lunedì 12 luglio 2021

Elisa Re e Giorgio Massi vincono il Faraexcelsior 2021: i più vivi complimenti!

Grazie di cuore ai giurati Claudio Fraticelli, Maela Bertazzo, Paola Spigarelli, Stefano Martello e Subhaga Gaetano Failla della sezione Romanzo/racconti/saggi del concorso Faraexcelsior 2021 (per la sez. Poesia v. qui) che hanno così deliberato:

I class.

Un fiore per Isabella
di Elisa Re (Macerata)


Elisa Re è nata il 20 gennaio 2004 a San Severino Marche e vive a Macerata con i suoi genitori. Frequenta il quinto anno al Liceo Linguistico Giacomo Leopardi di Macerata. Ha partecipato a due concorsi letterari, “Racconti marchigiani 2019” (che ha vinto ottenendo la pubblicazione di un suo racconto La distanza di un sogno per i tipi di Historica Edizioni), e La Rocca in cui ha vinto nella categoria poesie in inglese con la poesia Far away. Inoltre recentemente la sua poesia Ombre è stata selezionata al concorso internazionale “Parole in Fuga” per una pubblicazione con Aletti Editore prevista per il mese di Ottobre 2021.

«Questo romanzo breve dal bel titolo mi ha molto commosso. È la storia di una donna che decide, dopo molto tempo dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, superato il terrore del ricordo e l’atroce e paradossale senso di colpa di essere una sopravvissuta al lager, di narrare in numerosi incontri scolastici eventi storici astratti e impersonali, e infine, durante l’ultimo incontro, quel che è accaduto proprio a lei, a Isabella. Racconta allora la sua storia famigliare, di ebrea italiana a Roma tra gli anni Venti e Quaranta, le persecuzioni razziali, i tentativi pedagogici di una scuola elementare clandestina, l’educazione sentimentale forgiata nell’inferno nazifascista, lo strazio di una scelta disumana, la deportazione in un campo di sterminio, la rinascita dopo la guerra e l’ulteriore rinascita, quando la donna ha ormai 98 anni. La scrittura è lineare e semplice, risultato pregevole di un’ardua composizione. Il lettore si trova quasi inavvertitamente, in un lento e progressivo crescendo emotivo, a essere coinvolto fino alle lacrime dall’atmosfera del romanzo. Un fiore per Isabella è fondamentalmente una storia sulla gratitudine:  “Una, due, tre lacrime percorsero il mio volto, ma mi stupii nel dire ‘Grazie!’. Non so a chi fosse diretto quel ringraziamento, se a Dio, all’Universo o ad altro…» (Subhaga Gaetano Failla)

«Questo racconto è proprio come quel ramoscello di lavanda che Ludovico regalava a Isabella da bambina per calmarla. Ci serve per sapere che tutto si ricomporrà, al di là dei tempi duri, della paura e delle incomprensioni. La storia di questi due fratelli, ben scritta, ci catapulta in tempo di guerra e di discriminazioni, ma, col suo profumo, ci accompagna fino al presente, dove la conciliazione è sempre possibile.» (Paola Spigarelli)

«Il tempo più buio del secolo breve ha posto l’umanità avanti ad incredibili assalti del male, capace di sconvolgere i più profondi legami di fratellanza. Di quel tempo ogni racconto sembra incredibile, eppure è avvenuto.» (Claudio Fraticelli)


II class.

Da galeraaa
di Giorgio Massi (Ascoli Piceno)

 
Giorgio Massi è nato ad Ascoli Piceno nel 1973. Giornalista pubblicista, laurea in Giurisprudenza. Ha portato in stampa, nel 2008, una raccolta di poesie dal titolo Il Sole freddo (Giraldi 2008). Dal 2013 alcuni suoi racconti sono stati pubblicati da Fara Editore: Borgo di piombo (in Opere scelte, 2015), Terraaagònia (secondo classificato al concorso Faraexecelsior e miglior autore locale al Premio Città di Grottammare 2019), Riviera. Invisibile (menzione speciale al concorso Città di Grottammare 2020) e Adele allo specchio (segnalata al Faraexcelsior 2020 e Menzione d’onore al Premio Città di Grottammare ’21). Ha preso parte a diversi progetti culturali e artistici promossi da Enti pubblici in veste di comunicatore istituzionale. Si occupa, attualmente, di tematiche legate all’informazione e alle politiche attive del lavoro. Appassionato di tennis, musica rock, cinema e, ovviamente, di gatti.

