mercoledì 19 luglio 2023

 

Voci di un angelo padano

Intervista a Chiara Maini

di Camilla Ugolini Mecca


Dalle statistiche recenti, sembra che le persone che leggono in Italia siano progressivamente diminuite negli ultimi anni. Si pensava che certe buone abitudini coltivate in pandemia sarebbero rimaste vive: in realtà è accaduto che chi già leggeva, abbia semplicemente proseguito, leggendo anche di più.

I lettori nel nostro Paese, insomma, appaiono come una specie anomala, in via di estinzione. Si stanno trasformando quasi in una confraternita di Carbonari, che si fiutano a distanza di chilometri e si consigliano i titoli nel buio delle community, in quel mondo variegato che è il web.

È stato proprio mentre navigavo svogliatamente tra i profili Instagram che ho scoperto quello di Chiara Maini, con le sue letture ad alta voce.

Nei suoi microfilm, Chiara legge brani dei testi che ama, che l’hanno appassionata, reinterpretandoli con la sua voce un po’ roca, quasi stupita, combinata ad un volto senza tempo. Ma nei suoi video non appaiono soltanto i libri e il suo primo piano: ci sono costumi, piccole scenografie, musiche raffinate, luoghi antichi e dimenticati. Contesti che ci invitano ad entrare nei testi proposti e ad abitarli.

E poi c’è il vasto mare d’erba della bassa parmense, con i suoi canali e i casolari vuoti, pronti ad essere riempiti di sogni.

Ho seguito il lavoro di Chiara Maini per più di un anno, e alla fine le ho proposto un’intervista. Ecco il suo racconto.

Da cosa è nata l’idea delle “letture ad alta voce”?

Ho sempre amato molto leggere. In particolare, ci sono autori che hanno segnato profondamente la mia anima: con loro sono cresciuta, ho sofferto, le loro parole hanno dato forma al mio sentire. Queste grandi menti sembravano provare quello che provavo io, durante le varie fasi della mia crescita. Quando poi ho avuto i miei figli, il mio primo desiderio è stato quello di leggergli ad alta voce i più grandi romanzi della letteratura per ragazzi. E così la sera, prima di dormire, per tanti anni ho realizzato per loro delle piccole rappresentazioni teatrali: io completamente immedesimata nei vari personaggi, e loro con orecchie e occhi aperti, pronti ad emozionarsi e a lasciarsi trasportare.

Quando i figli sono cresciuti, ho cominciato a leggere nelle biblioteche e nelle scuole materne e l’ho fatto per diversi anni.  I bambini hanno seguito sempre con interesse le storie che leggevo. Con gli adulti ho avuto meno esperienze di letture dal vivo, ma anche in quel caso hanno avuto successo.

Poi sono arrivati gli anni del Covid, il boom della condivisione online, e allora mi sono avvicinata ad Instagram, ai canali che parlano di libri, che pubblicano foto di copertine e suggerimenti letterari di ogni tipo. Da lì è maturata l’idea di provare a parlare di libri alla mia maniera, leggendo ad alta voce, ma con l’idea che la mia non fosse una semplice voce, ma uno strumento per esprimere tutto il mio essere.

La tua creatività si esprime in modi estremamente versatili, in cui anche le scenografie, le dissolvenze e la musica hanno un peso importante. Eppure nella tua pagina Instagram ti definisci ‘pittrice’ e in alcuni post compaiono alcuni tuoi dipinti. Perché hai scelto di definirti in questo modo?

Mi definisco ‘pittrice’ perché il mio lavoro artistico nasce come lavoro pittorico. Ho frequentato l’Accademia di Belle Arti di Urbino, pensando che fosse quella la mia strada. Poi - finiti gli studi - la mia vita ha preso un altro corso, per cui ho deciso, con grande sofferenza, di appendere i pennelli al chiodo e di dedicarmi ad altro. Mi piace però mantenere l’appellativo di ‘pittrice’ per ricordarmi da dove sono partita e perché in fondo quell’anima artistica, quella sensibilità pittorica rimangono sempre dentro di me.

