lunedì 6 agosto 2012

Dal silenzio del passato: su Gerardo Figliolino

di Vincenzo D'Alessio & G.C. “F. Guarini”

La passione storica del dottore Gerardo Figliolino di Montefusco è nota ai suoi compaesani e ai cultori di storia locale. Egli ha consegnato alle stampe già diverse opere di carattere storiografico e antropologico sulla città natale. Oggi ci consegna un’altra tessera del complesso mosaico storico-etnografico della città, in provincia di Avellino, che per secoli è stata Capoluogo del Principato Ultra, sede del Mandamento Reale, sede di quel triste luogo di pena che è stato il carcere borbonico, conosciuto anche con il toponimo di “Spielberg dell’Irpinia”: dove furono rinchiusi i patrioti del nostro Risorgimento, tra questi il montorese Michele Pironti.

Il volume, agile e ricco di illustrazioni, reca il titolo di PRIMA CHE IL SILENZIO SCENDA… (edizioni in proprio, tipografia Borrelli, San Giorgio del Sannio, 2012) e si propone di far conoscere, dettagliatamente, i caduti montefuscani dei due conflitti mondiali. Questo lavoro bene si inserisce nelle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità della nostra penisola, assolvendo al compito più importante che ogni comunità dovrebbe affrontare: la continuità della memoria storica.

Montefusco è una città ricchissima di storia e di monumenti. Essa ha un passato invidiabile, ed un presente difficile, come capita a tutte le comunità che hanno avuto grandi trascorsi storici e poi conoscono una discesa nella dimenticanza. La lezione del grande napoletano Vico insegna, anche in questo caso. L’autore, medico con la forte passione storica, ha adempiuto ad un voto fatto in passato: trasformare le emozioni adolescenziali in documenti vivi per la propria comunità. Egli lo ricorda, fedelmente, nell’introduzione: “Fino a qualche anno fa, nella ricorrenza del 4 novembre, nella chiesa madre di san Giovanni del Vaglio, si allestiva un simulacro addobbato con la bandiera tricolore (…). Sul volto degli anziani si disegnavano solchi di tristezza che di lì a poco si sarebbero tramutati in fiumi di lacrime. La commozione all’improvviso era tanta e anche noi, piccoli chierichetti, abbassavamo lo sguardo per trattenere le lacrime, anche se non capivamo in pieno il tutto” (pag. 10).

Gerardo Figliolino ha consultato i registri anagrafici delle nascite, dei morti, dei Caduti nelle due Guerre Mondiali. L’Archivio di Stato di Avellino e le testimonianze personali raccolte dagli ultimi superstiti. Ha dato un volto, quasi per tutti, ai nomi incisi sulle lapidi inserite nelle mura esterne della Chiesa Madre di Montefusco. Ha dato di nuovo voce alle: “grida che, dal passato, fanno breccia nel muro dei nostri freddi e egoistici giorni ricordandoci che siamo eredi del loro orgoglio di italiani e di figli della nostra maledetta-bendetta Montefusco” (pag. 11).

Noi siamo eredi di un fiume di sangue che ha attraversato , nel piccolo, ogni realtà locale. Nel suo insieme le terre di tutta l’Europa e delle Nazioni del Mondo. Corpi di giovani ceduti alla violenza della guerra, apocalisse dell’Umanità, che ciclicamente si abbatte sul mondo, creduto sicuro, degli esseri umani. La Pace è fragilissima, quasi come l’aria che respiriamo. Le guerre nascono all’improvviso in nome della economia, delle religioni, della sete di potere che non abbandona mai l’uomo. Milioni di esistenze ridotte al silenzio. Milioni di microcosmi cancellati per sempre dalla partecipazione alla vita civile.

In tempi, come quelli che viviamo, nei quali l’alta velocità di internet ha permesso le rivolte dalla schiavitù di molti falsi regnanti con un notevole dispendio di vite umane, la piccola realtà della città di Montefusco diviene il centro del mondo conosciuto, della innovazione, della continuità logica della memoria come necessità del genere umano grazie a questo lavoro di Figliolino. La Storia vive e si rinnova partendo proprio dalle piccole testimonianze, dai volti sbiaditi che raccontano un passato tragico, se volete ingiusto agli occhi di uomini di pace come noi, che è stato ed è la linfa che attraversa il suolo, che chiamiamo Patria, sul quale viviamo.

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