VENTIDUE STORIELLE
DAVVERO SIBILLINE
Giambattista Bergamaschi
Storielle strastrane
Scrive
l'autore stesso, nella concisa introduzione a questa seconda sua
prova narrativa (dopo La
tromba di Miles,
GAM Edizioni, 2009):
Avrei
voluto intitolarle “Storielle surreali”, ma poi, dopo aver
riferito ai miei alunni (durante i consueti, canonici cinque minuti
di pausa tra una lezione e l’altra) l’episodio narrato in Au
feu rouge,
alle lusinghiere “letture critiche” gratuitamente elargite
(“Prof,
ma lo sa che questa storia è veramente STRASTRANA?”, “Certo che
a lei accade di tutto, ma proprio di tutto, prof…! Come fa?”)
ho pensato bene che quell’aggettivo qui reso a caratteri maiuscoli
sarebbe stato assai più adatto a definire le mie “fantasie”.
Quasi
un aneddoto, ma dal retrogusto sconfortante: da troppo tempo i nostri
ragazzi non sanno cosa sia una storia ben costruita, mentre avrebbero
un gran bisogno di sentirsene raccontare ogni tanto qualcuna, ad
iniziare da chi professa di volergli bene: genitori, educatori...
Quando
ciò fortuitamente accade, l’incredulo sbigottimento senza veli
esibito alla semplice narrazione di eventi neanche tanto eccezionali
la
dice lunga.
Appare
in
tal senso
intensa e toccante la semplice immaginina della piccola Anna (in
Milleri)
che, dopo aver pregato lo zio di raccontarle una delle sue storie,
suggestionata dalle sue parole “ovviamente
recepite nel puro e semplice loro senso letterale, improvvisò un
minisaggio delle proprie capacità coreutiche. Levò e roteò
plasticamente le braccine, mentre con l’intero corpicino simulava
di librarsi in punta di piedi, volteggiando da un capo all’altro
della stanza, totalmente rapita dalla propria stessa performance”.
Così
come può assumere tonalità
mitiche
persino un evento dai
più sottovalutato (Ultimo
giorno di scuola):
Disparvero
quasi tutti in due o tre minuti.
Non
i ragazzini di III A.
Quasi
un indomabile sortilegio li trattenesse irresistibilmente avvinti a
quel mitico punto dell’universo, più che mai indugiarono là
fuori, poco oltre il cancello.
Le
bici - quelle sì! - protese verso il grande mare aperto delle
infinite possibilità, prue di giovani navigli pronti a salpare, ma
nessuna di esse osò sciogliersi dall’amabile intrico.
Si
ritrovarono così, per una decina di minuti, immobili, a parlottare,
o anche soltanto zitti, semplicemente a guardarsi, a studiarsi
reciprocamente, benché ansiosi del futuro.
Un
entusiastico desiderio di andare, per finalmente assaporare iniziali
simulacri di adulta indipendenza, fors’anche di sfrenata
emancipazione, una nascente idea di libertà indiscutibilmente li
tendeva in avanti, con curiosità, con eccitazione.
Ma
un istinto indefinibile tenacemente li frenava, arpionandoli a quel
luogo, facendoli sentire - per qualche residuo istante, forse, prima
di glissare per sempre - ancora attesi, sicuri, protetti, amati …
Fu
il loro più tenero “grazie”… quel restare… senza voltarsi
indietro.
Ciò
che spontaneamente emerge alla lettura di Storielle
strastrane
(www.prosperoeditore.com)
è innanzitutto una speciale predisposizione a cogliere persino nel
dettaglio più banale e quotidiano tutti gli ingredienti necessari ad
avvincere il lettore in un racconto comunque rivelatore di mondi
invisibili.
Recita
la nota in quarta di copertina:
“Ventidue
narrazioni sibilline e ambigue almeno quanto gli Arcani Maggiori dei
Tarocchi.
Giocate
tra verità e finzione, verosimile e capriccio, dormiveglia e sogno,
apparenza e illusione, prosa e poesia, si muovono tutte tra il
tangibile e il simbolico, l’“autobiografico” e il fantastico,
dove il secondo è non di rado destinato a rivelarsi persino più
plausibile e vivo della realtà stessa, in un intrigante gioco di
specchi.”
Verissimo!
Giambattista
Bergamaschi,
nato a San Benedetto del Tronto nel 1954, insegna italiano, storia e
geografia presso scuola media statale, dove è anche Referente per
l’Orientamento e svariati progetti concernenti l’Educazione alla
Salute. Cura molteplici interessi, dalla narrazione alla ricerca
musicologica, dalla didattica della storia alla semiologia, dalla
pratica concertistica alla poesia. Suona la chitarra jazz e ha
pubblicato due propri CD, Sunny
e Spleen.
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