giovedì 5 luglio 2018

La spada e la scimitarra

Note di lettura di Bianca Toni



La spada e la scimitarra, romanzo storico ambientato nell'epoca delle crociate, narra la vicenda di Amedeo, poeta e cavaliere cristiano, del mussulmano Salim e dell'ebrea Sara: compagni di viaggio nel deserto arido e ostile che nasconde però frammenti del paradiso terrestre, luoghi di incontro e riflessione teologica per i tre rappresentanti delle religioni abramitiche.
“Anche i vostri libri sacri, alla fine, si concretizzano in un’unica Parola: tutte le vostre storie, le storie delle persone che ho incontrato in questo mio lungo girovagare, mi hanno fatto capire che una cosa sola conta alla fine, chiamatela come volete: SHALOM, SALAM, PACE, Amore per l'Infinito e per il prossimo. È la sintesi che illumina tutta la nostra vita.”

interpretazione della copertina

  Intervista all'autore:

⬩ È evidente il parallelismo tra la realtà medioevale e quella contemporanea, la paura del diverso e di ciò che non si conosce è sempre la stessa: l’idea di questo libro le è venuta guardando semplicemente ciò che sta accadendo nel nostro paese o un evento in particolare (della sua vita oppure no) lo ha condizionato nella scelta di questo argomento?

Sono almeno trent'anni che questi pensieri mi ronzano in testa (dopo una bellissima intervista fatta a Padre Balducci) e finalmente sono riuscito  a metterli per iscritto a modo mio, cioè con un romanzo che non è un testo di religione, ma un invito alla riflessione per ogni persona di qualsiasi credo sia.

 Amedeo Benetti è il signore di Piovene, la sua città, il personaggio è frutto della sua immaginazione o si è ispirato a qualche figura storica di Piovene?

I Benetti erano dei signori di Piovene il nome di Amedeo invece l'ho inventato io.

 È stata sufficiente la conoscenza storica che aveva del suo paese o ha approfondito lo studio di Piovene o dell’epoca medioevale?

Conosco a fondo la storia del mio paese e tutto parte dal sacco subito da Piovene da parte del tiranno Ecelino da Romano degli Ezzelini (La fine della sua dinastia è storica come descritto nel libro) che purtroppo ha distrutto tutti i documenti storici di Piovene antecedenti al 1220.
Così come quando faccio riferimento alle colline dell'amore eterno sono quelle dove oggi sorgono i castelli dei Montecchi e Capuleti che hanno ispirato Shakespeare in Romeo e Giulietta. Le gallerie esistono veramente ed anche se mezze crollate e sono andati distrutti i tre castelli Manduca Pelluca e la Rocchetta.

 Il libro si apre con la distruzione della villa Benetti: “Le ruspe della modernità avanzavano per abbattere l’antica villa Benetti. I suoi grandi occhi lassù piangevano impotenti.” 
All’inizio credevo che non fosse mai esistita villa Benetti e che l’incipit del libro fosse da una parte un pretesto per avviare la storia e dall’altra fosse una denuncia a come l’Italia sta preservando e investendo sul proprio patrimonio e territorio o come lo ha fatto in passato. Poi però, cercando informazioni, ho scoperta che villa Benetti esisteva e che è stata abbattuta alla fine degli anni 50. Quindi perché ha inserito questo particolare della demolizione della villa Benetti? Si tratta in qualche modo di una denuncia sociale?

Purtroppo nel 1960 le Belle Arti praticamente non esistevano, altrimenti non avrebbero mai dato il permesso di abbatterla. Di fronte aveva un giardino fatto a labirinto sulla falsariga della villa della Malcontenta. Purtroppo l'ignoranza del tempo, il rapido trapasso dalla miseria al benessere della gente, ha generato questi danni.
Nei suoi sotterranei è stata effettivamente trovata una cassa con dei cimeli storici (ora finiti in vari musei) e della loro scoperta mi sono ispirato per iniziare il libro.

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