Germana Duca, Tutto compreso, peQuod, Ancona 2023
recensione di Anna Maria Tamburini
Il libro di Germana Duca, Tutto compreso, si presenta come una raccolta antologica di racconti che costituisce in realtà una sorta di romanzo autobiografico dove, esattamente come in poesia, in particolare nella sua poesia, anche i frammenti del vissuto personale sono paradigmatici dell’intero: i rituali dell’infanzia nella terra anconetana, anzi in quel lembo da cui l’autrice proviene, Posatora, di cui è rievocata la vicenda che ne ha dato il nome; ed episodi, sino all’oggi, legati al territorio di Urbino, luogo d’elezione in quanto sede dell’Università dove si è laureata, città del compagno di vita, città di residenza.
Nel mezzo trovano spazio esperienze più singolari, come la prova di lavoro occasionale, per occupare profittevolmente il tempo delle vacanze scolastiche di giovane universitaria nelle dieci giornate milanesi tristemente conclusesi in concomitanza con il dramma della strage di Piazza Fontana. E infine, ancora il paesaggio urbinate, la sua campagna, i volti incontrati, frequentati, amati; e intera, tutta la vita intorno, animale e vegetale.
Anche alle piante è riconosciuta un’anima, quasi umana… Anche le piante hanno una loro straordinaria sensibilità e una loro propria forma di comunicazione, che persino può assomigliarle alle creature del mondo animale. Su tutto vibra, infatti, la grazia somma dell’anima delle cose, che “parlano”; e quella sintonia profonda con l’anima di questa realtà, ancora a misura umana, profondamente umana, raccolta tra il terrazzo, il giardino, l’orto, i libri, il pc e anche la fotografia.
Lo sguardo, ammirato e pietoso sulle piccole creature che abitano gli spazi brevi di un microcosmo pullulante di colori, ronzii, silenziosi voli. Il racconto può dispiegarsi anche in terza persona: «Lia si divaga nel piccolo orto fotografando le cose più durevoli e quelle che presto spariranno. Con la macchinetta digitale, cerca di rubare tutta la vita possibile» (pp.51.54), tra fiori, verdure, erbe aromatiche insegue maggiolini e farfalle; poi a casa le riguarda più in grande dal monitor del pc, sino ad accorgersi, tra la meraviglia delle suggestioni di quel pieno di colori e profumi che sembrano investire – oltre i cinque sensi – anche gli antenati in cornice sulle mensole suscitando «tutto un brusio di radici contadine»…, sino ad accorgersi, con delusione, che la farfalla immortalata sull’oro scuro della grande calendula, una Pararge aegeria, ha un’ala tarpata; e sino ad accorgersi, pochi passi appena sul terrazzo, della presenza sul parapetto di un’ala in tutto corrispondente a quella mancante, stesso esemplare, identiche misure… È la categoria dell’attenzione che, in senso weiliano, dirige lo sguardo, anche quello interiore, capace di cogliere le misteriose corrispondenze nelle forme e negli accadimenti.
Un riso divertito, a posteriori, sui capitomboli dietro il bracco al guinzaglio – riottoso all’addestramento – nello scontro col più rissoso mastino. I racconti conquistano ogni genere di lettore e il libro si legge tutto d’un fiato…
Un’ironia bonaria sfocia a tratti nel gioco linguistico, ma la lingua stessa – compresi i racconti, tra gli ultimi inseriti nella raccolta, costruiti in forma dialogata nel dialetto urbinate – esprime una profondità del sentire che assume lo spessore del pensiero filosofico: «Siamo nomi. Siamo solo questo. Nomi scagliati verso l’infinito».
1 commento:
Care Germana Duca e Anna Maria Tamburini, visto che ricordate la strage di Piazza Fontana a Milano forse dovreste ricordare che in quel periodo degli anni di piombo venne impostata una vera e propria strategia della tensione per cui la strage in primo luogo viene attribuita agli anarchici Valpreda e Pinelli ed il 2° muore in circostanze NON ben chiarite precipitando da una finestra della Questura milanese nel corso di un interrogatorio. Il commissario Calabresi cui le sinistre attribuirono la responsabilità sarà poi ucciso in un agguato del 1972 e perciò si decide di abbandonare la pista anarchica e prevale l'ipotesi neofascista con l'incriminazione di Freda e Ventura. Molti NON sanno che esiste la figura del segretario giudiziale con compiti istruttorie e dibattimentali dei processi civili e penali oltre che nello svolgimento di attività di carattere amministrativo contabile, quali certificazioni, rilascio di copie, tenuta registri contabili che potrebbero rispondere ai casellari giudiziali nei quali ad archivio cara Sciarra e Buscema dovrebbe essere stato registrato che nel settembre-ottobre 1973 è stata delineata una linea di compromesso storico intesa fra socialisti, comunisti e CATTOLICI volta a costituire una maggioranza popolare che potesse impedire una INVOLUZIUONE AUTORITARIA che ora potrebbe essere affidata ad alcuni segretari giudiziali preparati su delitti di mafia e strategie economiche mafiose. Infatti si dovrebbe sapere che con la legge delega del 5 maggio 1999 n. 155 erano stati istituiti nuovi tribunali a Tivoli e Giugliano in Campania che ha provveduto alla revisione delle circolari e circondari dei tribunali di Milano, Roma, Napoli, Palermo e Torino con l'obiettivo di snellire l'attività giudiziaria di alcuni uffici onorari del tribunale cioè in materia penale di mafia NON dovrebbe essere affidato ai giudici onorari le funzioni di giudice per le indagini preliminari, nonchè la trattazione dei procedimenti diversi da quelli previsti dall'artt. 550 del codice di procedura penale per procedimenti davanti al tribunale in composizione MONOCRATICA e fra le 8 corti dei tribunali militari esistono quelle delle acque o suolo inquinati (ah però!) e questo potrebbe significare nelle terre dei fuochi una ulteriore multa di in proposta 10.000 euro per errato smaltimento di rifiuti tossici o pratiche mafiose al riguardo e ciò potrebbe significare con l'applicazione della deduzione fiscale corrispondente al 19% = 1.900 euro lordi peer il segretario giudiziale esperto in materia da cui in proposta si detraggono inizialmente per fase di apprendimento ed affiancamento del mestiere lo scorporo del 2% di interesse al mese in cumulo di fondo capitale e cioè 38 euro X 12 = 456 da togliere a 1.900 = 1.444 di paga effettiva mentre 456 X 5 anni di cumulo = 2.280 - 1.444 = 836 che possiamo rilanciare X 2% di interesse = 16,72 X 12 mesi X 5 anni = 1.003,20 di una pensione X 7 volte 5 = 7.022,40 X 2% di interesse = 140,45 che si capitalizzano = 7.162,85/5 anni = 1.432,57 con una perdita per inflazione e recessione rispetto ai 1.444 di = 11,43 che si possono ulteriormente accumulare e rilanciare e questa è la mia proposta che spero venga accolta. CIAO grazie per lo spazio concessomi.
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