lunedì 24 novembre 2014

“La scrittura come la vita”: sul pensiero e la poetica di Caterina Camporesi

AA.VV. Letteratura… coni piedi a cura di A. Ramberti, FaraEditore, 2014
recensione di Vincenzo D’Alessio
 

Il vantaggio delle Antologie poetiche consiste nel panorama letterario composito, un caleidoscopio che mostra al lettore ogni volta una sequenza nuova degli eventi, le esistenze, le comuni passioni coinvolgenti. Nell’Antologia Letteratura… con i piedi scaturita dall’incontro dei tanti autori a Perugia nella primavera di quest’anno, guidati dall’Editore e curatore dell’opera Alessandro Ramberti, compare il contributo della poetessa  Caterina Camporesi recante il titolo: “La scrittura come la vita è un instancabile cammino” (pp. 23 ss.).

La poesia della Nostra ha trovato spazio in molteplici manifestazioni ed ha ricevuto critiche positive perché è capace di spaziare nelle tematiche più profonde della contemporaneità,  complice anche la sua attività di psicoterapeuta. La scrittura poetica intesa come viaggio accanto agli altri, conosciuti o sconosciuti, consapevole che “è un evento che coinvolge la dimensione del tempo più di quella dello spazio, pertanto asseconda lo spostamento e la fusione dei tempi”.

Le partiture poetiche prodotte negli anni hanno un inizio, un luogo conosciuto, che la Nostra indica con queste parole: “La scrittura ha bisogno di un grembo, deve essere concepita e potere crescere per essere pronta ad uscire fuori nel mondo per abitarlo.”  
La sensibilità si sposa alla ragione e nel lento labor limae  prova a recuperare il filo che consenta alla parola di trasmettere il paesaggio interiore della poeta agli occhi del lettore e all’umanità intera. Questo luogo ha, in Camporesi, una chiave di lettura raccolta in questi versi: “Ora che il tuo non riconoscermi / non mi prosciuga e pietrifica più; /  Ora che il tuo sentire appartiene a te / e il tuo desiderio devasta te. /  Ora: posso intravedere l’infinito / del mio sentire e l’incalzare del mio /  DESIDERIO.”

Il tempo scandito nella metafora “Ora” costituisce la poetica e il punto di partenza del viaggio nella Poesia di Camporesi. Viaggio meditato che raccoglierà nel 2013 un importante riconoscimento al Premio “Civetta di Minerva – Antonio Guerriero”, con sede a Summonte (AV), con la raccolta Dove il vero si coagula (Raffaelli, 2011), mentre il primo incontro con il pubblico avviene con la raccolta Poesie di una psicologa (Euroforum,1982). Un lungo tragitto alla scoperta del sé e dell’Infinito che lo abita e i nodi che l’esistenza pone. Una lenta lotta contro Kronos per attualizzare il significante della parola poetica, capace di adempiere al passaggio dall’ignoto del “desiderio” al divenire  lettere di un alfabeto comune.

Scandisce questo desiderio, la Nostra, nell’intervento che segue: “Lo stile dona la possibilità di costruire ponti di unione non solo nel caos dell’interiorità del soggetto, ma anche nella relazione tra l’io, il noi e il mondo”. In particolar modo il viaggio intrapreso dalla Camporesi crea un argine al fluire veloce del tempo umano, ricercando nel tempo poetico (quasi fosse un tempo opportuno contenuto in ogni essere vivente: kairos) il porto sepolto dove emergono le schiere dei poeti che l’hanno preceduta. Un viaggio instancabile nella memoria collettiva che non si perderà. I versi trasmettono l’esperienza di un singolo alla collettività e  animano le corde più profonde dell’Io , lontana dalla banalizzazione del linguaggio.

Leggiamo quest’altro contributo offerto al viaggio e ai viaggiatori presenti al convegno:  “Ho graffiato i brandelli del rifiuto / che con astuzia provocavo /  Ho provocato i brandelli dell’attenzione / che non si rivolgeva a me / Il deserto dell’indifferenza / mi faceva morire”. Il viaggio condiviso con il respiro alto della poesia, di fronte all’immane indifferenza di gran parte del genere umano. Camporesi invita il viaggiatore a portare con sé i fogli dell’accoglienza per mitigare il Tempo inesorabile dell’abbandono: “non quello che si dice / neppure quello che si fa /  – dispera quello che si è”. La coscienza del nostro essere simili nell’umanità e differenti nella coscienza del migrare.
Il colore del viaggio che promana dai versi di Caterina Camporesi è il blu: un blu caldo e avvolgente compagno lungo  il nostro breve cammino nel deserto degli uomini assetati di materialità, lungo le piste millenarie del tempo.

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