venerdì 8 aprile 2011

La resurrezione di Lazzaro, segno della nostra resurrezione

Omelia del giorno 10 Aprile 2011
V Domenica di Quaresima (Anno A)



C'era un tempo in cui la Chiesa, per affermare l'avvicinarsi del prezioso tempo della morte e resurrezione di Gesù, per invitarci a 'entrare' in questo grande, terribile, divino momento, con la massima serietà, copriva nelle chiese crocifissi, statue, come invito alla riflessione sull'essenziale. Ora non più. Ma resta sempre la necessità, per chi veramente vive la fede e sa che la sua vita dovrà conoscere questo stesso tempo di morte e resurrezione, di accostarsi a questo tempo con fede più viva e consapevole, con una partecipazione attiva.

È il tempo più prezioso della presenza di Gesù tra noi: un tempo in cui Lui ha davvero tracciato le orme per la nostra esistenza. Camminare, non vedendo e non seguendo le Sue orme, è vivere spensieratamente, forse, ma restando in superficie, rischiando di perdere il senso di tutto. Per nessuno deve essere così.

Abbiamo vissuto e viviamo tempi di paure per gli sconvolgimenti politici nel Mediterraneo, che hanno cambiato e stanno cambiando la storia di tanti Paesi. Per molti è in gioco soprattutto l'economia di tutti, ma lo è soprattutto la pace per tutti. Non si può ignorare il peso storico degli avvenimenti, vivendo da spettatori. Siamo stati invitati ad accogliere migliaia di profughi, che fuggivano dalla loro terra, per non essere vittime della violenza. Li abbiamo accolti. Ma avremo il cuore di ospitarli con amore?

Davvero questo tempo di Quaresima, in preparazione alla Pasqua, ci invita ad un atto di responsabilità e carità, che potrebbe diventare 'una nostra resurrezione'.

Saremo capaci di essere uomini autentici, che sanno anche dare un volto umano alla nostra terra?

O vivremo con indifferenza, e magari un senso di paura o, peggio, di ostilità, il dramma di tanti che si affidano alla nostra accoglienza?

Ci auguriamo vi sia una Pasqua di pace per tutti e non un dramma senza soluzioni.

Il Vangelo di oggi sembra proprio un ammonimento di Gesù sulla nostra vita. E' la vicenda della morte di Lazzaro, grande amico di Gesù, e delle sue sorelle Maria e Marta.

Proviamo a viverla con fede.

«In quel tempo un certo Lazzaro di Betania, il villaggio di Maria e di Marta, sua sorella, era malato. Maria era quella che aveva cosparso di olio profumato il Signore e gli aveva asciugato i piedi con i suoi capelli. Suo fratello Lazzaro era malato. Mandarono a dire a Gesù: 'Signore, ecco, colui che tu ami è malato'. Gesù pare non scomporsi, anzi assume un atteggiamento quasi di distacco. ? ' All'udire questo Gesù disse: 'Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato'.»

L'evangelista, che ben conosceva Gesù, a questo punto afferma: 'Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro'. Appare dunque strano il comportamento del Maestro e può sembrare indifferenza, perché `quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava'.

Noi ci saremmo precipitati presso l'amico, colpiti dalla preoccupazione e sperando con ogni nostra forza dì poter fare qualcosa.

Ma Gesù certamente sapeva la grandezza dell'annuncio che Lui avrebbe trasmesso a noi, attraverso la malattia dell'amico. Noi, infatti, quando andiamo da una persona cara gravemente ammalata abbiamo solo la paura e ci aggrappiamo alla speranza. Gesù è la potenza di Dio, che sa quando è bene intervenire e quando è necessario attendere.

Non vi è nessun interesse nell'agire di Gesù, solo il vero Amore lo spinge. Nonostante le resistenze dei discepoli, che temono per la sua vita - 'Poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?' -quando è giunto il tempo di Dio, è deciso: 'Andiamo di nuovo in Giudea.'....'Lazzaro, il nostro amico, s'è addormentato; ma io vado a svegliarlo. Il 'nostro' amico... chi ama Gesù, ama anche ogni creatura, da Lui amata.

«Venne Gesù e trovò Lazzaro che era già da quattro giorni nel sepolcro. Marta, come seppe che veniva Gesù gli andò incontro. Maria invece stava seduta a casa. Marta disse a Gesù: 'Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! . Ed esprime una speranza che è in lei certezza: 'Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, Egli te lo concederà. Gesù le disse: Tuo fratello risorgerà. Gli rispose Marta: 'So che risusciterà nell'ultimo giorno'.»

E Gesù dà il solenne annuncio, non solo riguardo la sorte dì Lazzaro, ma di tutti noi: l'annuncio che dà senso alla vita, che sappiamo tutti non ha grande durata sulla terra, per la sua stessa fragile natura. Un annuncio che è il grande Evento della Pasqua, quando Gesù stesso, Figlio di Dio, per toglierci dal castigo della morte senza domani, dopo il peccato originale, mettendosi nei nostri panni di creature, come Figlio dell'uomo subisce la passione e, per dare piena conferma della sua morte, non solo si fa crocifiggere, ma permette che un soldato gli apra il costato con la lancia. Verrà poi sepolto. Ma il terzo giorno fa dono a tutta l'umanità di una vita che ha recuperato la ragione per cui era stata donata, ossia l'eternità con il Padre: la Sua resurrezione, che diviene la nostra resurrezione!

