Close, un film potente; un film sull’amicizia, che si spezza, come solo i ragazzini sanno fare. Un film poetico, che ha tanta poesia, in particolare, nella fotografia attinta, sembra, dai quadri impressionisti di Monet e di Degas. I primi piani, bellissimi, escono fuori dalle cornici. Un film quasi senza parole, poche, per dire e non dire. Ci sono tanti occhi, sguardi, profondi e incantati. A metà del racconto, poi, il cuore inizia a batte più forte. Ed ecco, emozioni e lacrime. Gli ambienti, interni ed esterni, sono come i capitoli di un libro letto lentamente. Quando uno dei due protagonisti… l’altro soffre perché non capisce, non può capire, e non si dà pace. Anche altri non capiscono, e non capiscono perché ci sono sentimenti che si vivono, consumano e basta. Quando questi vengono meno, il sonno se ne va e le giornate non scorrono più come un tempo. Un film che fa riflettere sull’importanza dell’amore al mattino della vita, sopraffatto dalla morte e dal dolore inevitabili, da rito di passaggio. Il tutto fluisce immerso in mille e mille colori. Improvvisamente, un’interruzione, un senso di colpa opprimente, un abbraccio petto a petto, uno sguardo azzurro, grande grande, che si volge verso lo spettatore che, col fiato sospeso, attende… Close è un film da vedere e rivedere, perché la poesia che fa da tela, fotogramma dopo fotogramma, disvela, come per magia, quelle essenze della vita che, essendo molto balsamiche, si respirano a pieni polmoni correndo per campi e strade nel tentativo, che qualche volta riesce e altre no, di non respingere nulla di quel che s’incontra dall’alba al tramonto. E per questo, Leò ci guarda e ci dice: Andiamo!
Nessun commento:
Posta un commento