mercoledì 3 dicembre 2025

IL PRINCIPIO D’IDENTITÀ PSICOLOGICO

Riflessioni sulla filosofia dell’Io

di Vincenzo Capodiferro


 


Noi non conosciamo altro che ciò che siamo capaci di osservare. Riusciamo a desumere a stratte i rapporti tra i fenomeni. La fisica e la chimica, ad esempio, ci possono indicare che vi sono molteplici soluzioni. Ignoriamo assolutamente cosa sia la sostanza materiale, con tutto gli sforzi che la scienza ha fatto da secoli e secoli. Tanto meno possiamo immaginare il rapporto tra la sostanza materiale con altri tipi di sostanza. Nel dominio psichico però sussiste un principio costante, che non è solo logico: il principio di identità. Questo principio afferma che esiste un’identità tra il soggetto conoscente ed il soggetto conosciuto. Noi non conosciamo dei semplici oggetti, o l’oggetto, ciò che ci sta di fronte. Noi invece ci troviamo di fronte la sostanza infinita, di cui facciamo parte. È la sostanza che si riconosce essa stessa, attraverso di noi. Il soggetto conoscente si trova di fronte un altro soggetto, che è di fronte ad esso. L’oggetto è solo una proiezione, non è la sostanza, ciò che i greci chiamavano ipostasi. L’ipostasi è il fondamento, l’ipostasi è ciò che non ha bisogno di nulla per esistere. Uno dei problemi fondamentali della filosofia è proprio chiarire il rapporto tra sostanza spirituale ed altri tipi di sostanze. Questo problema può risolversi in questo: quale è il rapporto tra il mondo interiore e quello esteriore? E più in generale possiamo risolverlo nell’altro: cosa è la percezione, o conoscenza di un fenomeno? Innanzitutto, seguendo Kant, noi affermiamo che possiamo conoscere solo il fenomeno, o la manifestazione dell’essere, non l’essere. Tutto ciò che va oltre la nostra capacità percettiva è il mondo dell’Assoluto. Possiamo conoscere solo le manifestazioni tangibili e finite che avvengono nell’Infinito. Noi abbiamo una certa concezione dell’Infinito, ma questa è sempre incompleta. Visto che nel mondo psicologico il soggetto e l’oggetto sono identici, ci verrebbe più facile conoscere questo mondo. In realtà non è così, perché altrettanto infinito è il mondo interno e forse più di quello esterno. Agostino scriveva: «Gli uomini sono soliti avere in grande stima la scienza del mondo terrestre e celeste; ma senza dubbio i migliori tra di essi sono coloro che preferiscono la conoscenza di se stessi a questa scienza e l’anima che conosce anche la sua debolezza è degna di maggior lode che non quella che, senza averla presa in considerazione, si sforza di investigare le orbite degli astri o quella che già le conosce, ma ignora quale via la conduca alla sua salvezza e alla sua sicurezza». Così sviluppiamo bene questa scientia sui, per saper meglio dirigere i nostri passi nel mare infinito della vita. Riprendiamo il principio socratico e delfico del «Conosci te stesso». Significa fare l’analisi delle proprie facoltà, rendersi conto dei poteri e dei limiti di cui l’uomo dispone per poter conseguire il proprio fine. Significa scomporre l’intelligenza, onde meglio servirsene per pervenire al vero, conoscere la volontà per procedere più sicuramente verso il bene. Il principio di non contraddizione suona così: è impossibile che una ente sia e non sia allo stesso tempo. Ma questo include che è impossibile che io percepisca che l’ente sia e non sia, e quindi che io percepisca e non percepisca allo stesso tempo l’ente nello stesso modo. L’assunto parmenideo è essere e pensare sono la stessa cosa. Cartesio ne coglie il lato del soggetto: penso, dunque sono; Berkeley il lato percettivo: esse est percipi. Al di là delle differenze tra queste considerazioni, riteniamo che unico sia il filo conduttore, e cioè che tra essere e pensiero c’è un rapporto intrinseco. 

L’intelligenza è la capacità di conoscere. Conoscere non è altro che avere l’idea di una cosa. Ogni volta che prendo coscienza di un essere, o di un modo con cui io conosco un ente, io ho un’idea. L’idea è dunque la conoscenza nel suo stato più semplice. L’intelletto abbraccia tre mondi: quello fisico, quello psichico, quello pneumatico, o metafisico. Nel mondo fisico cogliamo i fenomeni. L’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo ci sfuggono. I fenomeni esterni accadono sotto i nostri sensi e li cogliamo attraverso i sensi. Nel mondo psichico invece i fenomeni sono interiori e non essendo materiali, non possiamo coglierli alla stessa stregua e cogli stessi strumenti di quelli esteriori. La natura ha dotato l’uomo, però, di una capacità profonda che permette di conoscere i fenomeni interni e questa è la coscienza, o, come la definivano diversi filosofi, l’appercezione. La percezione ci permette di cogliere l’esterno, l’appercezione è invece quella facoltà che possiede il «me» di conoscere se stesso e di rendersi conto delle modificazioni che avvengono in esso come se fosse un teatro, o caverna platonica. A queste due forme di conoscenza, così diverse ed eterogenee, quella interna e quella esterna, corrispondono due altrettanto diverse oggettivazioni gnoseologiche: la sensazione e l’impressione. L’appercezione è altro dall’anima, e questo Kant l’aveva ben messo in evidenza: è un fenomeno particolare, la manifestazione dell’anima a se stessa, in modo che questa quasi potesse studiarsi, fino ad un certo punto, al confine coll’Assoluto, che è il termine di ogni nostra facoltà conoscitiva. 

