La sala gremita da un folto pubblico di
studiosi, giornalisti, fedeli delle valli intorno al Pizzo San Michele, era
illuminata dalla presenza della stupenda statuetta dell’Arcangelo, in argento,
guardata a vista dal locale
Comitato di San Michele Arcangelo. Dopo i saluti del sindaco Franco Gismondi,
dell’assessore alla Cultura Antonio Conforti, dell’arcivescovo mons. Luigi
Moretti, del parroco della
comunità calvanicese don Pasquale
Mastrangelo, dell’onorevole Tino Iannuzzi e del Presidente della Pro Loco
Raffaele Amoro, ha preso la parola il professore Giorgio Otranto,
dell’Università di Bari, fondatore dell’Associazione Internazionale Ricerche
sui Santuari, che ha illustrato le finalità del primo convegno a Calvanico e
l’importanza dei documenti inediti che la terra delle province di Salerno e
Avellino conservano nei monumenti, nelle grotte e nelle aree sacre sparse sulle
cime delle montagne.
Di seguito la dottoressa Laura Carnevale
dell’Università di Bari ha esposto, avvalendosi di diverse immagini proiettate
in sala, l’importanza assunta dalla chiesetta sul Pizzo San Michele, divenuta
Santuario con Decreto vescovile il 25 gennaio di quest’anno, quale spazio sacro
per tutti i devoti dei comuni sparsi nelle valli sottostanti e il percorso
seguito per raggiungere la cima nell’incontro tra Fede e memoria collettiva.
Infatti i devoti pellegrini che si ritrovano ogni anno, nei giorni dal 6 all’8
maggio tra le mura della chiesetta, si sentono accomunati dal grande fervore della
fatica compiuta nell’ascesa verso la cima (1657mt. s/m) per la remissione di
tutte le pene della quotidianità poste ai piedi dell’Arcangelo e il conforto
dell’incontro con tante persone provenienti da aree diverse per uno scambio
comune di opinioni.
Chi scrive, è intervenuto sulla scoperta
a Calvanico (nel 1994) sulle pendici della montagna sacra, il Pizzo san
Michele,di un riparo sotto roccia dove sono stati realizzate delle pitture
rupestri. Queste rappresentano il legame diretto tra Monte Sant’Angelo, dove è
nato il Culto dell’Angelo nel Meridione d’Italia e l’allora modesto villaggio di Calvanico. Un unico in tutta
l’area campana fino ad oggi, dipinte con ogni probabilità da monaci bizantini
che in quei secoli convivevano con il nascente Regno Longobardo di Benevento /
Salerno. Il luogo, oggi , è completamente fuori dal percorso dei pellegrini
mentre in passato doveva costituire una delle tappe del percorso penitenziale,
in memoria anche del monaco /eremita vissuto in quei luoghi che aveva dato inizio al culto aereo
sulla cima della montagna.
Il dottore Giacomo Disantarosa, dell’Università di Bari, Polo Ionico, ha sostanziato l’importanza dell’archeologia di montagna, nata negli ultimi cinquant’anni, per scoprire i cambiamenti che hanno caratterizzato nel corso dei millenni i luoghi deputati al culto dell’Arcangelo e confrontarli con lo stato attuale. Un avvertimento a non affrontare cambiamenti radicali in questi luoghi sacri, lasciandoli, per quanto è possibile, nella loro integrità.
Il dottore Giacomo Disantarosa, dell’Università di Bari, Polo Ionico, ha sostanziato l’importanza dell’archeologia di montagna, nata negli ultimi cinquant’anni, per scoprire i cambiamenti che hanno caratterizzato nel corso dei millenni i luoghi deputati al culto dell’Arcangelo e confrontarli con lo stato attuale. Un avvertimento a non affrontare cambiamenti radicali in questi luoghi sacri, lasciandoli, per quanto è possibile, nella loro integrità.
Nel dibattito,
seguito al Convegno, sono intervenuti diversi studiosi meridionali: Pasquale Natella, Mario Dell’Acqua e
Filomeno Moscati, oltre ad altri presenti al convegno. La manifestazione si è
chiusa con l’auspicio della pubblicazione degli atti e la diffusione dei
contenuti presso le comunità delle valli intorno alla montagna dell’Angelo.
Montoro, novembre 2012
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