venerdì 23 ottobre 2015

I Luoghi dell’Anima




Il Sole, che ha dominato per millenni su tutto il territorio di Solofra, tanto da diventarne l’emblema, ora ha sollecitato la creatività degli artisti locali e li ha spinti a mettere insieme i loro talenti, per realizzare un film documentario. L’équipe si è messa subito al lavoro anche per festeggiare degnamente i cinque lustri dell’attività teatrale di Enzo Marangelo e il decennale della Fondazione “Salvalarte”.

Enzo Marangelo ne è stato l’ideatore e sceneggiatore, nonché l’attore. Vincenzo D’Alessio ha curato, con la solita passione che lo contraddistingue, la parte storica e naturalistica. Nicolino D’Alessio ha prodotto musiche originali adatte per l’occasione. Il supporto tecnico e fotografico è stato affidato ad Antonio e Matteo Notari e a Michele Nigro.

Tra sentieri impervi e ostruiti da tronchi e rami d’alberi, Enzo Marangelo avanza lentamente, appoggiandosi ad un robusto bastone, per andare alla ricerca di un passato ormai scomparso, guidato dal viaticale Michele Gaeta, che fa scoprire, tra le nude rocce, una elefantina di pietra ed i raggi del Sole scolpiti su una pietra risalente al 1737. La voce forte di Marangelo copre il gorgoglio dell’acqua e si diffonde per la valle, mentre vengono declamati i versi del poeta lucano Rocco Scotellaro. I luoghi dell’anima vengono esplorati, indicati e raccontati da Vincenzo D’Alessio, mentre percorre l’antica via longobarda, importante direttrice di traffico. Giunto sulla collinetta di Chiangarola, valico strategico che permette il controllo della valle, si sofferma sui ruderi di torri, che un tempo controllavano il passaggio dei viaggiatori, sui resti del castello, di chiese abbandonate, di pietre miliari. E il Sole, ancora una volta, appare inciso sulla pietra e viene accarezzato a lungo. Attraverso una mulattiera, resa ancora più impervia dalla folta vegetazione, si giunge ai ruderi della fornace di tegole e mattoni della famiglia Russo, testimonianza di un antico splendore.”Gli uomini scompaiono e gli oggetti rimangono. Troppe voci arrivano nei nostri cuori nella quiete” – esclama D’Alessio, in preda ad una forte emozione, mentre prende in mano un laterizio, il luogo dell’anima rimasto integro sotto il manto dell’erba.

La storia cede il passo a leggende di tesori e magie, nate dalla colorata fantasia popolare, come quella della chiocciola d’oro. Le immagini scorrono nitide tra alture ondulate e boscose, ricamate a festoni, che si specchiano in laghetti d’acqua. Lo sguardo è rivolto al cielo azzurro contornato da nuvole che camminano veloci e poi si dissolvono, spiando l’infinito “grave di rocce sui crinali”. L’ascolto attento e assorto di Marangelo viene interrotto, di tanto in tanto, dalla sua voce, ora limpida e chiara, ora soffusa e carica di passione, che diffonde nell’aria i versi di Carmine Troisi. Dal paesaggio si passa alla descrizione accurata della Collegiata di S. Michele – l’oro della città – dove fanno bella mostra le tele di Francesco Guarini, rappresentante della pittura napoletana del Seicento di influsso caravaggesco. Il culto di San Michele Arcangelo è ben espresso nel portale d’ingresso. Lo zampillio della Fontana dei Leoni che versa “acqua frigida e lucente” e mostra orgogliosa il Sole con i suoi raggi incisi su un suo versante, si confonde con la magia del sottofondo musicale di Nicolino D’Alessio.

Il film documentario I luoghi dell’Anima, nel farci conoscere il pregevole patrimonio storico, artistico ed architettonico di Solofra, diventa scudo del tempo, testimonianza storica ed etica, perché pregno di una dimensione collettiva e sociale. È un omaggio alla Terra, che “ha capelli spettinati di donna acerba / faggete colme di aquiloni/siepi al Sole.”


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