recensione di Vincenzo D’Alessio
Il vantaggio delle Antologie poetiche
consiste nel panorama letterario composito, un caleidoscopio che mostra al
lettore ogni volta una sequenza nuova degli eventi, le esistenze, le comuni
passioni coinvolgenti. Nell’Antologia Letteratura… con i piedi scaturita
dall’incontro dei tanti autori a Perugia nella primavera di quest’anno, guidati
dall’Editore e curatore dell’opera Alessandro Ramberti, compare il contributo
della poetessa Caterina Camporesi
recante il titolo: “La scrittura come la vita è un instancabile cammino”
(pp. 23 ss.).
La poesia della Nostra ha trovato
spazio in molteplici manifestazioni ed ha ricevuto critiche positive perché è
capace di spaziare nelle tematiche più profonde della contemporaneità, complice anche la sua attività di
psicoterapeuta. La scrittura poetica intesa come viaggio accanto agli altri,
conosciuti o sconosciuti, consapevole che “è un evento che coinvolge la
dimensione del tempo più di quella dello spazio, pertanto asseconda lo
spostamento e la fusione dei tempi”.
Le partiture poetiche prodotte negli
anni hanno un inizio, un luogo conosciuto, che la Nostra indica con queste
parole: “La scrittura ha bisogno di un grembo, deve essere concepita e potere
crescere per essere pronta ad uscire fuori nel mondo per abitarlo.”
La sensibilità si sposa alla ragione e
nel lento labor limae prova a
recuperare il filo che consenta alla parola di trasmettere il paesaggio
interiore della poeta agli occhi del lettore e all’umanità intera. Questo luogo
ha, in Camporesi, una chiave di lettura raccolta in questi versi: “Ora che il
tuo non riconoscermi / non mi prosciuga e pietrifica più; / Ora che il tuo sentire appartiene a te
/ e il tuo desiderio devasta te. /
Ora: posso intravedere l’infinito / del mio sentire e l’incalzare del
mio / DESIDERIO.”
Il tempo scandito nella metafora “Ora”
costituisce la poetica e il punto di partenza del viaggio nella Poesia di
Camporesi. Viaggio meditato che raccoglierà nel 2013 un importante
riconoscimento al Premio “Civetta di Minerva – Antonio Guerriero”, con sede a
Summonte (AV), con la raccolta Dove il vero si coagula (Raffaelli, 2011),
mentre il primo incontro con il pubblico avviene con la raccolta Poesie di
una psicologa (Euroforum,1982). Un lungo tragitto alla scoperta del sé e dell’Infinito
che lo abita e i nodi che l’esistenza pone. Una lenta lotta contro Kronos per
attualizzare il significante della parola poetica, capace di adempiere al
passaggio dall’ignoto del “desiderio” al divenire lettere di un alfabeto comune.
Scandisce questo desiderio, la Nostra,
nell’intervento che segue: “Lo stile dona la possibilità di costruire ponti di
unione non solo nel caos dell’interiorità del soggetto, ma anche nella
relazione tra l’io, il noi e il mondo”. In particolar modo il viaggio
intrapreso dalla Camporesi crea un argine al fluire veloce del tempo umano,
ricercando nel tempo poetico (quasi fosse un tempo opportuno contenuto in ogni
essere vivente: kairos) il porto sepolto dove emergono le schiere dei poeti che
l’hanno preceduta. Un viaggio
instancabile nella memoria collettiva che non si perderà. I versi trasmettono
l’esperienza di un singolo alla collettività e animano le corde più profonde dell’Io , lontana dalla banalizzazione
del linguaggio.
Leggiamo quest’altro contributo offerto
al viaggio e ai viaggiatori presenti al convegno: “Ho graffiato i brandelli del rifiuto / che con astuzia
provocavo / Ho provocato i
brandelli dell’attenzione / che non si rivolgeva a me / Il deserto dell’indifferenza
/ mi faceva morire”. Il viaggio condiviso con il respiro alto della poesia,
di fronte all’immane indifferenza di gran parte del genere umano. Camporesi
invita il viaggiatore a portare con sé i fogli dell’accoglienza per mitigare il
Tempo inesorabile dell’abbandono: “non quello che si dice / neppure quello
che si fa / – dispera quello che si
è”. La coscienza del nostro essere simili nell’umanità e differenti nella
coscienza del migrare.
Il colore del viaggio che promana dai
versi di Caterina Camporesi è il blu: un blu caldo e avvolgente compagno
lungo il nostro breve cammino nel
deserto degli uomini assetati di materialità, lungo le piste millenarie del
tempo.
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