Seguendo Kant, noi possiamo conoscere il fenomeno, non il noumeno. Se noi scendiamo in noi stessi ci accorgiamo che vi passa una folla di fenomeni. Ho un’idea e subito dopo ne ho un’altra differente. Ho un sentimento e questo subito passa e ne ho un altro diverso. Fenomeno è tutto ciò che appare, ma appare a qualcuno e quindi esprime un essente, ciò che esiste e pare che non possa esistere o essere altro da quello che sia in quel momento. Il fenomeno ha il carattere di essere variabile e cangiante. Vi sono due tipi di fenomeno che noi cogliamo: il fenomeno fisico, che può essere meccanico, od organico, e quello trascendentale, in senso kantiano, o psicologico. Il primo concerne la materia inorganica, caratterizzata da inerzia, cioè quella che è mossa da un agente estrinseco. Il fenomeno organico, o fisiologico, concerne la materia organica, cioè quella che ha in sé una causa intrinseca al moto. Il fenomeno psichico invece, ci avvicina al mondo spirituale e concerne tutte le manifestazioni che passano attraverso la coscienza. Tra questi due mondi: quello fisico e quello psichico c’è un abisso, tant’è che, seguendo sempre l’Estetica trascendentale del grande Kant, noi li conosciamo attraverso due forme pure, o intuizioni pure diverse. Il fenomeno fisico lo cogliamo sempre nello spazio, quello psichico nel tempo. La conoscenza del fenomeno fisico inoltre è mediata, quella del fenomeno psichico è immediata. Conosciamo infatti successivamente nel corpo, ma simultaneamente nell’anima. Visto che i fenomeni si succedono in noi, ma non fuori di noi, perché il tempo è in noi, possiamo dire che no vi è continuità tra i fenomeni psichici, ma ve ne è invece tra quelli fisici. La prima conseguenza di questa elementare osservazione è che esiste un’attività psichica. Noi siamo degli esseri attivi, perché c’è una causa di tutti i fenomeni psichici, una propria sostanza che sta alla base di tutte le modificazioni del «me». 

I fenomeni psichici possono essere, a loro volta, di tre tipi: sensibili, intellettuali e volontari. Se io sento un suono, o vedo un uomo, si ha un fenomeno di sensazione. Se parlo, o avverto un sentimento, o parlando esprimo idee chiare, o rifletto, comparo, generalizzo, si ha un fenomeno intellettuale, se io voglio parlare o stare seduto, o mangiare, si ha un fenomeno volontario. Questa distinzione dei fenomeni è tanto adeguata che i differenti termini non possono confondersi. Il fenomeno sensibile è passivo, fatale e soggettivo. È passivo perché il soggetto non può evitarlo. Se apro gli occhi devo vedere ciò che sto vedendo in quel momento. Se vedo un albero vedo un albero e non una casa e se l’albero lo vogliamo chiamare capra, va bene, vedo una capra, ma il termine capra corrisponde sempre ad un essere che è albero. È fatale, perché avviene sempre nelle stesse condizioni ed alla stessa maniera. È soggettivo, perché passa interamente nel soggetto pensante. Il fenomeno intellettuale è misto, nel senso che è in parte passivo e fatale, in parte attivo e riflesso, ma è oggettivo, perché ci dà la conoscenza dell’oggetto, del mondo esterno. Il fenomeno volontario, invece è libero, attivo e riflesso. Ne siamo gli autori assoluti, e possiamo a nostro piacimento, riprodurlo, sospenderlo, o riprenderlo. 

La ragione ci fa accorgere che ci sono dei fenomeni. I fenomeni sono variabili, non si possono produrre da sé. Il principio di ragione ci dice che tutto ciò che ha cominciato ad essere, suppone una causa sufficiente che lo produca. Visto che questi fenomeni passano nell’io è nell’io che occorre cercare la causa di essi. La causa dei fenomeni psichici non può essere altro che una potenza speciale e questa risiede nelle diverse facoltà che possediamo: la sensibilità, l’intelletto e la volontà. Occorre cercare le cause che producono in noi i fenomeni cangianti, ma quale è la causa del fenomeno? Non può essere il fenomeno stesso, altrimenti tutta la realtà si ridurrebbe in una pura manifestazione di una manifestazione, cioè in un’illusione. La causa è una sostanza, di cui i fenomeni sono dei modi, o degli attributi, tanto per usare dei termini spinoziani. Se nella sensazione l’intelletto è passivo, vuol dire che egli stesso non ne è l’autore. E chi ne è l’autore? Ma potremmo dire: è il mondo esterno! Ma cosa è il mondo? Nessuno lo sa, è un noumeno. Il mondo è fatto di materia. Ma cosa è la materia? È un fenomeno fisico, che può essere meccanico, od organico, l’uno ci dà l’inerzia, l’altro invece l’erzia, cioè la capacità di moto. Nel linguaggio usiamo dei termini diversi per delineare il corpo mobile, da quello inerte. Ma cos’è il corpo? Nessuno lo sa realmente. Ciò che conosciamo è legato in qualche modo a quella grande parola che noi chiamiamo esperienza, ma nessuno sa realmente cosa essa sia. La capacità dell’uomo è limitata, la forza dell’uomo è finita e ciò che è finito confina sempre con qualcos’altro, coll’infinito, con un’attività infinita e produttiva, che è la causa di tutte le cose che sono, che noi chiamiamo Dio, ma voi chiamatela come volete. Tra Dio e l’io vi è tutta questa variopinta ed ombrosa serie e ammasso di manifestazioni.