Veramente qui Dio svela quanto sia grande il Suo Amore, quanto sia importante la Pasqua di Gesù e nostra.

Ma sappiamo entrare in questo amore e accoglierlo, o inconsciamente viviamo senza pensare che anche per noi ci sarà sicuramente la nostra resurrezione, la nostra pasqua?

Pare che tanti vivano come se tutto dovesse avere un termine con la morte: una vita senza futuro!

Una follia per chi sa che la vita è dono di Dio e non può dunque avere fine. Finirà il nostro corpo – così come lo sperimentiamo – ma non la vita, che con la risurrezione 'recupererà' lo stesso corpo.

Gesù risorto è il Vivente: '... non sono un fantasma' dirà ai discepoli: 'Sono proprio io!'.

Se ci pensassimo, quanto diverse sarebbero le nostre decisioni, le scelte... per lo meno forse più prudenti!!!

Ed ecco l'annuncio di Gesù a Marta, a noi: 'Io sono la resurrezione e la vita: chi crede in me, anche se muore, vivrà, e CHIUNQUE CREDE IN ME NON MORIRÀ IN ETERNO. Credi tu questo?

La risposta di Marta è immediata, per la totale fiducia che pone in Gesù: 'Sì, Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo.' E noi... crediamo questo?

Marta manda a chiamare Maria... «Gesù, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei, che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: 'Dove lo avete posto?'.» Gesù, il Figlio dell'uomo, si lascia immergere nel loro dolore, come uno di noi, e non nasconde la sua commozione, non si vergogna di rivelare la profondità dei suoi sentimenti.

«Gli dissero: 'Signore, vieni a vedere!: Gesù scoppiò in pianto".»

Egli rivela tutta la sua umanità, che non si sottrae al dolore, come a volte accade a noi. Che preziosa lezione ci dà Gesù e di questo Lo ringraziamo.

Una lezione che fa dire ai presenti: 'Guarda come lo amava!' Ma vi sono anche sempre altri, più `realisti' o, speriamo di no, cinici: 'Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?'.

Intanto Gesù «profondamente commosso, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: 'Togliete la pietra!: Gli rispose Marta, la sorella del morto: 'Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni. Le disse Gesù: 'Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?' Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: 'Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato. Detto questo, gridò a gran voce: 'Lazzaro, vieni fuori!' Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: 'Liberatelo e lasciatelo andare. Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in Lui.» (Gv. 11,1-45)

È un fatto evangelico che, ripeto, costringe tutti a ripensare alla nostra vita troppo terrena, con troppa superficialità e distrazioni, che ci impediscono di pensare al 'domani' che ci sarà, per ciascuno! Del resto, se siamo onesti, dovremmo chiederci: Che senso ha questa vita racchiusa in un corpo così fragile che, se va bene, può conoscere solo le brevi stagioni della nascita, giovinezza, maturità e tramonto? Perché morire? Ma soprattutto che senso ha questa stessa vita che ci sentiamo 'dentro', e che rifiuta ogni idea di fine, che aspira a vivere per sempre, oltre la morte?

Sono le domande che evidenziano la maturità di ciascuno di noi e, le risposte che diamo, qualificano anche tutto il nostro modo di vivere.

Si può, anzi si deve vivere intensamente, consumando giorno dopo giorno il tempo che ci è dato, nell'attesa di entrare nell'eternità che ci attende nella resurrezione,

Ma purtroppo si può – Dio non voglia – vivere svuotati da ogni senso di eternità, tanto da avere la sensazione di morire giorno dopo giorno, per il nulla che contengono le scelte e i fatti che sono la nostra quotidianità.

Non resta, in questo ultimo scorcio di Quaresima, che rientrare in noi stessi, chiedere allo Spirito di Dio, di raddrizzare ciò che è storto e di aiutarci a vivere come Lui vuole:

Piega ciò che è rigido, drizza ciò che è sviato.

Dona ai tuoi fedeli, che solo in Te confidano, i Tuoi santi doni.

Dona virtù e premio, dona morte santa, dona gioia eterna
.

Facciamo nostra la preghiera elaborata da Mons. A. Maggiolini, chiedendo a Dio di poter vivere con Lui la gioia di essere risorti:

Signore, non ho pretese da accampare, né meriti da far valere,
perché tu mi conceda il tuo perdono.
La tua misericordia è soltanto grazia.
Grazia che non si arresta davanti a nessuna colpa,
davanti a rivolte o dimenticanze,
davanti ad una vita aggrovigliata che ti fronteggia,
deturpata e poi affondata nelle tenebre angoscianti,
poggiata sul nulla.
Non c'è peccato che tu non possa rimettere.
Le tue parole rendono il cuore puro e affidato a te,
come nei giorni della verità.
Fra me a tradirti e tu a perdonarmi,
sarò io il primo a desistere,
ma tu vuoi avere - per grande grazia -l'ultima parola:

– Ti sono rimessi ì tuoi peccati.
Va' in pace e non peccare più.
Grazie, o Gesù, per questo tuo gran Cuore. Amen.



Antonio Riboldi – Vescovo –
Internet: www.vescovoriboldi.it
email: riboldi@tin.it

Nessun commento: