martedì 25 ottobre 2011

IL RENE E LA QUESTIONE NAZIONALE

di Drazan Gunjaca


Il 1991 fu uno degli anni peggiori da queste nostre parti. La guerra mai dichiarata cominciava a mietere le prime vittime. Tra le prime ci furono coloro che non potevano credere che qui fosse possibile una guerra fratricida. Chiaro che era possibile. Sia qui che da qualsiasi altra parte. Nel passato, nel presente, nel futuro. Uno degli ingenui maggiori era il mio amico Gvozden che nel periodo dell'agonia della Jugoslavia faceva il poliziotto in una piccola cittadina istriana. Quando la polizia jugoslava è stata sostituita da quella croata, Gvozden è stato cacciato dal corpo e per giunta accusato di aiutare i ribelli serbi nella regione di Lika… Dimenticavo, Gvozden è nativo di Lika, il che all'epoca non era di secondaria importanza. Anzi. A causa della sua origine rischiò di lasciarci le penne. Infatti, mentre lungo la costa istriana raccoglieva i datteri per mantenere la sua famiglia, lo accusarono che per mare contrabbandava le armi per i connazionali ribelli nella Lika. Lo salvai a malapena. Prima di andarsene dall'Istria, non poté evitare le lacrime… Non aveva denaro, ma se avessi mai avuto bisogno di qualcosa… Se fosse servito, anche il cuore… Dopo di che non ebbi più notizie di lui per anni. Pensavo che se ne fosse andato in Canada, Australia, Nova Zelanda… Biglietto di sola andata, come molti altri. Un mese o due fa ho scoperto per puro caso che vive in Lika, nel suo paese natale…

Il 1995 fu un anno strano a suo modo. La fine della guerra si portò dietro la resa dei conti e la messa a frutto del patrimonio bellico. Una bella mattina di quell'anno difficile si presentò nel mio ufficio un amico, nativo dell'Erzegovina, portandosi dietro un suo parente, giovane montanaro di venti e qualche anno. Aveva un problema legale. Che problema? Il giovanottone aveva bisogno della pensione. E che cavolo di pensione! Rimasi di stucco. Ma guardalo… “Io, ho bisogno di pensione, ma nessuno mi ca…”
“Gente come te non arriva alla pensione”, mi consolava l'amico. Ma lasciamo stare le digressioni. Insomma, il parente di ventisei anni non acora compiuti ebbe la pensione, e per giunta privilegiata, il che era comprensibile poiché per quella regolare non soddisfaceva i requisiti… Gli mancava una quarantina d'anni di lavoro… Nell'argomentazione della delibera stava scritto che al fronte era partito di testa, era irreversibilmente ammalato di sindrome postraumatica. In verità il baldo giovane aveva trascorso solo due mesi nelle vicinanze del fronte… Un essere pacifico, atipico per la terra da dove veniva. Poco incline alle armi, però odiava patologicamente i serbi, i musulmani ed altri nemici dei croati… Anche se nessuno di loro aveva aperto il fuoco su di lui personalmente. Li odiava tanto che non era idoneo per niente altro che per ricevere una onesta pensione di guerra croata… Per sua fortuna le autorità dimostrarono grande comprensione per il suo stato emotivo traumatico. L'uomo mi diede tanti baci e abbracci promettendomi di tutto e di più… Non aveva soldi (ma li avrebbe avuti, Dio grazia), però qualsiasi altra cosa… Se servisse, anche il cuore… “Grazie ma no, grazie, amico, che me ne farei di un cuore del genere…”

