XVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C)
Il Vangelo di oggi è bello, tanto bello, perché ci svela un momento di intimità di Gesù con coloro a cui era unito da salda amicizia: un momento in cui, se vogliamo, si evidenziano due modi di essere amici, ossia di condividere la gioia di volersi bene.
Il primo è quello di farsi inondare dall'amicizia, come da un fiume in piena, che riempie l'anima, che vi si apre totalmente; l'altro quello di servire le necessità dell'amico e, quindi, in certo modo, per un momento trascurare il dialogo, per dedicarsi all'ospitalità: un'amicizia a doppio aspetto. Quale delle due parti avremmo scelto noi? in fondo, in qualche modo, è quella che, se siamo affezionati a Gesù, scegliamo ogni giorno. Confrontiamoci subito con il racconto che ci offre l'evangelista Luca: "Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti. Ma Gesù le rispose: Maria, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta” (Lc. 10,38-42).
È una stupenda lezione di quel divino dono che è volersi bene e che si traduce, se va bene, in amicizia, in cui, più che dare, si riceve. Un dono di cui tutti abbiamo bisogno... ma è un dono che ha le sue regole. Mi ha letteralmente sconvolto, un giorno, la risposta ad una mia precisa domanda, fatta ad un folto uditorio di giovani. 'Esiste ancora tra di voi l'amicizia vera? Parlo dell'amicizia come di una limpida sorgente a cui puoi attingere nei momenti difficili, sicuro che non ti farà mai mancare acqua fresca, limpida, che toglie la sete della solitudine. Un'amicizia, insomma, che non è recita di superficiali parole, per descrivere un rapporto fatto di 'niente di profondo', solo un momento di compagnia in un viaggio - la vita - che non ha nessuna meta e non vuole neppure averne. Un'amicizia che non è occasione per accontentare il proprio egoismo, intesa a trarre tutti i vantaggi, senza la minima perdita. Un'amicizia, insomma, che è dono gratuito, libero, ricca di grandi contenuti, libera per costruire insieme fino all'eternità. Si può, insomma, - chiedevo - essere oggi ancora amici veri?
E la risposta pronta, secca, come una triste ma infallibile condanna, frutto di esperienze passate, fu: 'No. Oggi siamo talmente egoisti, pronti a rubare tutto dall'altro, fino a 'denudarlo' anche della sua dignità, come avviene spesso nelle amicizie tra ragazzi e ragazze'.
Ma non era e non è possibile accettare una tale posizione, sempre che si dia un senso pieno di verità alla parola amicizia.
È stato Dio stesso a dare senso a questa meravigliosa parola. Quante volte nella Bibbia appare sulla bocca di Dio la parola 'amico', rivolta ai suoi eletti, al suo popolo! E sarà lo stesso Gesù che nell'Ultima Cena la rivolgerà per ben due volte agli Apostoli, come a dire che era finito il distacco di Dio da noi, ed era iniziato il tempo meraviglioso dell'essere amici.
Così racconta Giovanni nel Vangelo: "Il mio comandamento è questo: amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: morire per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate quello che comando. Io non vi chiamo più schiavi; perché- lo schiavo non sa quello che fa il suo padrone. Vi ho chiamato amici, perché vi ho fatto sapere tutto quello che ho udito dal Padre mio." (Gv. 15, 12-16)
Amici dì Dio – ed è davvero poco questo sentirsi 'amici di bio'? – un'offerta che indica quali rapporti passano o possono instaurarsi in una solida amicizia e per di più non con un amico qualsiasi, ma con Dio stesso! Incredibile offerta. Un'amicizia fondata su fatti concreti della vita, e non può essere diversamente. Un'amicizia in cui Dio svela il Suo pensiero e il Suo Cuore.
Come a dire: 'Ciò che il Padre è, ciò che io sono nel Padre e nello Spirito Santo, ora vi appartiene, ve l'ho fatto conoscere. E se è vero – come è vero – voi l'avete accolto come incredibile patrimonio della vita, dunque non potere essere più servi. Questi non hanno diritto a sapere le cose del padrone, devono solo servire, tagliati fuori dal cuore del padrone. Ma gli amici no: questi, una volta entrati nel Cuore del Padre, condividono tutto di Lui.' Che dono l'amicizia di Dio!
Sullo stesso piano dovrebbe stare la nostra amicizia.
Attraverso le nostre riflessioni sulla Parola di Gesù ci consentono di diventare grandi amici, perché condividiamo il dono di Dio. Quante volte ricevo il vostro grazie! E quante volte mi esprimete la vostra amicizia, proprio di chi condivide il tesoro della Parola di Dio e cerca di farla diventare spunto di amicizia. La Parola crea una comunione che va oltre lo spazio e il tempo, fino all'eternità.
