martedì 17 febbraio 2009

Su Fragile di Laura Bonalumi

recensione di Vincenzo D'Alessio



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La società italiana è vecchia e malata di egoismi. L’esistenza dei giovani diviene cara, sempre di più. Ogni anno assistiamo increduli alle cifre trasmesse sulla morte di tanti giovani per incidenti stradali, per incidenti sul lavoro, per anoressia, per droga, per tumori. Come generazione testimone di un passaggio tra Novecento e Duemila siamo stati costretti ad ingoiare tante negatività nella nostra piccola Italia, come in tante altre nazioni del pianeta. Abbiamo lottato tanto, tantissimo, ci fanno male le braccia. Abbiamo scritto, siamo scesi in piazza. Abbiamo messo a rischio la nostra vita. Abbiamo visto morire anche i nostri affetti più cari. Ma… la società italiana non cambia affatto.
La società italiana è degradata, disattenta alla propria storia e alla propria terra, priva di quello spirito europeo soffuso di italianità. Prima vengono le esigenze personali e della propria famiglia, poi lo sguardo viene rivolto verso chi soffre: troppo tardi! I problemi divengono insuperabili per il tempo trascorso. Il gene egoista che Richard Dawkins ha legato alla nostra genetica ha negli italiani un peso ineguagliabile.
Date queste premesse la scrittura delicata e generosa della Bonalumi è un inno straziante alle vite dei nostri giovani e all’indifferenza imperturbabile della società contemporanea. La corsa al primato sociale: voglio essere il primo, la prima! In che cosa? Sugli schermi televisivi, sui quotidiani, attraverso la radio, primi di fronte alla carriera? L’unica carriera è quella silenziosa delle madri di famiglia, delle infermiere negli ospedali, delle persone che ogni giorno lasciano il proprio ambito famigliare e portano aiuto a chi serve: specie agli ultimi. Questi sono quelli che hanno diritto ad essere chiamati “esseri umani”. Il resto?! Lasciateli alle loro brutture.
La scrittura di questo romanzo (che a me piace definire testimonianza) mi richiama alla mente la bella scrittura di Emilia Dente del suo “Cuore di donna”, scritto nel 1997, e alle stupende testimonianze di Carla De Angelis nei suoi scritti con Stefano Martello: che si ritrova ad introdurre anche questo semplice capolavoro di umanità. Non discuto sulla visione degli Angeli, su Daniele, su Gesù Cristo e sulla Speranza che mai abbandona chi vive e si concede la Fede. Ho lottato anch’io tanto insieme a chi, travolto da un male inguaribile, ha cercato il Creatore nelle sue creature più semplici: gli animali.
Quanta indifferenza però, quanti conflitti si affacciano dalle famiglie. Oggi divengono vere scuri, con l’economia che riduce tutto al minimo consumo. Le vite umane sembrano proprio questo: merce da consumo. Così si innesca la spirale di indifferenza di fronte a quei grandi edifici chiamati ospedale, clinica, casa di riposo. L’esistenza che ci porta Bonalumi è ben altro. La sua penna è certamente pulsante degli stimoli che una visione cittadina le offre ogni giorno. Una “creativa” che avvalora il senso alto della partecipazione al mondo universale che la circonda: non una visione riduttiva ma deduttiva, per chi si avvicina con lo spirito che Stefano Martello ha sintetizzato in questo periodo: “Che è tristemente attuale e dannatamente umano” (pag. 9).
Noi abbiamo letto e abbiamo affidato ad altre mani questa splendida testimonianza di Fede nell’Esistere.

Febbraio, 2009

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