L’attività dell’uomo, limitata, può essere di due generi: spontanea e fatale, o riflessa e volontaria. La prima è il potere di subire certi fenomeni, senza poter reagire e questa è necessaria all’uomo, altrimenti non potrebbe essere modificato. Ma l’uomo, ed in parte anche altri animali, hanno un altro potere, cioè quello di reagire a questa prima attività e questa si chiama riflessa, o volontaria. L’attività è sempre una, però si manifesta in due modi diversi: subire e reagire. Si può distinguere ancora in: istintiva, spontanea e riflessa. la prima è puramente spontanea e fatale, la seconda è intermedia tra la prima e la terza, quella volontaria, o libera, o riflessa. ogni fenomeno infatti è un modo, o manifestazione, così l’attività si manifesta in vari modi: vago ed indeterminato, spontaneo, riflesso. Subire e reagire sono un po’ come la sistole e la diastole, la tesi e l’antitesi del movimento attivo. Il moto vago ed indeterminato, invece è quello irriflesso, o inconscio e non è tale per sé, ma perché è in qualche modo rimosso, nel senso freudiano. Anche l’inconscio risente di questa attività, anche essa inconscia di rimuovere dalla coscienza. Nell’attività inconscia sono coinvolte le facoltà della memoria, dell’immaginazione e dell’associazione delle idee. 

Il principio di identità, o non contraddizione, ha un valore, dunque assoluto, solo se riferito all’io, altrimenti ha un valore relativo. Io=Io, questa è un’equazione che ha sempre un valore in qualunque tempo, mentre il principio di non contraddizione non ha valore se applicato al tempo, tanto è vero che per le verità storiche Leibniz ammise il principio di ragion sufficiente. In altri termini il principio di ragion sufficiente vale per il non-Io, ma anche per l’Io. Perché io esisto? L’io è la costante psicologica originaria. La costante cosmologica, non quella fisica, dovrebbe essere Dio, che è sempre un io, sebbene assoluto. Il non-Io è l’inconscio, inteso in senso più ampio non solo come il rimosso freudiano (che è conscio diventato inconscio), ma l’incosciente, cioè tutta la natura, o universo dotato di inconscio latente, come la materia inorganica. Diciamo così perché presupponiamo una sostanza noetica universale presente in tutta la materia, ciò che gli antichi definivano come Anima Mundi. Il problema sorge nel momento in cui ci chiediamo: donde proviene l’io? Dall’esperienza? In parte. D’altra parte l’io è apriori, come sosteneva Kant. O è innato. Noi sosteniamo che l’io è forma e materia originaria a sé, trasferito dall’Assoluto. Solo nell’ambito spirituale, o pneumatico, troviamo l’idea d’io. Possiamo ammettere una coscienza latente, o indita, nel mondo animale e vegetale. La coscienza addita, o autocoscienza è di origine soprannaturale. Il super-coscienziale e l’ultracoscienziale (cioè la visione mistica, o paranormale) si rapportano all’in-coscienziale. L’a-io non è il non-io. Quest’ultimo procede da negazione o determinazione dell’io. I principi logici si riferiscono all’io. La Natura procede per processi inconsci, o latenti, solo nella parte spiritualizzata (uomini e spiriti) procede per processi consci o auto-consci, cioè atti puri, nn contaminati da induzioni esterne, né interne, ma dalla pura volontà di potenza. L’io è anche volontà assoluta. L’identificazione avviene tra diversi livelli dell’io: io=io (io empirico); Io=io (io collettivo); D-Io=io (io assoluto). Coscienza e autocoscienza sono diversi livelli di identificazione dell’io, nel suo cammino verso l’Assoluto (l’hegeliano romanzo della “Fenomenologia”). L’ultimo grado non è panteistico, ma mistico. Il principio di identità raggiunge il suo massimo grado di comprensione e perfezione nell’identificazione di Dio e Natura (Deus sive Natura) che però non può essere pensato ingenuamente, cioè panteisticamente. Il fichtiano “io è tutto” in Schelling si trasmuta in “tutto è io”. Wittgenstein: «Non come il mondo è, è il Mistico, ma che esso è». Il che significa a livello logico che il principio di ragion sufficiente al suo massimo grado è mistico e che coincide unicamente in questo grado col principio di identità al suo massimo livello (D-Io=Io=io). 


sabato 29 novembre 2025

LA DOPPIA VISTA a Fonte Avellana 28 dic - 01 gen



PROPOSTE 2025

LA DOPPIA VISTA

28 DICEMBRE 2025 - 01 GENNAIO 2026

Seminario

pratiche teatrali, spiritualità, pensiero


Le basse verità non ci sono di alcuna utilità, che cosa ce ne faremmo?

