lunedì 14 aprile 2014

Diario di un vincitore

di Vincenzo D'Alessio & G.C. “F. Guarini”

La Storia degli uomini è ricca di avvenimenti di ogni genere. Quasi sempre la scrivono i vincitori e viene tramandata alle generazioni che seguono. I vinti vengono citati e quasi dimenticati.
Nella storia della musica c’è un gruppo “The Beatles” in auge dagli anni Sessanta ai Settanta del secolo appena trascorso che ha dettato grandi cambiamenti nell’ambito vocale e strumentale. A metà degli anni Ottanta un gruppo musicale italiano “Gli Stadio” diffusero una canzone che recava il titolo Chiedi chi erano i Beatles per accendere nell’animo delle generazioni di fine secolo il desiderio di conoscere questi quattro ragazzi di Liverpool le loro canzoni e le imprese che li portarono ad essere dei vincitori.
Valicato il secolo XXI, fatidico anno 2000, una immensità di giochi affollano le emittenti televisive, i computer, i telefonini, l’Ipod touch, e via discorrendo. Non c’è momento che non si scopra qualcuno, anche i più piccoli, a giocare insistentemente con la guerra, gli assassini e ancora peggio.
Negli anni Sessanta/Settanta è perdurato sullo schermo un gioco che ha tenuto incollati ai televisori milioni di Italiani: “RISCHIATUTTO”: gioco a quiz condotto da Mike Bongiorno già noto per aver gestito in precedenza “Lascia o raddoppia?” negli anni Cinquanta. A questo gioco presero parte molti “sconosciuti” , oggi scomparsi o dimenticati del tutto, balzati nelle cronache dei quotidiani nazionali, locali e sui rotocalchi dell’epoca. Tra questi spicca Antonio D’URSO, il maestro elementare con baffi e pizzetto, che dalla sconosciuta cittadina di Solofra in provincia di Avellino, entrò nelle accoglienti case delle famiglie italiane accolto con un notevole successo.
Chi era Antonio D’URSO e perché riuscì ad essere così simpatico?
A quarant’anni di distanza lo racconta egli stesso in un bel volume uscito postumo in questi giorni dal titolo “Un maestro al RISCHIATUTTO” curato da una delle figlie, Romilda, che ha seguito da vicino le sorti del suo papà. Questo dattiloscritto del maestro D’URSO, poi laureatosi presso l’Università degli Studi di Salerno con 110 e lode, è stato ritrovato in un cassetto: un diario segreto, una lunga storia che parte dell’infanzia semplice e tumultuosa per giungere ai giorni in cui il gioco televisivo lo rese celebre, accanto alle figure femminili amate e il cui ricordo accende nel Nostro tangibili sensi di felicità.
Un diario intimo, ricco di passione per l’esistenza intensa nella gioia e nei sacrifici, nella condizione di offrire ai deboli una possibilità com’era accaduto a lui semplice maestro elementare. Il linguaggio del diario è schietto, vivo, fornito di raffinata eloquenza a volte poetica; storicamente esatto nelle vicende della Seconda Guerra Mondiale e del suo mandato di Sindaco della cittadina natale dal 1958 al 1965, momenti duri dell’emigrazione.
Socialista convinto, erede di un altro grande sindaco solofrano Vincenzo NAPOLI, consolidò la sua posizione grazie ai sacrifici e all’impegno del papà Felice che era Cavaliere del Lavoro: fabbricava fuochi d’artificio. Nel libro le vicende del paesino irpino convolano con la città di Milano, Sirmione, i laghi. Sud e Nord si incontrano fraternamente grazie ad un gioco televisivo: potenza dei media!
A scorrere le pagine si viene catturati dalle date, dai viaggi, dalle cifre vinte e dai nomi dei concorrenti. Gli amici ritrovati nelle città lombarde e quelli della “vasca” del dopolavoro comunale cittadino. Leggendo questo diario si sorride e si piange per tutti gli eventi che si susseguono. Rimane alto lo spirito del maestro di scuola elementare che già nell’esergo scrive: “Ai Colleghi e agli alunni delle Scuole d’Italia e a tutti gli amanti della Verità questo modesto tentativo dedico col cuore.”
Proprio così: il campione Antonio D’URSO rimase in fondo al cuore “un maestro elementare” che voleva portare i meno abbienti ad essere partecipi della sua stessa gioia e conquistata “ricchezza”. Così fece! Al ritorno fondò il “Club Biancoverde Rischiatutto” abbinando la passione al gioco del calcio, l’Avellino allora militava in Serie A. Invitò personalità sportive in vista: dallo stesso Sandro Mazzola al giornalista Gianfranco De Laurentiis, ai giocatori delle squadre nazionali del calcio italiano.
La piccola città di Solofra, in provincia di Avellino, grazie al campione del gioco televisivo si trovò a vivere momenti di gloria inaspettata anche nella millenaria Arte della Concia delle Pelli. Un maestro, la sua famiglia, la sua città. Scomparve prematuramente nel gennaio 1988. A lui sono da ascrivere anche poesie e racconti ed una intensa attività educativa. Oggi questo volume/diario ce lo riporta con la freschezza di quegli istanti vissuti da “ vincitore”.

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