 


I tuoi video presentano alcuni elementi ricorrenti: uno di questi è il telefono. Un telefono di vecchia foggia, di bachelite nera, oppure il famoso telefono grigio della Sip. È un elemento che mi sembra più collegato al tema dell’attesa che alla comunicazione. E l’attesa è un filo che attraversa molti dei tuoi racconti…

Sì, l’attesa… Sono una persona che - nonostante non sia più giovanissima - attende ancora il suo riscatto.

Gli oggetti che più rendono quest’idea sono un telefono che chissà mai se suonerà; un’astronave di cartapesta che mai decollerà; un paio d’ali finte, completamente inadatte al volo. E antenne che captano messaggi da uno spazio troppo lontano. 

Quel mio appendere i pennelli al chiodo tanti anni fa, quella rinuncia alla mia vocazione artistica, al creare, hanno segnato tutta la mia vita. Da allora mi sono sempre sentita un pesce fuor d’acqua, un essere infelice, un Icaro caduto inesorabilmente a terra con ali troppi deboli. Non sono più riuscita a scegliere e mi sono aggrappata alla mia anima bambina, senza più voler crescere. Ma dentro di me la belva creatrice ha continuato a battere, a vivere, a bruciarmi l’anima - nonostante io cercassi di rinnegarla. Poi sono arrivate queste letture ad alta voce e qualcosa sono riuscita ad esprimere…

Hai citato la figura di Icaro… Un altro tema ricorrente è proprio quello del volo.  Gli angeli, Icaro appunto, le prove di volo. E la casa rurale immaginata come un’astronave. Puoi dirmi qualcosa su questo tema?

Icaro è un angelo mancato e io mi sento come lui. Con le ali scassate, finte, da terra ho sempre lo sguardo rivolto verso il cielo, verso il sogno. Immagino case come astronavi, decolli impossibili verso universi migliori, verso altre possibilità di vita. Il volo è quindi una fuga, un viaggio immaginario verso mondi lontani. Sono fondamentalmente una grande sognatrice: da piccola mi dicevano che avevo sempre la testa tra le nuvole, e così sono rimasta.

In un post, riferendoti a Ray Bradbury, hai scritto che a volte sono gli scrittori a sceglierti. Bradbury è un autore che citi spesso. Come lo hai scoperto e cosa ti colpisce nella sua scrittura?

Amo Bradbury perché non parla semplicemente di spazio, di astronavi, di altri pianeti, ma i suoi racconti sono molto profondi e toccanti, sono pregni di un’umanità disastrata, di solitudini. I suoi racconti mi hanno stimolata molto e continuano a farlo. È lui che ha ispirato le mie case-astronavi, il mio essere come un extraterrestre in una bassa parmense, desolata come potrebbe essere Marte. E mi piace pensare che sia stato lui a scegliermi, impietosito dal mio arrabattarmi su questa terra. “Tieni” - mi ha detto -” usami, e chissà che alla fine poi tu non ci riesca a…”

Un altro autore molto presente nelle tue letture è Dino Buzzati …

Di Buzzati ho letto tutto, è un autore che mi ha accompagnata per tanti anni e che tutt’ora tengo sul mio comodino, come fosse un Vangelo. “Il deserto dei Tartari” è uno dei miei romanzi preferiti, da leggere e rileggere. Per me scrive benissimo, è un visionario, un poeta. C’è tanta malinconia nel suo scrivere: il tema del tempo che passa, delle occasioni perse, di quello che ci sarà dopo. Le sue sono riflessioni profondissime sulla vita e parla di temi che sento tantissimo anche io.

 

I tuoi video sono ambientati in minuscoli spazi – talvolta un armadio o lo scorcio di una vasca da bagno – oppure, al contrario, nella vastità della campagna padana. Quest’ultima talvolta diventa lo sfondo per personaggi solitari come il poeta o l’angelo, o per una donna elegante e malinconica che si muove fra le spighe. Come scegli le tue ambientazioni?