Siamo convinti che le verità ci siano necessarie non in sé stesse, ma in quanto possono essere utili sempre a qualche “azione”. Proveremo a cercare e a spostare il punto d'unione tra realtà esteriore ed interiore, tra corpo anima e mente, tra accordo e disaccordo, senza evocare esotiche fughe dalla realtà, ma una sorta di “doppia vista” qualcosa che si fonda sull’esperienza sensibile e che permette, proprio per le sue fondamenta empiriche, uno sguardo che supera il reale. Il limite tra realtà e immaginazione, evidenzia l’essenza stessa dell'atto poetico. Questa doppia natura, questa “doppia vista”, fisica e metafisica presente già nel nostro sguardo fotografico, va solo liberata, riconciliata.


Formatori e formatrici:

Andrea De Magistris

(Regista teatrale e formatore)

Gianni Giacomelli

(Monaco Camaldolese)


con la partecipazione di

Marta Vitalini (Attrice e formatrice)

Andrea Simone (Canto armonico)


per info e iscrizioni scrivere a:

foresteria@fonteavellana.it

Via Fonte Avellana, 8 – 61040 Serra Sant’Abbondio (PU), Italia · fonteavellana.it · info@fonteavellana.it · 0721730261 / 3335731921

venerdì 28 novembre 2025

Premiazione Scritti ispirati a copertine di libri immaginari a Collesalvetti (LI) 4 dic 2025



Gentili giurate, giurati e sponsor dell’Incipitojo livornese,


anche grazie al vostro prezioso contributo l'incontro di premiazione è ormai in vista: 4 dicembre dalle ore 16:00, nella Limonaia del Complesso di Villa Carmignani a Collesalvetti (Via Garibaldi 77).
In allegato, locandina dell'evento.
Le opere premiate verranno proposte al pubblico da lettori e lettrici di Furore OdV. Seguirà visita guidata alla mostra 'Alberto Calza Bini pittore e architetto tra Roma e Livorno', a cura della Dott.ssa Francesca Cagianelli (Conservatrice della Pinacoteca Comunale Carlo Servolini).

Buona parte delle nove persone premiate saranno presenti, volentieri ci troveremo con chi di voi riuscirà a esserci.

Buona giornata


Lorenzo Scacchia





{ad uso di starvi a fantasiar}

incipitojo.it
hauchnebelkabinett.eu
instagram.com/hauchnebelkabinett/


mercoledì 26 novembre 2025

Concorso Narrapoetando scad. 30 nov 2025

 Art. 1 Le Edizioni Fara bandiscono la iX edizione del concorso Narrapoetando: sez. A romanzo breve o raccolta di racconti o saggio di taglio divulgativo; sez. B raccolta di poesie. Tema libero.

Art. 2 L'opera deve essere inviata a info@faraeditore.it entro il 30 novembre 2025 in un unico file di testo (doc rtf pages o simili) anonimo e senza rifermenti personali. Il partecipante si impegna a non inviarla contemporaneamente ad altri concorsi.

Art. 3 L'opera inviata (non più di una per autore) deve essere inedita (o comunque l'autore deve detenerne i diritti; a tal fine l'autore deve dichiarare nella mail l'opera frutto esclusivo della sua inventiva e di sua libera, totale e gratuita disponibilità anche in relazione a materiali eventualmente citati e inseriti) ed essere compresa per la sez. A fra un minimo di 40 e un massimo di 70 cartelle (ovvero fra 72.000 e 126.000 caratteri sempre includendo gli spazi); per la sez. B. comprendere un minimo di 40 poesie e non più di 70 e non superare comunque il numero complessivo di 2.000 versi (righe bianche incluse).

Art. 4  È richiesta una tassa di lettura di  15,00 che dà diritto a ricevere (in Italia) L'isola continentale (o altro titolo in caso di esaurimento scorte). Bonifico a Edizioni Fara sas di Alessandro Ramberti & C. IBAN IT25U0885224202032010045062 inviando con la mail di partecipazione la distinta di pagamento (in causale: Narrapoetando 2026).

Art. 5 Il partecipante dovrà allegare o inserire nel messaggio di posta elettronica uno stringato e simpatico curriculum vitae (non più di 10 righe evitando aridi elenchi di date, titoli o premi) con una foto e dati anagrafici (luogo e data di nascita, residenza, codice fiscale), e-mail e recapito telefonico.

Art. 6 Premi. I tre primi classificati di ogni sezione riceveranno un accordo di edizione e verranno pubblicati singolarmente a cura e a spese dell'Editore. I volumi conterranno i giudizi dei giurati. I vincitori riceveranno 3 copie omaggio e avranno uno sconto del 40% (+ spese di spedizione) sulle altre copie che volessero acquistare.

Art. 7 Il giudizio verrà operato insindacabilmente dall'editore grazie a giurati di sua fiducia. I risultati verranno comunicati ai partecipanti via posta elettronica (v. Art. 9). Si sconsiglia la partecipazione a chi non si sente pronto ad accogliere giudizi anche critici.


Art. 8 Qualora si ritenesse non soddisfacente la quantità e/o la qualità delle opere pervenute, la pubblicazione premio potrà non aver luogo.

Art. 9 I risultati verranno comunicati ai partecipanti e nel web entro il febbraio 2026 e saranno pubblicizzati nel sito www.faraeditore.it e nei blog narrabilando e farapoesia. Non è prevista una cerimonia di premiazione.

