lunedì 8 febbraio 2021

Un maestro che dischiude mondi inattesi

ONDINOTTE Fiabe per adulti mai stati bambini

di Roberto Morpurgo, Fara Editore

recensione di Gian Ruggero Manzoni



Laureato in filosofia, Roberto Morpurgo, poeta, regista, commediografo e aforista, ha pubblicato fra l’altro “Pregiudizi della libertà I”, “L’azzurro del mare”, “El Djablo” e “Pregiudizi della libertà I-II”. Ha diretto per la scena e per la radio i suoi atti unici “Tubor” e “L’Autoritratto”, editi poi in volume da Falsopiano nel 2013 e poi ripubblicati nel 2018 per gli stessi tipi in “Tre atti unici”. Al teatro Tordinona di Roma ha allestito e diretto le sue pièces “L’Isola” (2008), “Bogey” (2009), “L’Appello” (2010), “Pioggerellina nella stanza” (2011), “L’Intervista” (2012). Ha vinto il concorso “La vita in prosa 2012”, il Premio Città di Como nel 2015 e (ex aequo) il Premio Torino In Sintesi nel 2016. Nel 2018 ha realizzato per il Museo Tattile Omero di Ancona due spettacoli tratti da “L’Autoritratto”. Così ha detto l’autore di questo suo libro: “Ho scritto queste pagine per gioco, e le ho chiamate fiabe invece per dovere. Il sottotitolo mi apparve subito - non appena considerai il mio modo di procedere […] - parte organica del nome, come se uno dicesse per esempio John il Rosso, o Jack lo Squartatore”. Poi ecco una nota di Stefano Martello: “Preziose nella loro sintesi illuminante. Argute e commoventi come devono essere le fiabe” e una di Claudio Fraticelli: “Lo sforzo di dedicare agli adulti la fiaba diventa un’impresa titanica, tutta tesa ad aprire nuove dimensioni dove il simbolico non può evitare il confronto con la morale”. Le figure retoriche sono artifici linguistici, cioè strutture della lingua in cui le parole sono utilizzate in un modo diverso dal loro uso comune. In esse i significanti e i significati dei termini sono abbinati in modo inusuale proprio per sfruttare il livello figurato del linguaggio e dare alla comunicazione maggiore forza espressiva. Proprio per questo le figure retoriche non sono appannaggio esclusivo del linguaggio letterario o poetico, perché in realtà noi tutti, quando parliamo, possiamo aver bisogno di dare maggiore enfasi al nostro discorso per trasmettere significati che vanno al di là del semplice livello denotativo. Esse sono quindi molto frequenti anche nel parlare quotidiano, come strumenti ai quali facciamo ricorso, involontariamente o di proposito, per rafforzare la nostra comunicazione e veicolare in modo più efficace il nostro pensiero. Roberto Morpurgo è un maestro in questo, e ciò lo comprava l’essere in grado di creare immagini inattese, di arricchire descrizioni, di offrire una visione suggestiva della realtà, di aprire le porte del mondo interiore dei suoi personaggi.

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