«Adoro le pagine di sport soprattutto quando vengono utilizzate come sottofondo di una vita su cui ci si ostina a riflettere. Non necessariamente per trovare una via d'uscita ad un presente deludente. Spesso, solo per comprendere chi siamo, dove stiamo andando e perché.  Il tennis, in questo senso, è lo sport perfetto per decodificare non tanto i nostri obiettivi quanto piuttosto lo stile che adottiamo nel tentativo di raggiungerli. Scritto magistralmente, con parole mai casuali che restituiscono al lettore immediatezza, riflessione e azione. Declamato su di un palco teatrale, andrebbe a ruba.» (Stefano Martello)

«Queste pagine telegrafiche non si possono lasciare in un cassetto. Il loro pregio, al di là di un ottimo stile, è la capacità di sintesi che non significa scrivere poco ma scrivere in modo diverso. L’originalità caratterizza infatti quest’opera. Realistico perché frutto di una pausa obbligatoria, è intriso di ironia e ci strappa non di rado risatine, come quel “Svolazzammo sul campo come foglie obese”. Un plauso all’autore per la capacità di appassionare chi, come me, non conosce nemmeno le regole base di questo sport. È una questione di tennis, ma non solo, e nel mio ruolo di spettatrice attenta, mi sono sentita – in “una serata umida di girasoli”– a modo mio felice, un po’ come la pallina che saltella finalmente in piena libertà.» (Maela Bertazzo)

«Il tempo pandemico trova la sua metafora con la possibilità di riprendere a maneggiare la racchetta da tennis. La ripresa, un training di allenamento, il torpore delle relazioni,  difficoltà, mancanze e affanni trascinati dall’orgoglio della passione di chi non vuol mollare.» (Claudio Fraticelli)


Opere votate

La Città di Dio. Prolegomeni alla nuova dottrina
di Gualtiero Lelli (Roma)

Gualtiero Lelli è nato a Roma, dove abita, il 15 novembre 1971. È stato insegnante supplente per circa dieci anni nella scuola primaria dell’infanzia. Ha pubblicato La linea gialla (Montedit 2019) e la raccolta di racconti La morte è un tonfo secco dall’altra stanza e il rumore di una teiera che si infrange sul pavimento (Montag 2020), Non ricordo nemmeno più che nome abbia (Fara 2020). Web: twitter.com/GualtieroLelli

«Alla base di questo romanzo breve c’è “uno strano libro”, “un insieme di pensieri deliranti”, scritto da un maestro originario della Patagonia, la cui data di nascita non ci è indifferente. Un testo rubato più di una volta, quindi non più disponibile, il cui contenuto viene alla luce grazie a vecchi appunti e alla memoria. Ed è proprio la memoria a giocare un ruolo fondamentale nelle pagine che andremo a leggere. Insieme all’autore e al suo stile impeccabile, intraprenderemo un viaggio diretti a Caeles, la città di Dio. In questo luogo di cui non conosciamo le coordinate geografiche, ma che potremmo collocare ovunque, dobbiamo staccarci da tutto ciò che appartiene al passato e immaginarci cittadini nuovi, con un’unica ragione di vita: il raggiungimento di uno “status di assoluto benessere”. Scopriremo che Caeles è una città circolare, come i “raggi di una ruota”. Qui le persone si muovono obbligatoriamente in senso orario, quasi a rincorrere il tempo. Sono reali o solo ombre? Cosa si nasconde dietro l’ordine ristabilito? E soprattutto quanto è costato il processo rivoluzionario? Ciò che non dobbiamo mai dimenticare è che non esiste un paradiso senza il suo opposto, e anche qui, a Caeles, tutto è orchestrato da entità superiori, non importa se divine o in carne e ossa. Infine, dovremmo guardarci allo specchio, consci che “entrambe le immagini sono reali perché nessuna può esistere senza l’altra”.» (Maela Bertazzo)

«Una distopia labirintica e onirica, una vertigine platonica, dantesca e borgesiana. La Città di Dio. Prolegomeni alla nuova dottrina è inoltre una feroce metafora del nostro oggi e un omaggio alla letteratura e alla filosofia di tutti i tempi. Afferma con disperata amarezza un personaggio di questo romanzo breve dalla struttura complessa: “Se nella parola ‘umanità’ è contenuta l’intera esperienza umana, sin dall’atto simbolico della creazione a questo momento preciso in cui sto scrivendo, essa andrebbe cancellata da questo foglio e dal pianeta”.» (Subhaga Gaetano Failla)  

«Un racconto che si nutre degli echi e dei topoi della grande letteratura (da Tommaso a Borges, Kafka) e sottopone al lettore il catalogo delle presunzioni dell’uomo mascherate in una nuova dottrina.» (Claudio Fraticelli)


Biglietto per la morte e altri racconti
di Sandro Serreri (Nuchis, SS)


Sandro Serreri (1963) vive e lavora in Gallura. È autore della raccolta di poesie Nelle stanze remote (Edizioni Cantagalli 2014) e del romanzo Mio fratello (Albatros 2017). Con Fara ha pubblicato La porta socchiusa (racconti, 2016) e Quel che resta (poesie, II class. al Narrapoetando 2018). Suoi testi sono presenti nei blog narrabilando e farapoesia.