Neanche il 2000 fu un anno di quelli che i poveretti nostrani avrebbero ricordato con gioia e nostalgia. Il mio amico Mesud, ufficiale dell'ex esercito jugoslavo con cui avevo frequentato l'accademia navale prima del diluvio universale, sposato con una serba… non avendo più nessuno in Bosnia, mentre in Serbia… anche lui con una pensione che ammontava a un centinaio di euro mensili… decise  di trascorrere il resto della sua vita in Croazia. Beh, una cosa tutt'altro che facile. Per avere il permesso di soggiorno in questo paese dei miracoli, doveva prima presentare agli organi competenti il libretto di lavoro e quello militare… Cercava di spiegare a chi di competenza che nell'ex esercito jugoslavo non c'erano né libretti di lavoro, né quelli militari… Il funzionario competente gli rispose che sapeva che nell'ex esercito i libretti non c'erano, ma il regolamento andava rispettato. La questione doveva risolverla con l'ex esercito. Ma non c'era neanche quello… Beh, a dire il vero questo era un problema suo, spiegò a Mesud l'organo competente. Ma lasciamo stare le digressioni. Lo aiutai a risolvere la questione. A fatica, ma venne risolta. E l'amico mi ringraziava a non finire. Tutto in lacrime… Io a disagio. Non ho problemi ad aiutare le persone, ma non ho mai saputo come comportarmi di fronte alle loro espressioni di gratitudine. Mi sembrava da sempre che aiutare gli amici in difficoltà fosse qualcosa di naturale, una regola e non un'eccezione… Perché con le eccezioni non mi sento a mio agio, anche se mi pare che non ci siano troppe regole a cui potrei richiamarmi… E sì che ce la metto tutta… Comunque, alla fine, l'amico mi disse che non aveva soldi, ma se avessi avuto bisogno di qualsiasi altra cosa, in qualsiasi momento… anche il cuore… “Non il cuore, non anche tu, ti prego. Che me ne faccio di tanti cuori…”

Arrivò anche il 2010, sebbene molti pensassero, da queste parti, che il tempo si fosse fermato e che non ci sarebbero più stati anni nuovi… Forse non sarebbe manco arrivato se non avesse portato con sé la maggior recessione nella storia dell'umanità. Per cui, non aveva altra scelta. Doveva farci visita perché è noto a tutti che neppure un male può tralasciare queste terre. Con la recessione e gli anni arrivarono anche i problemi di salute. A dire il vero esistevano anche prima, ma in quell'anno diventarono fuori controllo… E così mi trovai nella situazione di dovermi sottoporre a un intervento al rene sinistro. Stenosi di un canale renale… Sinceramente, non intesi proprio bene di che cosa si trattasse  ma capivo che la situazione era seria anche se non urgente… Se al naufrago offri una pagliuzza, lui ci si aggrappa con ambo le mani… Io mi aggrappai al fatto che l'intervento non era urgente e sfruttai tutte le occasioni per rimandarlo… Chiaro, ero consapevole che un bel giorno ne avrei pagato le conseguenze… Come ho pagato tutti gli altri rinvii nella mia povera vita… E mi piace proprio rinviare l'inevitabile… Mi basta anche una mezza scusa per farlo…

Nel frattempo Gvozden e Mesud vennero a conoscenza del mio problema con il rene ed entrambi si fecero vivi per offrire il loro… Del tutto sinceramente, umanamente. In modo da toccarti profondamente, da farti vedere che non eri un caso perso, che in tutta quella pazzia e insensatezza avevi fatto anche qualcosa di bene… Entrambi avevano i reni sani e bastava dirgli dove e quando dovevano venire.  Ecco, avevo due reni di riserva. Sebbene non mi servissero, perché nel mio caso non si trattava di trapianto ma di…

