All'Istituto Alberto Marvelli PROPOSTA DI LABORATORI DI PRIMA CONSAPEVOLEZZA DEL SENSO DI ESSERE MORALE E RELIGIOSO NELL'ESPRESSIONE SENTIMENTALE-AFFETTIVA. L'identità personale s'identifica con la coscienza o riflessione su di sé e quindi si estende, nel passato quanto si estende la memoria. La nozione di persona è pertanto un idea su la consapevolezza fra l'io presente e quello passato e su ciò si fonda la responsabilità morale, religiosa e giuridica. Dal punto di vista pratico emotivo si tratta di impressioni particolari e mutevoli nel tempo per somiglianza e casualità fra esse, nella dinamica della nostra vita psichica che poi si traduce in senso dinamico-funzionale come sentimento del proprio essere continuo e distinto. La formazione dell'identità avviene nei primi anni di vita del bambino, quando si ha la scoperta principale del mondo degli oggetti e la distinzione fra essi ed il proprio sé fisico e mentale e nasce il sistema dell'IO. Il processo di costruzione di identità, ivi compresa quella sessuale, parte da fasi di sviluppo psicologico ed in particolare modo si riferisce al meccanismo di identificazione con i genitori, grazie ai quali il soggetto assume, assimila ed assorbe alcuni aspetti, proprietà, o attributi trasformandosi totalmente o parzialmente sul modello di questi ultimi. La formazione poi del senso di identità vero e proprio che si rivela nell'autonomia ed indipendenza del soggetto, avrebbe inizio al momento di separazione-individuazione del bambino in fase prepuberale e madre, che manca nei casi di psicosi e nevrosi infantile che poi si ripercuotono nella fase adulta. E' possibile stabilire attraverso i laboratori che si intende costruire una relazione fra fallimento nella costruzione di una identità stabile ed interiorizzazione di figure genitoriali inadeguate, così che si deve cercare all'interno dei laboratori di cercare una emotività ed affettività che possa essere oggettivamente analitica che serva di sostegno ad una ideologia narcisista di un sé precario, che abbisogna ancora di continue identificazioni per essere sostenuto e potersi differenziare dalle figure genitoriali trovando un proprio modo di essere per realizzarsi e sentirsi unico ed irripetibile e non invece una fotocopia oppure una riproduzione. In psichiatria il senso di identità è legato profondamente al mantenimento della coscienza dell'IO e perciò risulta importante per i soggetti in cura cercare di assestare le fratture ed il vissuto di non appartenenza ai propri eventi psichici o estraneamento come avviene per la sorella più piccola e più in generale la psichiatria descrive la depersonalizzazione come una esperienza di distacco dalla propria interiorità sia fisica che mentale, dal mondo esterno, come se la naturale relazione dell'IO con i 3 luoghi in cui abita l'anima (mente, corpo e consapevolezza del sé) nella realtà si incrinasse ed addirittura si rompesse per cui si generassero dei disturbi di mancata attinenza alla realtà, al mondo circostante e ciò genera assenza e vuoto e poi inevitabile sterilità che è presente nei quadri psicopatologici gravi che comportano o attaccamento morboso oppure totale sintomo repressivo dei valori vitali che si traducono in apatia continua. In altri casi invece come per la sorella più grande o di una vicina di casa si generano atti prevaricatori di natura narcisistica che si possono tradurre in aggressività, prepotenza alternati a vittimismo e problematico egocentrismo che portano l'individuo a non riuscire ad affrontare le sconfitte, le responsabilità dell'errore e della colpa e nemmeno a voler sopportare il dolore e la sofferenza ed a giungere a forti stati di irritabilità, di nevrosi e di pulsione alla gelosia che si traduce in perfidia ed in atti rivendicatori o accusatori o peggio in scarica barile. Si chiede la collaborazione della coordinazione del dottor Zamparetti Marco in quanto tali laboratori servono a mettere in chiaro i punti deboli, le fragilità e le vulnerabilità, i limiti ed i difetti e a cercare di equilibrare i loro effetti sull'identità per modo tale che nel verso di poli negativi, non si giunga mai più ad epiloghi come quello accaduto a Giulia Cicchettin e che attraverso tale atto ci sia maggiore consapevolezza delle proprie emozioni e delle proprie pulsioni e che si possano generare proficui stimoli per bloccare i sentimenti perversi, perfidi, malvagi e per spronare quelli buoni di considerazione dell'altra, di spazi espressivi moderati per ciascuno e di atti rispondenti ad una identità di vocazione e realizzazione propria ed originale che riesca a porsi in evidenza, che viva di luce propria e mai in ombra, mai nel grigiore, mai nel buio dell'oscurità demoniaca fino a giungere all'eclissamento dell'anima e poi a inibirla oppure stolcherarla o peggio ancora denigrarla generando forti frustrazioni e così libidine distorta che non riesce mai ad estrinsecare il proprio essere e a trovare armonia, ma viene dilaniata, delusa e stressata dall'egida della tipologia vincente che opprime e vessa il più debole fino a condurlo alla sensazione fallimentare che poi conduce a gravi ed irreparabili epiloghi di persone che non torneranno mai più, di un amore che non vivrà mai più. Nella speranza che questo atto venga preso in dovuta considerazione si augura a tutti buone feste natalizie.
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