mercoledì 4 marzo 2009

Su Il primato della pietà di Nino Di Paolo

recensione di © Miriam Ballerini inserita anche in
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© FARA Editore 2008 ISBN 978 88 95139 47 0
€ 14,00 Pag.192

Il primato della pietà è una raccolta di racconti molto particolare, infatti ogni brano ha come titolo una delle “opere di misericordia” elencate dalla Chiesa come manifestazione concrete di Carità, come ci dice lo stesso autore nella prefazione.
Non può che trovarmi d’accordo questo approccio alla scrittura che ci ricorda manifestazioni di vera pietas nei confronti degli altri, senza per questo essere tacciati di “buonismo”.
La prima parte del libro ci presenta racconti autobiografici, e in questi 7 primi scritti ho trovato una forte manifestazione di coraggio da parte dell’autore. Di Paolo si è messo a nudo, raccontandoci episodi della propria vita intimi, personali. Ci ha presentato la sua famiglia d’origine, quindi quella costruita insieme alla moglie. Le sue idee politiche, la vita divisa fra due comunità diverse fra loro: Casalanguida, il paese d’origine della sua famiglia e Pero, dove tutt’ora vive e lavora lo scrittore.
Gli altri racconti sono d’invenzione, anche se, bene o male, troviamo anche in questi tracce di realtà quotidiana. È come se l’autore abbia voluto costruirsi una base vera, solida su cui posarsi, per meglio raccontare gli altri brani di fantasia.
Gli scritti sono brevi, veloci, con una scrittura spartana. I luoghi vengono perlopiù descritti attraverso le persone e i personaggi che li popolano.
Di Paolo usa il tono gergale tipico del nord Italia quando ci parla dei suoi protagonisti, ponendoceli, ad esempio, come “La Maria”, “Il Roberto”. Un modo tipico e assolutamente dialettale, ma che proprio per questo pare ci mette subito in confidenza con chi si presenta attraverso le pagine.
Ma quali sono questi atti di carità? Ve ne riporto solo alcuni: “Vestire gli ignudi”. In questo primo racconto Di Paolo ci confida i suoi ricordi dei viaggi dalla provincia di Milano, di ritorno al paese d’origine per le ferie. Come sotto titolo aggiunge: storie sul nostro bel vestito della festa. l’ambiente.
Oppure “Dar da mangiare agli affamati” e ancora “Visitare i carcerati”.
I temi, seppure messi sottobraccio alle tematiche cristiane, non sono banali, spesso ci parlano di altro, per poi dare un senso del tutto personale all’opera di misericordia a cui sono stati associati.
Nino ci mostra diversi volti della nostra società, facendoci riflettere, regalandoci del tutto gratuitamente i suoi ricordi, i suoi pensieri, la sua realtà.
Dice Carlo Penati nella prefazione: «È di tanti “prossimi” che l’autore ci parla, proponendo una galleria di ritratti impressionisti, che illustrano a pennellate rapide e scarne ciò che ognuno può leggere solo attraverso la propria interpretazione.»
Io, personalmente, ho trovato questo lavoro originale, un libro che “semina”.

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