Ho scritto tutto ciò per arrivare alla conversazione di ieri. Una bella giornata di sole, io vado di corsa per il centro città quando mi imbatto, quasi scontrandomi con lui, in un grosso uomo con capelli cortissimi e grandi occhiali da sole che gli coprivano mezzo viso. Non mi piaciono gli occhiali da sole. Non vedo gli occhi dell'interlocutore. Dietro a quelli non si vedeva niente altro che i denti sogghignanti… Come riconoscere una persona dalla dentatura? Non sono mica dentista. Si trattava del mio giovane amico erzegovese, ora già quarantenne, in salute, ancora con la pensione di guerra di mille e passa euro… Soldi per campare se li guadagna anche lavorando per un'agenzia assicurativa… Si capisce che lo Stato gli ha assegnato anche un appartamento. Doveva. Lui soddisfatto di sé e del mondo in cui vive. E sia. Almeno qualcuno. Anche se tutta quella soddisfazione mi irrita… Non troppo, ma pur sempre… Mi abbraccia, mi dà una pacca sulle spalle…
- Come stai, compare? – mi dice con gioia. E non può essere altrimenti.
- Bene – rispondo. – Mai stato meglio.
- E così sia, grazie a Dio – dice contento. – È bello sentire che uno di noi, un vero croato, stia bene. Abbiamo sopportato abbastanza l'oppressione in quella prigione dei popoli che è stata la Jugoslavia…
Eh cavolo, non vedi l'uomo per qualche anno, e lui già nella terza frase parla della prigione dei popoli che è stata la Jugoslavia. Cribbio, è una cosa normale? Ancora nel 2010?! Mentre facciamo di tutto per entrare nella “prigione dei popoli europea”. Nella quale di nuovo staremo tutti insieme. E nella quale dopo un paio di giorni i croati cominceranno a mugugnare che hanno sostituito Belgrado con Bruxelles. Mentre i serbi si lamenteranno che di nuovo sono stati fregati per aver seguito i fratelli croati credendo che essi sapessero dove andavano. Ma va, ma va. Due ciechi si aiutano a vicenda ad attraversare l'autostrada… Ma torniamo al compare.
- Compare – mi viene in mente - Dio stesso ti ha mandato oggi!
- Beh, sai come va… E perché?
- Ho un grande problema – gli dico in tono confidenziale.
- Dimmi – risponde all'istante. – Non esiste problema che noi non possiamo risolvere.
- Bello da sentire, però… Questo problema è alquanto diverso da quelli che tu finora hai risolto…
- Non esitare, compare. Non c'è cosa che…
- Compare, mi serve il tuo rene.
- Re… Prego?! Cosa ti serve?
- Un rene pienamente cosciente della propria nazionalità – ribatto.
- Naz… che rene ti serve? – non nasconde di essere confuso. Si toglie gli occhiali da sole. Gli occhi spalancati…
- Vedi, ho bisogno di un rene nuovo, e per ora ne ho a disposizione uno serbo e uno musulmano – gli rispondo.
- Beh, prenditi quelli – sbotta.
- Eh, neanche per idea – sono categorico. – Non voglio un rene serbo né musulmano. Voglio un vero rene croato. O croato o niente. Ed ecco, tu hai un debito con me, e la tua croaticità è, grazie a Dio, indubbia…
- Però… però… – balbetta incredulo. – Si tratta soltanto di un rene…
- Cosa intendi con “soltanto di un rene”? – lo guardo arrabbiato. – Tu permetteresti che ti venisse trapiantato un rene serbo…
- Sì – mi interrompe subito, mentre il volto gli si bagna di sudore.
- Ma, compare, per che cosa allora abbiamo combattuto? – allargo le braccia deluso. – Tante vite, tanto sangue versato e io ora dovrei accettare un rene straniero. O croato o niente. Ricordi il 91… 92… 93… 94… Ricordi…
- Sì che ricordo, però…
- E tu compare, grazie a Dio misericordioso e alla Beata Vergine, tu hai due reni, entrambi sani, genuinamente croati, e non appena ti ho visto mi son detto che l'Onnipotente provvede sempre a tutto…
- Provvede un ca… – gli scappa di bocca. – Scusami. Voglio dire…
