«Come si sente un bambino di nove anni quando viene a sapere della sua condizione da un compagno di classe? Ecco, qui c’è il dramma, ma anche la soluzione. Il Segno grande. In effetti, nonostante questa epifania possa sembrare tragica, alla luce della fede rappresenta un momento importantissimo, che, anche se passa attraverso un coetaneo, mette chi recepisce questo segno in condizione di aspettare un Salvatore.» (Roberto Battestini)
«Un’avventura / attraversare le dure prove della solitudine / della pazzia / della paura. / Lenzuolo e sudario che ti abbraccerà / e ne sarai divorato. / Conosci le voci per invocare gli spiriti / ti risponderanno le litanie delle cicale e / il richiamo degli uccelli.» (David Aguzzi)
A dispetto dell’illusione del Solo, che crede cartesianamente di poter fondare da sé la propria soggettività, facendo tabula rasa di ogni cosa, l’essere è intriso di realtà, quella realtà che precede ogni soggetto; lo fonda; lo connota e lo rende forte fino a poter dire – con assurdità, ancor prima che con ingratitudine: – “Io mi sono fatto da solo”. Primo indice del paradosso, la lingua, segnata fino alla radice dei luoghi che la coltivano e la nutrono. Nulla di più opportuno, insomma, oggi – nella nostra epoca scientista – di una riflessione a più voci sulla parola e sul luogo, sul rapporto, sull’incontro, sul reciproco superamento. Il volume costituisce l’antologia dei contributi originali presentati alla kermesse irpina dello scorso marzo. Con la sapiente cura di Alessandro Ramberti.
A. Ramberti (a cura di), Il luogo della parola, ed. Fara, 2015.
Nessun commento:
Posta un commento