Nel 2022, dopo svariate scritture e riscritture, ho messo insieme alcuni racconti che mi sembravano avere un certo filo conduttore, e che si sono aggiudicati il secondo posto all'annuale concorso “Narrapoetando” di Fara Editore – a cui va ancora il mio ringraziamento –, permettendone infine la pubblicazione, con il titolo La promessa di vita nel tuo cuore.
Sono convinto che scrivere sia sostanzialmente sinonimo di scoprire: chi scrive si rimette sempre in partenza. E questa è proprio la storia, indubbiamente autobiografica, di qualcuno che, per farlo, prende la penna e comincia da un punto qualsiasi a raccontare. Il protagonista dei quattro racconti si trova infatti in un momento esistenziale in cui ha perso di vista ogni tipo di riferimento esteriore – essendosi smarrito in un'estenuante ricerca di se stesso – finendo per appendersi nel quotidiano a ciò che può: a un ricordo importante, a un'ossessione o un vecchio incubo di cui liberarsi, un avvenimento curioso o un dettaglio poetico durante la giornata; o il verso di una canzone, come quello che dà il titolo all’intero libro, preso dalla celebre Aguas de março di Tom Jobim.
Tutto va bene, purché possa raccontarlo, e raccontarlo in un certo modo. Si potrebbe dire la vicenda di un naufragio, di resistenza attraverso la scrittura, l’annotazione dei propri pensieri, per tenersi aperti ad una novità, una impercettibile speranza, nella convinzione che, come nel processo della scrittura, il frutto della propria passione non è visibile, ancora, ma sarà.
In effetti, leggendo le parole di quella canzone brasiliana, citata poco fa, si può intuire la preoccupazione che ossessiona il protagonista dei racconti: che in fondo, questo che passa, non sia che "soltanto un altro giorno" – non a caso, il quarto racconto si intitola “Senza prenderci mai” – in cui il nostro contributo si riduce alle cose banali, di poco conto.
Fino a quando, per un caso o comunque inaspettatamente, non capita che venga a trovarlo un fine settimana qualsiasi, nel mezzo di questo suo lungo delirio letterario, un vecchio amico – incontro col quale appunto si chiude il libro, simbolo della possibilità di un nuovo inizio. Tale sembra essere la sua conquista, la novità, tutt’altro che nuova: la semplicità dell’amicizia.
Se da un lato allora finzione e realtà si fondono nel racconto, l’autore è partito da un presupposto che già anni fa faceva notare un grande scrittore, che vale la pena di citare per intero:
“Questa nozione - del resto alquanto diffusa - per la quale esiste una differenza di natura tra, da una parte, le opere d'immaginazione, e dall'altra, le relazioni di fatti ed eventi, riflette una grande ingenuità. Ad una certa profondita o ad un certo livello di qualita, tutti gli scritti tendono ad essere creazioni letterarie, dacche essi emanano da una fonte comune: la poesia.”
Per questo, in esergo, il verso rubato da una splendida poesia di Mario Luzi.
A proposito di scrittura, chiuderei con un breve passo dal terzo racconto, che si svolge proprio nella città di Torino, sulle tracce di una vecchia insegnante di latino e greco e del Gattopardo di Tomasi di Lampedusa:
"Questo movimento mette in moto tutto noi stessi, il cuore e la testa, la nostra intera vita sulla punta della penna. L’esperienza è talmente travolgente, che non se ne può che uscire mortificati, più consapevoli dei propri limiti. Questo si continua a fare: mettersi davanti alla pagina e sentire presente la propria insufficienza, la propria mancanza. E continuare a volere per sé la parte più piccola, secondo l’esperienza. E tornare a combattere sulla pagina. E via di seguito." (Da La promessa di vita nel tuo cuore, p. 41)
(Alessandro Burrone, Discorso di presentazione per la selezione al Premio Letterario Massarosa 2024. In copertina, fotografia di Elisabetta Mazzucco. Link: www.faraeditore.it/html/narrabilando/Promessadivita.html)
Nessun commento:
Posta un commento