VITA DA EDITRICE. Sono particolarmente emozionata di potermi presentarmi a voi nella mia nuova veste di collaboratrice di un editore che scrive ed agisce attraverso la sua illuminazione ed ispirazione senza la quale niente sarebbe cominciato. Fin da bambina ho imparato che esistevo grazie ad un Dio che mi aveva creata e voluta nel suo seno, ma poi crescendo ho capito che esserci significa avere dei doveri e delle responsabilità importanti di come ci comportiamo o di come ci atteggiamo con gli altri e così mi sono sentita coinvolta in una situazione circolare e quindi ho capito di fare parte del gioco della roulette, dove la ruota che gira e che fa girare la pallina bianca ti può a volte fare vincere ed altre farti perdere e ciò creava in me una lucida angoscia e ha creato in me, partecipe del lavoro di una Comunità terapeutica contro le dipendenze da sostanze stupefacenti, da alcol,. da gioco d'azzardo e da gelosie compulsive, ha creato in me una particolare tensione irriducibile fra il "per sé" e la realtà umana che mi circondava dell'"in-sé". Dopo un po' di tempo che vivevo questa esperienza di editrice socio-inclusiva dei perdenti mi sono resa conto che esiste una realtà massiccia ed opaca, nei confronti della quale il "per sé" è celato ed è portatore del nulla e del senso del vuoto interiore per cui bisognava creare un progetto fondamentale che potesse caratterizzare la creazione di una casa editrice terapeutica che in un certo senso riuscisse a conciliare il "per sé" e il "in-sé" in modo che venisse fuori la parte buona della coscienza. Per questo motivo dovevo pensare che ci fosse davvero la possibilità di una resurrezione dell'umanismo e del soggettivismo nella migliore espansione di me stessa nel riuscire a traslare ad altri una profondità sempre da riscoprire di giorno in giorno e di momento in momento. La questione cardine di questa mia proposta era la delimitazione dell'analisi tra il nostro essere animale e la divinità che è sempre incerto tra l'evidenza e la mera apparenza, tra il manifesto e la restrizione, tra la parsimonia e la generosità di intenti. Queste incertezze generano conflitti che non vengono risolti nemmeno dalla logica dei ragionamenti, e vengono solo in parte risolte dalle regole. Ci vogliono le attitudini di unificazione del saper sentire e della memoria ed anche buone capacità intellettive di cogliere la forma universale nel particolare per diventare editrice terapeutica perchè nelle Comunità terapeutiche occorrono molte riflessioni intorno a casi simili per generare un unico giudizio sul da farsi e per dare valore alle esperienze vissute sia dentro che fuori specialmente in determinati frangenti dove ci deve essere condivisione degli spazi come accade ora nel post-alluvione e dove ci deve essere l'etica del rispetto e della gestione del tempo. La questione quindi sorge su quanto dell'atto conoscitivo possa influire nel concertto ricettivo sensibile delle persone che vivono all'interno delle Comunitàò terapeutiche e di quanto invece derivi a salvare il salvabile dalla attività dei farmaci e delle interazioni psicoanalitiche degli operatori addetti alla tutela e alla sorveglianza dei pazienti in cura. In prima istanza ci si basa su impressioni e sensazioni dei contenuti offerti dagli stessi pazienti che sono sottoposti a terapia, e poi si scremano quegli elementi scientifici come analisi del sangue, e diagnostiche che occorrano a livello documentale a stabilire meglio il da farsi ed inoltre si sondano durante il percorso terapeutico le personalità degli individui per verificare se sono in grado o meno di potere essere autonomi ed indipendenti dal punto di vista gestionale dell'igiene, del decoro e della relazione corretta e tranquilla con gli altri ospiti del centro terapeutico, altrimenti i pazienti più aggressivi o più ribelli inizialmente si isolano dagli altri per evitare duri conflitti fra le relazioni fra psicoterapeuta e paziente all'interno delle Comunità terapeutiche sta nel conciliare fra di loro vari momenti della giornata in modo paziente e costante perchè tutti si impari ad andare d'accordo e a convivere senza screzi e poi si deve trovare il modo di creare delle inclinazioni associative fra i vari membri includendovi anche quelle razionali dell'acculturazione per posizioni intermedie di compromesso fra le parti. Il nesso esperienza e ragione oggi è divenuto sempre più complesso per l'affermarsi del criterio evoluzionistico dell'innovazione a cui certi individui fanno fatica ad adeguarsi in quanto si fronteggiano fra di loro lo spirito religioso e quello della libido che possono rimanere entrambi insoddisfatti fino a giungere al totale oblio. Si affaccia così l'ipotesi dell'appello all'intersoggettività di principio sia delle operazioni empiriche sia per quelle razionali e spirituali in un modello elastico per una dilatazione dell'artificiale sul naturale per poterlo dirigere a vantaggio dell'uomo senza però usare tecniche troppo invasive o soppressive della natura nella sua bellezza. Lo straordinario di oggi è che riesco a reinventarmi come editrice psicoterapeutica dove non riduco mai l'istituzione ad un momento puramente esteriore di richiamo alle regole e all'autorità di tutela degli equilibri, ma la trasformo in un valore da elaborare dentro l'anima per farlo diventare un sentimento di dipendenza creaturale che ci riguarda incondizionatamente e di cui noi non siamo altro che un archetipo divino che sa espandere l'amore nonostante tutto anche nel casino.
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