lunedì 23 settembre 2013

VENTIDUE STORIELLE DAVVERO SIBILLINE

Giambattista Bergamaschi
Storielle strastrane
Dal 14 ottobre 2013 su www.prosperoeditore.com


Scrive l'autore stesso, nella concisa introduzione a questa seconda sua prova narrativa (dopo La tromba di Miles, GAM Edizioni, 2009):

Avrei voluto intitolarle “Storielle surreali”, ma poi, dopo aver riferito ai miei alunni (durante i consueti, canonici cinque minuti di pausa tra una lezione e l’altra) l’episodio narrato in Au feu rouge, alle lusinghiere “letture critiche” gratuitamente elargite (“Prof, ma lo sa che questa storia è veramente STRASTRANA?”, “Certo che a lei accade di tutto, ma proprio di tutto, prof…! Come fa?”) ho pensato bene che quell’aggettivo qui reso a caratteri maiuscoli sarebbe stato assai più adatto a definire le mie “fantasie”.

Quasi un aneddoto, ma dal retrogusto sconfortante: da troppo tempo i nostri ragazzi non sanno cosa sia una storia ben costruita, mentre avrebbero un gran bisogno di sentirsene raccontare ogni tanto qualcuna, ad iniziare da chi professa di volergli bene: genitori, educatori...
Quando ciò fortuitamente accade, l’incredulo sbigottimento senza veli esibito alla semplice narrazione di eventi neanche tanto eccezionali la dice lunga.

Appare in tal senso intensa e toccante la semplice immaginina della piccola Anna (in Milleri) che, dopo aver pregato lo zio di raccontarle una delle sue storie, suggestionata dalle sue parole “ovviamente recepite nel puro e semplice loro senso letterale, improvvisò un minisaggio delle proprie capacità coreutiche. Levò e roteò plasticamente le braccine, mentre con l’intero corpicino simulava di librarsi in punta di piedi, volteggiando da un capo all’altro della stanza, totalmente rapita dalla propria stessa performance”.

Così come può assumere tonalità mitiche persino un evento dai più sottovalutato (Ultimo giorno di scuola):

Disparvero quasi tutti in due o tre minuti.
Non i ragazzini di III A.
Quasi un indomabile sortilegio li trattenesse irresistibilmente avvinti a quel mitico punto dell’universo, più che mai indugiarono là fuori, poco oltre il cancello.
Le bici - quelle sì! - protese verso il grande mare aperto delle infinite possibilità, prue di giovani navigli pronti a salpare, ma nessuna di esse osò sciogliersi dall’amabile intrico.
Si ritrovarono così, per una decina di minuti, immobili, a parlottare, o anche soltanto zitti, semplicemente a guardarsi, a studiarsi reciprocamente, benché ansiosi del futuro.
Un entusiastico desiderio di andare, per finalmente assaporare iniziali simulacri di adulta indipendenza, fors’anche di sfrenata emancipazione, una nascente idea di libertà indiscutibilmente li tendeva in avanti, con curiosità, con eccitazione.
Ma un istinto indefinibile tenacemente li frenava, arpionandoli a quel luogo, facendoli sentire - per qualche residuo istante, forse, prima di glissare per sempre - ancora attesi, sicuri, protetti, amati …
Fu il loro più tenero “grazie”… quel restare… senza voltarsi indietro.

Ciò che spontaneamente emerge alla lettura di Storielle strastrane (www.prosperoeditore.com) è innanzitutto una speciale predisposizione a cogliere persino nel dettaglio più banale e quotidiano tutti gli ingredienti necessari ad avvincere il lettore in un racconto comunque rivelatore di mondi invisibili.

Recita la nota in quarta di copertina:

Ventidue narrazioni sibilline e ambigue almeno quanto gli Arcani Maggiori dei Tarocchi.
Giocate tra verità e finzione, verosimile e capriccio, dormiveglia e sogno, apparenza e illusione, prosa e poesia, si muovono tutte tra il tangibile e il simbolico, l’“autobiografico” e il fantastico, dove il secondo è non di rado destinato a rivelarsi persino più plausibile e vivo della realtà stessa, in un intrigante gioco di specchi.

Verissimo!


Giambattista Bergamaschi, nato a San Benedetto del Tronto nel 1954, insegna italiano, storia e geografia presso scuola media statale, dove è anche Referente per l’Orientamento e svariati progetti concernenti l’Educazione alla Salute. Cura molteplici interessi, dalla narrazione alla ricerca musicologica, dalla didattica della storia alla semiologia, dalla pratica concertistica alla poesia. Suona la chitarra jazz e ha pubblicato due propri CD, Sunny e Spleen




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