lunedì 17 giugno 2013

Su ’Nci steva ‘na vota Gennarino Romei di Filomeno Moscati

Ed. Tuttovolume, 2013 


recensione di Vincenzo D'Alessio



Il volume uscito presso le edizioni “Tuttovolume” di Serino che reca il titolo ’Nci steva ‘na vota Gennarino Romei costituisce l’ultimo lavoro del prolifico autore Filomeno Moscati: storico, antropologo, ricercatore sul territorio, mosso dalla forte passione per la sua terra : Serino, in Irpinia.

Quest’ultimo lavoro ha però qualcosa di inusuale: costituisce la staffetta storica tra grandi atleti della memoria. Quasi duecento pagine per tramandare ai lettori contemporanei, e alla Storia stessa, l’autore Gennaro Romei, amichevolmente conosciuto con l’appellativo di “Gennarino”. L’illustre scomparso (nato il 31.10.1914 a Serino, deceduto ivi il 4.1.2001) è riuscito a raccogliere la gran parte della memoria orale della civiltà agropastorale che si è avvicendata lungo le rive del fiume Sabato, affluente del fiume Calore.

Il dialetto, le fiabe, i canti e i suoni, i riti magici, le tradizioni, i cibi,finanche i profumi, sono stati pazientemente salvati. Si è passati da una lunga tradizionale orale, perdurata intatta almeno per seicento anni, a testi minuziosamente scritti ricchi di immagini, aforismi, filastrocche, proverbi. Insomma Romei, da ottimo maestro di scuola elementare, ha fatto suo quanto Massimo D’Azeglio scriveva nella sua autobiografia: “formare gli italiani insegnando loro a rinnovarsi, a non rimanere gli italiani vecchi di prima, colle dappocaggini e le miserie morali che furono ab antico il loro retaggio, e cioè, a fare il proprio dovere anche se, il più delle volte, fastidioso, volgare e ignorato” (cfr. I miei ricordi).

Dopo dodici anni dalla scomparsa lo storico Filomeno Moscati, del quale l’opera più nota e la Storia di Serino (Ediz. Gutenberg, 2005), ha voluto raccogliere il testimone di questa staffetta trasumanando, nel senso di acquisire fino in fondo il senso dato ad una esistenza, l’intera passione poetica per la stessa terra madre, sposa e figlia, della quale Gennarino Romei era innamorato, marito e figlio. Leggendo le pagine di questo libro si rimane pervasi da un impeto di passione che avvolge ogni pagina. C’è la volontà di testimoniare la fatica di un lungo lavoro di ricerca, storico antropologico, realizzato nel breve cerchio di un’esistenza. E la volontà di far partire dall’interno di questo un altro concentrico che apra gli occhi al lettore attuale e alle generazioni future: continuare a tenere in vita la fiamma della memoria.

In tanti hanno scritto, tra questi Pier Paolo Pasolini, sulla lenta distruzione della Civiltà contadina da parte dell’industria del consumismo ad iniziare dal XIX secolo. Molti sono stati i testimoni, specialmente nel Meridione d’Italia, di questa abnorme distruzione. Tra questi annoveriamo Gennarino Romei e l’estensore di questo libro, Filomeno Moscati, anch’egli a sua volta testimone senza timori delle stesse vicende che ha voluto sospendere nel firmamento degli storici la stella di Romei con l’espressione  ‘Nci steva ‘na vota (dialetto irpino), che è l’incipit di tutte le favole a partire dalla civiltà greca a quelle dei nostri giorni: “C’era una volta”. Un luogo imprecisato, senza tempo né spazio, l’eternità del racconto per tutti gli esseri umani.

Il Gruppo Culturale “Francesco Guarini”, testimone cosciente di questa  “Rivoluzione Meridionale” che si sta riappropriando dell’ancestrale memoria contadina, di una terra colonizzata da troppi lupi vestiti da imprenditori, ha onorato il dottore Filomeno Moscati con una pergamena che lo inserisce di diritto nelle file dei suoi Soci Onorari, vere fiaccole di Civiltà.

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