mercoledì 26 settembre 2007

Palazzo vuoto a Rimini 5-10



VENERDÌ 5 OTTOBRE ORE 18
presso la Sala del Giudizio Universale - MUSEO DI RIMINI

Fara Editore e il Circolo Norberto Bobbio di Rimini
presentano il nuovo libro di

Alberto Rossini

Il palazzo vuoto. La politica nell’epoca della fine dello Stato nazione


Ne discutono:
Ferdinando Fabbri, Presidente della Provincia di Rimini
Piero Meldini, scrittore e saggista
Ermanno Vichi, Deputato

Conduce il dibattito
Giorgio Tonelli
Segretario regionale Ordine Giornalisti Emilia Romagna



Venerdì 5 ottobre alle 18.00 presso la sala del Giudizio del Museo di Rimini, verrà presentato Il Palazzo vuoto - La politica nell’epoca della fine dello Stato nazione di Alberto Rossini, pubblicato da Fara.
Discuteranno del libro il giornalista televisivo Giorgio Tonelli, al quale sarà affidato il compito di avviare e condurre il dibattito, lo scrittore e saggista Piero Meldini, il presidente della Provincia Nando Fabbri ed il deputato Ermanno Vichi.
Il momento sembra essere particolarmente appropriato vista l’ormai quotidiana polemica tra politica ed antipolitica. Il saggio, uscito ad aprile, ha avuto quantomeno il merito di anticipare un argomento ora esploso su tutti mezzi di informazione.
Rossini sviluppa un’analisi dalla quale emerge che la politica è entrata in crisi poiché la globalizzazione cambia non solo il modo di pensare ma anche il nostro agire quotidiano. I confini nazionali sono diventati un limite. Che senso ha legiferare all’interno di una nazione, quando persone e cose ormai sono proiettate su uno scenario globale? Inoltre, nella specificità italiana, i partiti già dalla fine degli anni ’80 attraversano una fase particolarmente difficile della propria storia.
Il Palazzo, in questo contesto, rischia di essere svuotato dall’interno. Impossibilitato, da un lato, a prendere decisioni sovranazionali che riguardano la vita di ciascuno di noi - dalle questioni ambientali a quelle sugli organismi geneticamente modificati - poiché le competenze territoriali sono troppo definite rispetto a questioni che non possono essere affrontati seguendo la logica dei confini amministrativi. Ma il Palazzo, d’altro canto, stenta a decidere su questioni locali: le lobbies, i comitati, altre forme di potere legittimamente organizzate rallentano o bloccano questa o quella decisione, vedi il caso delle liberalizzazioni o delle autorizzazioni necessarie per le grandi opere. I poteri di veto si moltiplicano e l’indecisione diviene abitudine consolidata.
In questo vuoto cresce e prospera l’antipolitica che cerca risposte facili ma impossibili in un mondo in cui la complessità è la regola.
La partita, tuttavia, è aperta. Infatti, secondo l’autore, è ancora possibile, anzi doveroso, trovare soluzioni percorribili.
Per superare l’impasse, la politica deve ri-trovare la propria forza e prendere decisioni operative. Partendo, forse, proprio dal locale, ovvero dal livello più vicino ai cittadini, alle persone, ai singoli individui, che hanno problemi specifici e avanzano questioni quotidiane e precise.
Occorre che la politica sia ogni giorno capace di pensare in maniera molto concreta e locale ma tenendo presente lo scenario sopranazionale, globale, in cui il mondo attuale ci costringe a pensare e ad agire.
La scommessa è capire quanto la politica, intesa come arte del governo della cosa pubblica, sia (ancora) capace di svolgere questa funzione.
Di questo - e ovviamente di molto altro - saranno chiamati a discutere gli invitati tenendo conto delle proprie competenze e degli importanti ruoli e funzioni che ricoprono nella società civile e nelle istituzioni.


www.faraeditore.it
www.circolobobbio.it

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