Per raccontare, mi serve un teatro, una dimensione fuori dall’ordinario. Quando metto in scena delle storie, mi servono le scenografie, i costumi, la musica, le luci: tutte cose che non ho, e quindi mi affido all’immaginazione. La campagna che mi circonda - se uso i suoni giusti, le musiche adatte - diventa ciò che voglio: spesso è un mare in cui navigare, o un deserto in cui peregrinare e riflettere. Altre volte il fondo nero di una stanza, oppure un abito, un trucco, una luce soffusa - insomma tutto ciò che rimandi altre dimensioni - sono sufficienti a creare l’atmosfera. Spesso sono proprio i testi ad ispirarmi nella scelta degli ambienti, ma anche le musiche hanno un ruolo estremamente stimolante e visionario. Ultimamente ho ascoltato le musiche dei Bauhaus - un gruppo post punk/ gothic rock degli anni ’80: si tratta di musiche molto cupe, che mi hanno fatto ricordare un romanzo di Shirley Jackson, “L’incubo di Hill House”. Insomma la fantasia viaggia ed è così che comincia un nuovo viaggio ….

E un altro viaggio ancora, per un angelo sempre pronto ad attraversare le molteplici realtà possibili. E ad ogni avventura, qualcosa resta impigliato fra le sue ali: nuove idee, nuovi inizi, nuove storie da portare sulla terra.

 

Le letture e i video di Chiara Maini sono tutti sul suo profilo Instagram: https://www.instagram.com/chiarapittrice/

 

 





2 commenti:

Marilù ha detto...

Cara Chiara Maini, non so se hai piacere del fatto che il tuo telefono squilli per un intervento psico-pratico, ma penso che il fatto che tu scelga proprio l'autore Buzzati Dino da tenere sul comodino denoti una angoscia dovuta ad idiosincrasia così come per te con la figura dell'angelo padano e di Icaro a cui se non sbaglio si sciolsero le ali alla luce del sole nel tentativo di fuga da una realtà piccolo-borghese o comunque soffocante. L'angelo che cerchi come mediatore di esaudimento dei tuoi più puri desideri è dato da una lettura di Tobia (ma non so se sei credente, ma comunque la santa Bibbia può davvero essere illuminante, molto più di Buzzati!) in cui un angelo suggerisce a Tobia e forse anche a te rispetto ad un pesce o meglio al suo sentimento d'amore di aprirlo e di toglierne il fiele amaro, il cuore, il fegato e di metterli in disparte gettando via gli intestini perchè il fegato ed il cuore possono essere utili come farmaci. Se vuoi riprendere il cammino dopo una batosta dovresti probabilmente seguire il suggerimento di Tobia capitolo 6 in particolare versetti 8 dove si risponde che il fumo che si fa salire dal fegato e dal cuore di un pesce davanti ad un uomo o donna tormentati dai loro demoni interiori o da spiriti malvagi fanno cessare gli attacchi solo se poi si considera che è il fiele che acceca l'amore e ciò è un peccato perchè sono convinta che tu possa fare un percorso più proficuo ed un cammino più utile sia a te stessa che agli altri. Spero davvero di avere risposto alla tua dilaniante domanda. Ciao Marilù

Camilla Ugolini Mecca ha detto...

Gentile Marilù, per quanto abbia scritto a Chiara Maini, le rispondo, avendola intervistata proprio io.
Questo è un blog dove si parla di libri e letteratura, oltre che di spiritualità.
Ritengo che ognuno di noi abbia il diritto di leggere ciò che sente vicino alla propria sensibilità, Buzzati compreso, visto che fortunatamente non esistono censure che ci dicono cosa leggere e cosa non leggere.
Oltre a questo, non credo che nessuno di noi abbia il diritto di indicare la via, a meno che non sia un Maestro. Ma anche il quel caso , i Maestri si seguono, spontaneamente. E le domande a volte si indirizzano al cosmo, a Dio, alla vita. Chi siamo noi per rispondere?