venerdì 20 marzo 2009

Su Il segreto del poeta di P.G. Kien

recensione di Nino Di Paolo



Reperire notizie su avvenimenti accaduti sei secoli prima ricercandole in racconti tramandati attraverso la voce di cantori e cantastorie del lembo più occidentale d’Europa e delle Isole Britanniche: questa è l’intenzione del protagonista del romanzo di Paolo Galloni (P.G. Kien) Il segreto del poeta, personaggio che viene identificato in Chrétien de Troyes, poeta del XII secolo, collocato e collocabile, perciò, in quel crocevia linguistico che segnò l’inizio della fine per il latino ed il sorgere di una letteratura scritta per le lingue parlate da tutte le genti che abitavano, a quel tempo, l’Europa.

Il viaggio di Chrétien è un viaggio al tempo stesso reale, dalla Loira alla Bretagna, dalla Normandia alla Corte d’Inghilterra, dallo Yorkshire al Galles ed infine alla Cornovaglia, un viaggio interiore che include il riconoscimento del proprio “peccato di codardia”, che include le avventure amorose e si conclude con la scoperta di tutte le falsità che gli uomini costruiscono per ottenere i loro scopi (finalmente un risultato “antiesoterico” nei romanzi di ambientazione medievale), un viaggio “culturale” , con la scoperta, per sé e per il lettore, delle pronunce e delle etimologie dei nomi riguardanti luoghi e personaggi dei protagonisti delle storie della corte di Artù, un viaggio nella natura (belle le descrizioni visive, acustiche, olfattive e del gusto di paesaggi, vegetazione e cibi) .

Il romanzo ha il pregio di non avere mai cadute di tensione: la corda è sempre tesa, chi legge ha bisogno di conoscere in fretta l’evento successivo, si sente compagno di viaggio di Chrétien.
Ha il pregio di descrivere i momenti d’erotismo e di sesso (uno dei più difficili, per ogni scrittore, da metter su carta con buoni risultati di qualità) con leggerezza e con utilizzo di vocaboli d’uso non recente, che conferiscono a queste parti del racconto la sensazione di vivere situazioni “universali” in “quel” momento storico.

Universale è anche la “fotografia” della strage ordinata dal re d’Inghilterra contro gli abitanti di un villaggio colpevoli di… ( non posso aggiungere dettagli che anticipino la trama), e che fa diventare, al confronto, veramente fortunato il “Geordie” di De Andrè e di Joan Baez, impiccato con una corda d’oro.

L’angoscia che l’autore trasmette attraverso questa fotografia, richiama la medesima angoscia descritta dallo stesso Galloni in un racconto del suo precedente libro Le affinità casuali nel quale si narra una realtà poco o nulla ricordata dalla storiografia e dalla letteratura relativa al periodo di occupazione tedesca del Norditalia (anno 1944): le razzie di manipoli di soldati asiatici (kazaki, uzbeki o tagiki che fossero, definiti “Mongoli” dai contadini emiliani che ne fecero conoscenza) arruolati dai nazisti durante la campagna di Russia e schierati in Italia in quell’ultima fase della Guerra.
Diversissimo il contesto storico, identico il risultato nelle anime e sulle carni delle vittime.

Sempre nelle Affinità casuali, testo che racchiude il meglio del proprio blog, Paolo aveva preso confidenza e “presentato” al pubblico proprio i personaggi del Segreto del poeta: Chrétien ed i figli della di lui penna, Artù e compagnia.

Sottolinerei, infine, i due aspetti, per me, migliori di questo lavoro di P.G. Kien-Paolo Galloni: la limpidezza di scrittura e l’enorme lavoro di ricerca storica e linguistica, peraltro già presente nelle sue precedenti opere, il romanzo Donal d’Irlanda ed alcuni saggi sulla caccia e sull’artigianato del Medioevo, e che squisitamente sorregge tutta l’intelaiatura del romanzo.

Da leggere.


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