Autore: Vittorino Andreoli
Titolo: Le mani nella creta. I mondi di Ilario Fioravanti
A cura di: F. Balestra; M. Balestra
Foto di: C. Vannini Anno: 2010
Pagine: 352 (con oltre 700 riproduzioni a colori)
Misure: 30 x 21 x 4 cm
Editore: Fondazione Tito Balestra Onlus
Collana: Il gatto di Newton
ISBN 978-88-96326-01-5
Prezzo: 45€
venerdì, 6 agosto 2010
Fondazione Tito Balestra Onlus NEWS
È uscito da pochi giorni il volume di Vittorino Andreoli, Le mani nella creta. I mondi di Ilario Fioravanti, dedicato alla vita e all’opera dell’artista.
Dal risvolto di copertina:
Quando ammiro un’opera d’arte, una scultura, penso sempre al suo autore e cerco di immaginare in quale modo egli si sia rappresentato o che cosa abbia voluto raccontare di sé. Di fronte alle crete di Ilario Fioravanti sono stato affascinato oltre che dall’opera proprio dall’artista, un’attrazione che ha coinciso con la voglia di poterlo incontrare.
Nel maggio 2009 è nato un legame straordinario con quest’uomo fragile, una fragilità di cui lui stesso non fa mistero, come capita agli uomini in cui vi è la consapevolezza e la gratitudine verso la propria natura creativa. Subito ho guardato le sue mani e ho incominciato a osservarle muoversi sulla creta ed è così che le ho viste creare quel mondo che tanto mi aveva colpito. Da un incontro a un legame, a una relazione che alcune volte mi è parsa persino simbiotica. Ho voluto parlare di quell’incontro, di quel legame e, lontano dall’idea di separare le opere dal suo autore, ho cercato di vedere l’opera e il suo autore, forse il creatore dentro le sue creature. Le mani nella creta è il racconto di questo legame e di questo ‘amore’.
Nel maggio 2009 è nato un legame straordinario con quest’uomo fragile, una fragilità di cui lui stesso non fa mistero, come capita agli uomini in cui vi è la consapevolezza e la gratitudine verso la propria natura creativa. Subito ho guardato le sue mani e ho incominciato a osservarle muoversi sulla creta ed è così che le ho viste creare quel mondo che tanto mi aveva colpito. Da un incontro a un legame, a una relazione che alcune volte mi è parsa persino simbiotica. Ho voluto parlare di quell’incontro, di quel legame e, lontano dall’idea di separare le opere dal suo autore, ho cercato di vedere l’opera e il suo autore, forse il creatore dentro le sue creature. Le mani nella creta è il racconto di questo legame e di questo ‘amore’.
Sono uno psichiatra e ho sempre cercato di entrare dentro i miei pazienti, quasi di farne parte per poterli almeno un poco capire. Da qualche tempo sono catturato dalla ‘follia’ meravigliosa degli artisti perché mi pare siano animati dalla voglia di rifare l’uomo, e di rifare il mondo, quando sia l’uno che l’altro appaiono stanchi o poco attraenti. Il comportamento della creatività, del resto, mi ha riportato agli studi sui bambini di cui in passato mi sono occupato. I grandi artisti come Ilario Fioravanti mi sembrano proprio dei bambini, incapaci di vedere le incrostazioni del mondo con la voglia di costruire un nuovo mondo.
Anche se sono oramai un vecchio psichiatra non ho voglia qui di ricordare tanto ciò che ho fatto, quanto di costruire dei piccoli tasselli per qualche cosa a cui dedicarmi in futuro. Per questo – stanco del mondo ormai fatto – ho desiderato incominciare semplicemente un percorso fra gli uomini che creano. Mi piacerebbe dire che questa è la mia opera prima. (Vittorino Andreoli)
Anche se sono oramai un vecchio psichiatra non ho voglia qui di ricordare tanto ciò che ho fatto, quanto di costruire dei piccoli tasselli per qualche cosa a cui dedicarmi in futuro. Per questo – stanco del mondo ormai fatto – ho desiderato incominciare semplicemente un percorso fra gli uomini che creano. Mi piacerebbe dire che questa è la mia opera prima. (Vittorino Andreoli)
Un racconto che testimonia l’incontro eccezionale tra un grande psichiatra e uno dei più interessati scultori contemporanei. È una lettura avvincente quella che faranno i lettori di questo mirabile lavoro di Vittorino Andreoli; un approfondimento necessario per tentare di avvicinarsi al cammino di un uomo che come suo unico scopo nella vita ha avuto quello di vivere con e attraverso la sua arte. In questo volume, in un narrato sciolto, c’è il racconto di una vita reale ripulita da enfatiche accondiscendenze, che riesce a trasmettere l’eccezionalità di un artista tutt’altro che comune. Alle parole si unisce anche un prezioso racconto per immagini (tutte a colori) – frutto di un lungo lavoro di studio e di ricerca a cura di Flaminio Balestra e Massimo Balestra – sapientemente tradotto dall’obiettivo di Carlo Vannini. Le 313 opere riprodotte nel volume sono il risultato di una cernita effettuata principalmente su materiali inediti, pur tuttavia si è scelto di pubblicare anche una selezione di lavori, già noti, esemplari dell’intera attività dell’artista; corrono assieme al testo altre 369 riproduzioni, ordinate cronologicamente, che sono il frutto di una scelta di schizzi, di esercizi, e di appunti per immagini che l’artista ha disegnato sulle pagine degli oltre cento cahiers composti dal 1939 al 2002; inoltre una serie di ritratti fotografici, dagli anni Venti a oggi, ripercorrono la vita dell’artista (con immagini d'archivio e fotografie di: Gianni Angelini, Daniele Ferroni, Guido Guidi, Cesare Ricci, Sandra e Urbano Sintoni, Filippo Urbini, Carlo Vannini).
Per l’acquisto o informazioni è possibile rivolgersi direttamente all’Editore:
FondazioneTito Balestra Onlus - Galleria d'arte moderna e contemporanea
Ufficio comunicazione e promozione editoriale
piazza malatestiana 1
47020 Longiano FC
Tel. 0547 665850/665420 fax 0547 667007
e-mail: amministrazione@fondazionetitobalestra.org
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