Art. 10 La partecipazione al Concorso Narrapoetando implica la diligente accettazione di tutte le norme indicate nel presente bando.

Art. 11 Ai sensi della legge 675/96 (e succ. mod.) e del D. Lgs 196/2003 i partecipanti al concorso consentono a Edizioni Fara il trattamento dei dati personali secondo quanto previsto dal presente bando. Resta inteso che potranno in ogni momento richiedere di essere cancellati dalla nostra banca dati. Info: www.faraeditore.it - x.com/faraeditore – t.me/narrabilando

Attesa a Fonte Avellana 10-12 luglio 2026

Fonte Avellana vista dalle pendici del Catria

Attesa è il tema, proposto da Stefania Longo e Roberto Battestini, votato e  scelto per la kermesse avellanita 2026. Il tema si presta come sempre a molteplici “letture”: naturali, spirituali, (geo)politiche, psicologiche, artistiche, poetiche, musicali, narrative, filosofiche, ecc. Puoi partecipare con una riflessione, una testimonianza, un reading poetico, un racconto, una piccola performance teatrale e/o musicale, un’opera d’arte (che, sentiti i monaci, potrebbe anche rimanere esposta nei giorni della kermesse), un mini laboratorio o altro per un massimo di 15 minuti. Saremo calorosamente ospitati dalla comunità camaldolese nello splendido monastero di Fonte Avellana

Il costo dal pranzo di venerdì 10 luglio al pranzo di domenica 12 luglio è di € 150,00 a persona in singola e € 130,00 in doppia o in camera a più letti, i minorenni non pagano e gli under 35 pagano solo € 100,00 in camera doppia o a più letti. È necessario portare lenzuola e asciugamaniPer creare un’atmosfera conviviale di attenzione e reciproco ascolto nel rispetto del silenzio del luogo, i monaci richiedono la presenza per tutta la durata della kermesse e non ci saranno sconti per chi salterà dei pasti o soggiornerà per meno tempo. Con solo € 50,00 in più si potrà soggiornare dal pomeriggio di giovedì 9 alla colazione di lunedì 13 luglio 2026.

Si parte puntuali alle 15:00 di venerdì 10 luglio 2026 per finire alle 16:30 di domenica 12 luglio 2026 dopo aver scelto il tema per la prossima edizione. L’incontro è aperto a tutti, relatori e uditori, credenti e non credenti, purché si garantisca la presenza per almeno due notti. Si possono portare libri, cd e altro materiale per vendite/scambi autogestiti e/o per donarli al monastero. Chi suona uno strumento è pregato di portarlo. 
Data la sempre crescente partecipazione, le adesioni saranno accolte in ordine di arrivo.
Per aderire, sei pregato di inviare entro il 31 gennaio 2026 a info@faraeditore.it quanto segue:

• titolo del tuo intervento (o specificare se si viene come uditori)
• una foto
• max 7 righe di autopresentazione essenziale, stringata e simpatica (evitando possibilmente elenchi di titoli e premi e puntando alle cose salienti del proprio cursus umano e professionale) 
• la sistemazione desiderata (singola, doppia, specificare se ci sono minorenni, se si hanno meno di 35 anni e se si vuole cogliere l’offerta del soggiorno da giovedì pomeriggio a lunedì mattina).

Grazie mille per l’attenzione e ogni bene!

domenica 23 novembre 2025

Guido Cagnacci alla Malatestiana di Cesena mercoledì 26 nov 2025

MASSIMO PULINI e GILBERTO URBINATI

presentano il volume:

GUIDO CAGNACCI

La prima vita nella Romagna e nell’Emilia del Seicento

MERCOLEDÌ 26 NOVEMBRE

DALLE ORE 17


un suggestivo viaggio di parole e immagini

nella più raffinata pittura del Barocco italiano

 

BIBLIOTECA MALATESTIANA

PIAZZA MAURIZIO BUFALINI 1 – CESENA






Massimo Pulini e Gilberto Urbinati

Guido Cagnacci

La prima vita nella Romagna e nell’Emilia del Seicento


Guido Cagnacci, Maddalena penitente, (particolare), Ravenna, collezione privata


La fortuna del pittore Guido Cagnacci (Santarcangelo 1601 – Vienna 1663) è soprattutto legata alle tematiche più sensuali della pittura barocca, si distinse tra i suoi contemporanei per una rappresentazione del corpo e dei sentimenti che precorse un atteggiamento laico ed erotico affermatosi solo nei secoli successivi. La modernità di pensiero e le sensibili qualità di stesura epidermica Cagnacci le coltivò nel corso della sua formazione in Romagna e in Emilia, ma certe libertà di costumi le riuscì ad esprimere solo fuori dallo Stato della Chiesa, nei porti franchi di Venezia e di Vienna, in territori nei quali le maglie dell’inquisizione si mostravano ben più aperte.

Si può affermare che l’esistenza e il genio artistico di Guido Cagnacci si separino in due parti, due vite nettamente divise che si fronteggiano e che in qualche misura risultano complementari. La prima lo vede raffinato ma irrequieto interprete dei temi sacri, della spiritualità più profonda ed estrema, ma lasciata la patria e appena messo piede in laguna l’artista divenne elegante interprete del più licenzioso gusto internazionale.