Nel Vangelo di oggi, che racconta l'ospitalità data a Gesù dalle due sorelle, Marta e Maria, troviamo una stupenda lezione di due modi di vivere e siamo interpellati sulla necessità di coniugarli: contemplazione e azione. Amavano Gesù tutte e due…ciascuna a suo modo. Marta, come è nella logica, se vogliamo, dell'ospitalità, si dà da fare per apparecchiare un pasto a Gesù e ai suoi discepoli. Come donna di casa, diremmo noi, con la sua sensibilità, pensa all'amico ed ospite Gesù, da un punto di vista 'temporale', pratico. Una carità bella e necessaria verso il Maestro, che si affidava sempre alla bontà di chi incontrava.
Maria va direttamente al dono dell'amore che era Gesù e non prende parte alle fatiche di casa, per farsi nutrire dalla Parola e dall'amicizia di Gesù. Un'immagine di vita attiva e di vita contemplativa. Sembrano due mondi diversi, ma sono in realtà, o dovrebbero esserlo, le due 'facce' di chi ama.
E strano il delicato rimprovero di Marta fatto a Gesù, anziché a Maria: 'Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti.' Ma Marta sapeva bene che la causa dell'indifferenza della sorella era proprio la presenza stessa di Gesù. Altrettanto netta, ma istruttiva, la risposta di Gesù: `Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta.'
Un duetto che insegna a tutti come sia necessario essere contemplativi anche nell'attività, ossia dare il primo posto al pensiero e all'amore di Dio, il resto è carità, ma senza il primo è vuota di senso. Ho avuto modo di incontrare persone di grande valore, impegnate, che sapevano coniugare attività e contemplazione. Era l'8 maggio del 1968. Venne, per l'occasione, l'On.le Aldo Moro, in visita al Belice terremotato. Alle ore 11, nella Chiesa prefabbricata, in attesa della supplica alla Madonna di Pompei, vi era un'ora di adorazione eucaristica. Saputolo, il Presidente si recò nella chiesa e stette per un'ora intera in adorazione, in ginocchio, partecipando poi alla supplica... poi, con cuore aperto, visitò le famiglie, mostrando il disappunto, per le fatiscenti baracche. Ricordo l'ammirazione della gente che non espresse amare77:4 o polemiche, ma ammirava il suo modo di essere e qualcuno sottovoce diceva: 'È un santo!'. Un altro personaggio che invitai a parlare alla mia gente fu l'On.le Meda (se ricordo bene il nome). Quando arrivò, si recò subito nella Madrice e stette in preghiera per quasi un'ora. Poi parlò alla gente che era stupita del suo modo di porsi e pregare. 'Questo sì che ci capisce!' era l'esclamazione di tutti. Ma ci sono ancora persone che sanno pregare così, come 'Maria', con semplicità, pur essendo le 'Marte' della politica? E noi?
E vorrei, come di consuetudine, offrire un pensiero di Paolo VI, sulla preghiera che è il cibo dell'anima, come era per Maria ai piedi di Gesù.
"Si prega oggi? – si chiede Paolo VI -. Si avverte quale significato abbia l'orazione nella nostra vita? Se ne sente il dovere? Il bisogno? La consolazione? La funzione nel quadro del pensiero e dell'azione? E quali sono i sentimenti spontanei che accompagnano i nostri momenti nella preghiera? La fretta, la noia, la fiducia, l'energia morale? Dovremmo innanzitutto tentare, ciascuno per conto nostro, di fare questa esplorazione e di coniare per uso personale una definizione della preghiera. E potremmo proporcene una molto elementare: la preghiera è un dialogo, una conversazione con Dio". (febbraio 1971)
Ricordo un anziano che spesso veniva in Chiesa e se ne stava solo in silenzio per molto tempo. Gli chiesi come pregava La risposta fu come quella di Maria: Non c'è bisogno che dica parole a Dio, sono sempre povere. A me basta stare in ascolto e Lui fa sempre sentire nel cuore la Sua voce'.
Così Madre Teresa rivolgeva la sua preghiera a Maria:
"Silenzio di Maria parlami, insegnami come posso imparare da te,
come te, a tenere tutte queste cose dentro il mio cuore.
Insegnami a pregare sempre nel silenzio del mio cuore come hai fatto tu.
Umiltà del Cuore di Maria, riempi il mio cuore, come hai insegnato a Gesù.
Insegnami, ti prego, a pregare come facevi tu con Tuo Figlio Gesù".
Antonio Riboldi – Vescovo –
Internet: www.vescovoriboldi.it
email: riboldi@tin.it
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