- Non mi donerai il rene? – chiedo disperato.
- Piano, però… Ehm… Come spiegartelo? Mi dispiace dirtelo, ma vedi, neanche i miei reni funzionano a dovere. Davvero. Ecco, lo giuro sul nostro suolo patrio. E tu sai che per me la patria è sacra…
- Più sacra anche di tua moglie…
- Tutto è più sacro della moglie…
- Anche dei figli…
- Beh, ciò lo accetto – gli do ragione.
- Ecco, proprio un anno fa hanno constatato che il mio rene destro non…
- A me serve quello sinistro – lo interrompo.
- Non sono ancora arrivato al sinistro – continua venendo a sé. – Dopo il destro, mi si è ammalato anche quello sinistro...
- Entrambi?!
- Entrambi – si lamenta afflitto.
- Ahi, ma allora sei messo peggio di me – gli dico con compassione.
- Peggio... Grave, compare, gravissimo...
- E cosa non va bene? – chiedo preoccupato. – Non sarà che anche tu devi sottoporti all'intervento...
- Non lo so ancora, compare – risponde triste. – Qualcosa di veramente grave, solo va tu a capire i medici. Tu sai benissimo che altrimenti io te lo donerei. Destro, sinistro, a tua scelta. Ma cosa dico, te li donerei entrambi se necessario. Tu sai che io per te farei…
- Chiaro che so – ribatto. – Se non lo faresti tu, chi altri…
- Il cuore, compare, il cuore se serve – si infiamma. – Il cuore, e che continui a battere nel tuo petto...
- Per la patria croata – aggiungo trasportato dal suo entusiasmo.
- Per la patr… Oddio, mi viene da piangere…
- Non piangere, ti prego – lo interrompo. – Abbiamo pianto abbastanza…
- Abbastanza, davvero abbastanza – dice d'accordo con me. – Quando ci penso… Però, compare, tu prenditi il loro rene. Si tratta soltanto di un rene. Non può essere un danno troppo grande. Visto tutto il male che ci hanno fatto, ora possono donarci un rene. È il minimo che possono fare…
- Giusto, solo che i due donatori sono miei amici…
- Amici? Serbo e musulmano? Amici?!
- È un'amicizia di tipo speciale – cerco di spiegargli. – Al di sopra dell'appartenenza nazionale…
- Compare – mi zittisce veloce - nulla è al di sopra della nazione. Solo Dio.
- A condizione che sia con noi – preciso.
- Prego?!
- Lasciamo stare.
- La nazione al di sopra di tutto – afferma con voce decisa.
- È perciò che io voglio il rene croato – gli dico conciliante. – E dove vuoi che lo trovi? Quando ti ho incontrato, mi è parso di uscire dal buio. Mi sono detto, eccolo il mio salvatore… il mio croato. E invece, anche i tuoi reni…
- Eh sì, eh sì – borbotta in fretta. – Entrambi. Una pena indescrivibile. Se solo Dio mi permettesse di poterti aiutare. Non mi lamento delle mie sofferenze bensì del fatto che non posso esserti d'aiuto. E credimi, preferirei aiutare te che me stesso. Ma… Uh! Mi sento peggio di te…
- Ne sono convinto. Non potrebbe essere altrimenti… Sarà che noi croati abbiamo i reni deboli…
- Mi viene di invocare in lacrime il cielo affinché il buon Dio veda…
- Beh, Egli vede anche senza tutte ste lacrime – lo consolo. – Egli sa quanto male stai in questo momento. Egli vede tutto, credimi. Già che ci siamo, non so quale prendere…
- Cosa quale?
- Quale rene dovrei prendere? Quello serbo o quello musulmano?
- Musulmano – suggerisce.
- Perché?
- Beh, i musulmani bevono meno dei serbi, e non mangiano la carne suina… Vivono in modo più sano. Quindi durerà più a lungo…
- Il mio musulmano beve e si abbuffa di carne di porco. Vecchia guardia. Jugoslava.
- Ecco, vedi cosa ci ha fatto quello Stato maledetto… Se non fosse esistito, ora almeno avresti a disposizione un buon rene. Grazie a Dio che ce ne siamo liberati.


Drazan Gunjaca
Pola, maggio 2010 www.drazangunjaca.com

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