Il nuovo libro monografico dispone di una grande opportunità, quella di ritrovare gran parte delle opere della formazione e della prima maturità ancora nei loro siti originali. I due autori (Massimo Pulini per la parte testuale e Gilberto Urbinati per quella delle immagini) hanno dunque deciso di effettuare una nuova e rigorosa campagna fotografica di tutte le opere esistenti nelle patrie giovanili del pittore. Le riprese ad alta definizione delle tele marchigiane, romagnole e emiliane hanno permesso di raccogliere scorci e dettagli tra i più suggestivi e intensi di quella produzione sacra di Guido Cagnacci. La scelta editoriale dedica cento pagine intere a questa carrellata di particolari, che nel loro insieme permettono di trasformare la percezione che si aveva del grande artista romagnolo.  

La ricerca sul campo e varie nuove scoperte, ma anche le diverse interpretazioni iconografiche di opere note e la rilettura di documenti biografici permettono ora di vedere la figura di Cagnacci sotto una luce inedita. Assieme allo spirito di indipendenza che lo ha sempre caratterizzato, il vasto lavoro di indagine contenuto nel libro restituisce anche stringenti e inaspettate relazioni con altre personalità del mondo artistico entro la prima metà del Seicento, come il sodalizio emerso col pittore romano Andrea Sacchi, fautore di una accezione rarefatta e filosofica del barocco.

Guido Cagnacci, anche senza aver rivestito ruoli di potere o senza aver lasciato eredi, si attesta come una delle più geniali personalità artistiche di un intero secolo. 

venerdì 21 novembre 2025

Il fuoco dentro: adolescenti e vita emotiva

Carissimi,
siamo felici di potervi invitare a questa serata a cui seguiranno poi un corso online articolato in una serie di webinar ed un World caffè conclusivo ad aprile.

Il tutto nasce dall’ultima ricerca dell’Osservatorio Giovani dell’Università Cattolica di Milano che ci era stato presentato in un convegno nazionale ad aprile e che ci è subito parso interessante non solo per il mondo della scuola e dell'educazione, ma per chiunque, avendo a cuore i ragazzi, abbia a cuore il futuro.
Alleghiamo l'invito alla serata del 28 e la locandina con il programma del corso.

Vi aspettiamo il 28 novembre!


Paola, Antonio, Lydia, Silvana, Giuseppe, Franz. Simona, Mauro, Cinzia e don Guido.


mercoledì 19 novembre 2025

Un libraio rivoluzionario



A Milano s’aggirava nell’età del Risorgimento un libraio sovversivo. Si chiamava Levino Robecchi. Aveva una libreria in via dei Meneghini, n. 37. Non era un semplice libraio, ma faceva il rivoluzionario di professione. Era un intellettuale. La sua libreria fungeva un po’ da caffè letterario, da salon dedicato tutto alla cultura, se non da osteria da scapigliati, ove la sera si sbronzavano e finiva tutto a taralli di Lula e vino. Levino proteggeva i patrioti. Là dentro sussisteva una vera e propria scuola dedicata al patriottismo. Circolavano liberamente idee, libri, soprattutto quelli proibiti allora dal governo austriaco, come i testi di Ferrari, di Franchi, di Gioberti, di Mazzini, di Galluppi, di Orsini, di Mazzini, di Rosmini. Durante il Risorgimento in Italia c’è stato un forte risveglio culturale. L’inquisizione laica non dormiva. Levino ha salvato molti dalla sicura condanna, dalla morte, dalle “Mie Prigioni”, dallo Spielberg, la Bastiglia degli Asburgo. Tanti giovani, con documenti falsi, appositamente preparati nella sua cantinetta, ove nascondeva torchi e gestiva una piccola stamperia clandestina, varcavano le soglie del Ticino, allora confine di Stato, per chiedere rifugio nel Regno di Sardegna, o in Svizzera. Levino non era un semplice commerciante, ma un apostolo del Risorgimento. Aveva una grande fede in Dio, nel Popolo e venerava Giuseppe Mazzini. In quella Milano risorgimentale fermentavano tutti i prelibati vini della rivoluzione e della liberazione: il federalismo di Cattaneo, il democraticismo di Mazzini, il neoguelfismo di Gioberti, il neoghibellinismo di Giusti. Levino credeva fortemente in quei valori, che per lui, come per tanti altri, risultavano non negoziabili. Essere un patriota non è una cosa da poco, implica un impegno sociale e morale non indifferente. E poi, a quei tempi, si rischiava la vita. Levino si faceva promotore dei periodici mazziniani che erano illegali, come “Pensiero e Azione”. Come scriveva Pellico nei suoi “Quaderni del carcere”: «Non v’è buon patriota, se non l’uomo virtuoso, l’uomo che sente ed ama tutti i suoi doveri e si fa studio di seguirli. Il buon patriota non si confonde né con l’adulatore dei potenti, né con l’odiatore maligno di ogni autorità. Essere servile ed essere irriverente sono di pari eccesso». Il Quarantotto, epilogo della rivoluzione europea, aveva visto Milano scendere in piazza e celebrare le sue eroiche cinque giornate. Quando il Popolo si muove nulla regge! È come un fiume in piena! Radetzky con la sua gloriosa “marcia” si ritira nel quadrilatero. Da allora non è mai più successa una rivoluzione così grandiosa. Ma la sua eco risuona nei secoli. Ancora si dice: – È successo un quarantotto! In quelle leggendarie giornate, Levino aveva preso tutti i suoi libri e li aveva dati ai popolani per ergere le fatidiche barricate. Purtroppo qualche delatore c’è sempre. La prima domenica di quaresima del 1858, Levino Robecchi venne arrestato dalla polizia per cospirazione contro lo Stato. I suoi amici l’avevano avvertito. Egli aveva fatto sparire tutte le carte compromettenti. Fu interrogato dal terribile consigliere Fluck, devoto di Franz Joseph. In un processo staliniano, si cercò invano di far parlare il povero libraio, di rivelare tutti i nomi dei cospiratori, dei frequentatori della libreria Robecchi. Ma Levino non parlò. Si morse la lingua come Zenone, pur di non tradire i suoi amici. Un kafkiano interrogatorio lo tenne sveglio per una notte intera; poi venne gettato nelle secrete di San Vittore. Torturato, schiaffeggiato, venne liberato solo dopo l’Unità. La sua libreria fu chiusa. Tutti piangevano, passando per via dei Meneghini. Mancava quel Socrate che punzecchiava i passanti e li invitava alla lettura e alla cultura, quella vera.Io amo Italia, la mia sposa. Non la tradirò giammai.

