Al radioso Jiro Taniguchi
nei
quartieri lontani
Soltanto uno zefiro, un alito, e i fiori dei ciliegi, ovunque, volano
nell’aria azzurrina. Un passo lento, all’alba, non fa rumore sul sentiero. È il
viandante incantato. Il mondo ruota piano piano, una fantasmagoria, e i lunghi
capelli ondeggiano appena. I fiori bianchi lasciano scie dorate, fugaci, e profumo
di nettare. Il viandante fa un sospiro e il corpo diviene ancora più leggero. La
festa dei ciliegi ha scelto un giorno meraviglioso, limpido e pieno di fruscii,
musiche che carezzano. Il viandante bisbiglia dentro di sé a-ah! e, come nella storia a fumetti, incontra ai piedi d’un
ciliegio una ragazza conosciuta in qualche suo passato. La ragazza dice,
parlando dalle pagine di Jiro: “Sono
andata lontano… Mi sono trasferita prima che i fiori di ciliegio sbocciassero.
Perciò ho pensato di tornare a rivederli almeno quest’anno.”
Poi si distende supina,
come in un letto che vive, sulla terra morbida di petali, e aggiunge con voce
assonnata: “Quand’ero piccola facevo spesso così… e finivo per addormentarmi.”
Le
sue palpebre adesso sono abbassate, la bocca socchiusa, le braccia adagiate, leggermente
aperte lungo i fianchi. La testa dai bei capelli corvini sfiora in basso la
pelle dell’albero. Oltre i grandi rami, si vede il cielo.
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