lunedì 3 febbraio 2025

Su critica, scrittura e cultura

grazie di cuore ad Enrico Macioci e complimenti ad Andrea Temporelli

Sono felice di avere dedicato buona parte di questa domenica casalinga alla lettura di Assist, rovesciate e autogol. La letteratura presa a calci, di Andrea Temporelli (FaraEditore). È un testo che, d’ora in poi, porterò sempre nella mia metaforica tasca, e che rileggerò spesso.

Io non sono un critico bensì un narratore, e Temporelli si rivolge (perlopiù) ai critici e all’atto critico, ma credo che tutti noi che leggiamo/scriviamo dovremmo conoscere questo ardente libriccino, che si fa carico con impudenza e anzi con imprudenza di questioni ciclopiche e perciò spessissimo ignorate.
Qualche giorno fa Richard Ford ha dichiarato di non avere, né lui né nessun altro scrittore americano, la benché minima influenza sulla politica e la vita quotidiana americane. Se non ce l’ha lui, figuriamoci io su quelle italiane. Pure, per circa un anno mi sono sentito in dovere - sbagliando, ma che importa? - di denunciare quella che mi sembrava la palese ingiustizia e incostituzionalità delle misure anti-covid, e specialmente del mitologico green pass.
Faccio questo esempio per dire che, nell’ambito umanistico inteso in senso lato, la logica vale il giusto. A rigor di logica, quasi nessuna delle persone che scrivono dovrebbe scrivere, sia per motivi economici sia per motivi di talento. Eppure le persone scrivono; investono speranze ed energie; sfidano, ciascuno a modo proprio, il successo e il fallimento; bordeggiano con tenacia il senso d'inutilità che la letteratura si porta dietro. La logica, nel nostro ambito, vale come il due di briscola.
Il mio post precedente sul libro di Temporelli ha ottenuto finora sei like e questo non andrà meglio, temo. È vero, non è certo facebook il luogo per imbastire simili discorsi (o forse qualunque discorso); ma per chi, come me e tantissimi altri, non ha molto altro, quale sarebbe in nome di Dio il luogo deputato? E se scrivessi queste note sulla pagina di un giornale esse otterrebbero un credito e una visibilità tanto maggiori? Siamo o non siamo, in effetti, nel tempo della nebulizzazione, dell’atomizzazione e della dispersione? Chi è che oggi possiede una chiara autorità? Per echeggiare Shoshana Zuboff, chi decide chi decide?
Bisogna rassegnarsi, come spiega Temporelli: è un tempo micidiale per esistere in quanto scrittori (e non solo). Ma scrivere è anzitutto una vocazione, più che una scelta. La scelta attiene, in seguito, al tipo di scrittore che vogliamo diventare - e nemmeno sempre.
Forse ciò che davvero oggi manca, dell'esercizio critico, è la funzione di collante fra scrittori e lettori, fra scrittori e scrittori, fra scrittori e scrittori morti (la famosa tradizione). Ma se la critica langue non è tutta colpa dei critici; la colpa è anche dei lettori, anche degli scrittori, anche degli editori. Il sistema viene alimentato ed approvato da tutte le sue componenti, tutti collaborano alla direzione in cui scorre l'acqua e però nessuno, da solo, può minimamente cambiarne il corso.
Qui si annida la trappola, temo. In questo senso di vacuità cosmica, di affollamento e affogamento. È vero, le cose stanno così e cosà, ma io che posso fare? Che posso cambiare? Vale la pena crucciarmi per problemi troppo più grandi di me?
Allora chiudo con un’altra domanda: che cos’è la cultura? La cultura è una visione del mondo, con tutto ciò che essa comporta in termini di frustrazione e difficoltà; forse, risponderebbe Temporelli, la cultura è perfino un autogol.

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