Ripeteva agli inquisitori. Alcuni amici carcerieri di buon cuore volevano farlo fuggire, proprio come Socrate, ma egli preferì restare in carcere. Morire, pur di non tradire la mia amata Italia!

Di fronte a questa fede così incrollabile anche l’indefesso consigliere Fluck, colui che aveva fatto arrestare gli inquisiti di Mantova nel 1852 e 1853, si sentiva smarrito. Erano fedi diverse. Egli credeva ancora nell’Impero, Levino nella Patria. Se l’Impero si fosse evoluto verso una struttura federalista, non sarebbe stato travolto dalla Grande Guerra, insieme a tutte le dinastie d’Europa: Asburgo, Romanov, Sultani, Hohenzollern. Intanto il poema risorgimentale volgeva alla fine e cominciava la prosa. Cavour aveva intavolato trattati con Napoleone III, l’uomo più potente d’Europa. Venne la Seconda Guerra d’Indipendenza, l’impresa dei Mille, la fatidica Unità. Dopo l’Unità, Levino venne liberato. Riaprì la sua libreria. Fondò anche una tipografia e stampò tutte quelle opere che erano state proibite innanzi, tra cui gli scritti di Mazzini. Cavour morì all’indomani dell’Unità. E quante gliene avevano cantate il Mazzini e il Garibaldi! L’eroe dei due mondi lo accusava di aver venduto Savoia e soprattutto Nizza, sua città natia. Mazzini di aver mandato al macello tanti giovani in Crimea per ingraziarsi il nuovo Napoleone, peggio del vecchio! «Una prostituzione con il carnefice della Repubblica Romana»! Gli aveva scritto:

– Millantatore di concetti emancipatori, tradite deliberatamente l’Italia, ripetendo la parte di Ludovico il Moro, chiamando tirannide straniera al di qua delle Alpi!

Levino non smise mai di esercitare la sua attività educatrice. Ma più che un libraio, diremmo, con un termine più appropriato, anche se neologico, è stato un “librista”. C’è infatti differenza tra “giornalaio” e “giornalista”. Era molto umano. Raccontava che dopo le Cinque Giornate i milanesi scoprirono il capo della polizia nascosto in un abbaino e volevano giustiziarlo. Andarono a chiedere allora a Cattaneo, che rispose:

– Se lo ammazzate fate una cosa giusta. Se non lo ammazzate fate una cosa santa!

E non gli torsero neppure un capello.






lunedì 10 novembre 2025

Dedicazione piazzetta ad Aristide Perilli 19 nov 2025 a Rimini

 


Aristide Perilli, nato a Rimini il 25 dicembre 1840 e morto il 21 maggio 1892, è stato un ardente patriota che combattè con Giuseppe Garibaldi le battaglie per l’Indipendenza e l’Unità d’Italia. Partecipò alla spedizione dei Mille e nella battaglia del Volturno avvenuta dal 26 settembre al 2 ottobre 1860, rimase gravemente ferito. Partecipò anche alla terza guerra d’Indipendenza del 1866. Il mio bisnonno che lavorava alle dipendenze del Principe Torlonia di San Mauro Pascoli, non era ancora ventenne quando decise di seguire come volontario Giuseppe Garibaldi e si distinse con onore combattendo valorosamente per l'Unità d'Italia.

Per fare memoria delle sue coraggiose gesta da garibaldino ed anche per l’integrità ed operosità con le quali visse da cittadino riminese, l’Amministrazione Comunale ha deciso di dedicargli, con una cerimonia pubblica che avrà luogo mercoledì 19 novembre 2025 alle ore 16:00, la piazzetta Gaiana situata nelle vicinanze dell’Arco d’Augusto.

