia pace.
fra’ Paolo M, assistente regionale M.I.
Nessun commento:
Posta un commento