Ardea Montebelli

mercoledì 5 novembre 2025

Concorso Tu io e i mondi posssibili per racconti entro i 13.00 caratteri scadenza 1° marzo 2026

Scarica il bando con la scheda di partecipazione qui




Il concorso è aperto a tutti i narratori in lingua italiana. Sono previste due categorie di premiazione:

UNDER 15 / ADULTI

L’opera, una per autore, inedita e mai premiata, dovrà avere una lunghezza massima non superiore a 13.000 caratteri spazi inclusi e dovrà essere inviata, come allegato in formato DOC, ODT o PDF, all’indirizzo di posta elettronica:

premioletterario@parrocchiecasale.it

Nello stesso invio si dovrà allegare inoltre, i dati richiesti nella scheda di partecipazione e, solo nel caso della partecipazione alla categoria adulti e con età superiore ai 19 anni, copia della ricevuta dell’avvenuto pagamento della quota di partecipazione di 10 Euro per “Contributo alla Segreteria”, da versare tramite bonifico bancario c/o CENTROMARCA BANCA Credito Cooperativo di Treviso e Venezia - cod. IBAN: IT45K0874962100000000504664, intestato a:

Parrocchia di Santa Maria Assunta, Piazza All’Arma dei Carabinieri, 9 - 31032 Casale sul Sile - Treviso. L’opera dovrà pervenire entro e non oltre il DOMENICA 1 MARZO 2026.

PER LA CATEGORIA UNDER 15 E PER TUTTI I PARTECIPANTI CON ETÀ INFERIORE AI 19 ANNI COMPIUTI ALLA DATA DI PUBBLICA- ZIONE DEL PRESENTE BANDO, LA PARTECIPAZIONE È GRATUITA.

Non saranno premiate opere fuori tema, o che superino la lunghezza su citata. Non si accettano testi manoscritti.
Il Comitato organizzatore si riserva i diritti di pubblicazione delle opere pervenute. Il giudizio della Commissione Giudicatrice è insindacabile. Gli autori premiati e segnalati riceveranno tempestiva comunicazione.

La premiazione avrà luogo nel pomeriggio di

DOMENICA 17 MAGGIO 2026

presso l’Auditorium del Comune di Casale sul Sile
I racconti PREMIATI e SEGNALATI saranno raccolti in una an-

tologia e consegnata a tutti i partecipanti presenti alla premiazione. In caso di impossibilità, i partecipanti potranno chiedere copia dell’antologia telefonando al n. 3337974267.
La partecipazione al concorso implica l’accettazione incondizionata delle norme del presente bando; la mancata osservanza delle medesime costituisce motivo di esclusione dal Concorso stesso.

GARANZIA di RISERVATEZZA Il trattamento dei dati personali avverrà nel rispetto di quanto stabilito dal D.Lgs. 196/2003 e successive modifiche e integrazioni. La cancellazione dei dati potrà essere richiesta in ogni mo- mento inviando una e-mail all’indirizzo: gpfcasale@parrocchiecasale.it

P R E M I - CATEGORIA UNDER 15

1° classificato - DIPLOMA, PENNA in VETRO di Murano prodotto dalla Fonderia Artistica Bortoletti di Marcon (VE)

(pezzi unici)

PREMIO SPECIALE alla SCUOLA FREQUENTATA dallo STUDENTE

SCHEDA DI PARTECIPAZIONE

Premio Letterario Tu, io e i mondi possibili - XIV ed.

per un racconto sul tema

2° classificato 3° classificato

BUONO SPESA di 150 euro spendibile per acquisti on-line di libri e/o materiale didattico.

- DIPLOMA, PENNA in VETRO di Murano prodotto dalla Fonderia Artistica Bortoletti di Marcon (VE) (pezzi unici)

- DIPLOMA, PENNA in VETRO di Murano prodotto dalla Fonderia Artistica Bortoletti di Marcon (VE) (pezzi unici)


P R E M I - CATEGORIA ADULTI


1° classificato 2° classificato 3° classificato

- DIPLOMA, WEEKEND per due persone in località a scelta tra le varie proposte.
PENNA in VETRO di Murano prodotto dalla Fonderia Artistica Bortoletti di Marcon (VE) (pezzi unici)

- DIPLOMA e BUONO SPESA di 200 euro spendibile presso la Cooperativa “G. Toniolo”.
PENNA in VETRO di Murano prodotto dalla Fonderia Artistica Bortoletti di Marcon (VE) (pezzi unici)

- DIPLOMA e BUONO SPESA di 150 euro spendibile presso la Cooperativa “G. Toniolo”.
PENNA in VETRO di Murano prodotto dalla Fonderia Artistica Bortoletti di Marcon (VE) (pezzi unici)


PREMIO SPECIALE STELLA (per entrambe le Categorie, attribuito a un racconto tanto grande nel concetto quanto semplice nella forma) DIPLOMA e BUONO di 100 euro spendibile presso la Cooperativa “G. Toniolo”.

TUTTI i RACCONTI SEGNALATI riceveranno DIPLOMA e PREMIO di RAPPRESENTANZA. Nella cerimonia di premiazione tutti i partecipanti riceveranno l’ATTESTATO DI PARTECIPAZIONE.

Casale sul Sile, 4 novembre 2025 Il Presidente del Comitato Organizzatore

Don Daniele Michieli Segr. organizzativa GRUPPO PARROCCHIALE FESTEGGIAMENTI

Piazza all’Arma dei Carabinieri, 12 31032 - Casale sul Sile tel. 3337974267 | gpfcasale@parrocchiecasale.it | www.gpfcasalesulsile.it


DICHIARAZIONE

Dichiaro che l’opera presentata è inedita e da me composta.

(Di eventuali plagi o dichiarazioni mendaci risponderanno diretta- mente gli Autori).

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Firma