«Racconti legati dai profondi percorsi dell’anima umana, immersi nell’onirico mistero di sogni inesplicati. Occasione di riflessione per una umanità smarrita.» (Claudio Fraticelli)

«Una scrittura lieve ci accompagna in territori con atmosfere surreali, incantamenti favolistici, emozioni infantili, gaie avventure, commoventi storie di formazione e delicati realismi. Questi nove racconti lasciano nel lettore il gusto di una tenerezza mai perduta che può persino ingannare “una brutta e cattiva signora”, come scopriamo in Biglietto per la morte: “La storia che stai per leggere, per l’appunto, è il racconto di uno scherzo fatto da un ragazzino e la sua banda a una brutta e cattiva signora. Questa signora si chiama: Morte”.» (Subhaga Gaetano Failla)

 

Disincanto. Silloge in prosa
di Roberto Morpurgo (Bulgarograsso, CO)


Laureato in filosofia, Roberto Morpurgo ha pubblicato fra l’altro Pregiudizi della libertà I (aforismi, Joker 2006), L’azzurro del mare (poesie, Joker, 2007), El Djablo (racconti, Puntoacapo 2009), Pregiudizi della libertà I-II (aforismi, Puntoacapo 2010). Ha diretto per la scena e per la radio i suoi atti unici Tubor e L’Autoritratto (edito poi in volume da Falsopiano nel 2013 e poi ripubblicato per gli stessi tipi in Tre atti unici, 2018). Al teatro Tordinona di Roma ha allestito e diretto le sue pièces L’Isola (2008), Bogey (2009), L’Appello (2010), Pioggerellina nella stanza (2011), L’Intervista (2012). Ha vinto il concorso La vita in prosa 2012 con il racconto Muette, con il libro Pregiudizi della libertà I-II il Premio Città di Como 2015 e (ex aequo) il Premio Torino in sintesi 2016. Monte Conero è inserito come finalista nell’antologia Racconti Marchigiani (Historica Edizioni 2016). Nel 2018 ha realizzato per il Museo Tattile Omero di Ancona due spettacoli tratti da L’Autoritratto (andati in scena a Fabriano e in Ancona nella sala sperimentale del Teatro delle Muse). Con Fara ha pubblicato in antologia (La forza delle parole 2012 e Scelte vincenti 2013) diverse prose a cavallo tra saggio e racconto e in volume Lodola – insonnie e sortilegi (2017) e Ondinotte (2020).

«L’opera riunisce numerosi piccoli racconti prossimi alla prosa poetica, all’apologo, alla fiaba, al frammento sapienziale, e vicini talvolta anche all’epistolario e a una sorta di oscuro diario intessuto di pudore, come accade più esplicitamente nella parte finale, dove troviamo una fulgida lettera claustrale (Mi giunsero) e mimetiche pagine diaristiche (Diario di un seduttore e Diario di sempre). Gli umori che attraversano i brevi testi sono molteplici: dalla vertiginosa indagine filosofica espressa con logica paradossale e conchiusa in un dubbio supremo, all’ironia, alla profonda tenerezza, al rapimento di un tempo immobile nella sua circolarità. La scrittura, misuratissima, è di inusitata eleganza. Il linguaggio è plasmato in sentieri sonori e lessicali sorprendenti e multiformi. Ognuno può trovare in Disincanto – Silloge in prosa piccole perle narrative in sintonia col proprio personale sentire. Dagli squarci aperti nelle  trame disorientanti giungono bagliori di una luce misteriosa che lasciano il lettore in una sospensione attonita. Può essere indicativo dell’atmosfera enigmatica e di grazia giocosa che pervade l’intera opera il seguente frammento, estratto dalla prosa intitolata La sfera: “Ma cosa so di questo essere? […] Tutto quel che ne so pare dunque ridursi a questo, che io con lui posso giocare”.» (Subhaga Gaetano Failla)

«Questa “silloge in prosa” come la definisce l’autore, è una raccolta preziosa. Un linguaggio colto, raffinato che un po’ intimidisce e ci fa chiedere permesso. Ogni storia è ammantata di poesia e ci troviamo a veleggiare, talvolta sfiorati dalla brezza, altre a lottare contro la tempesta dei sentimenti. Lo stile dell’autore? Lui stesso dice dipende. “Io trovo il linguaggio come trovo o perdo un amico, un ciottolo di fiume o una piuma caduta da un pulcino”. Ci sentiamo anche noi un po’ pulcini e, in silenzio, lasciamo che ci guidi in questo suo zigzagare. Aspettiamo che sia lui a riportarci sul sentiero, dal quale, per un attimo, ci eravamo persi. Attendiamo che “riacciuffi” i suoi attimi, i suoi segreti. È sveglio o sta sognando? Non ha importanza, “In fondo le parole non sono di nessuno: come le nuvole”. Che ruolo ha il tempo in tutto questo? “Non ho mai capito perché tutti noi diciamo ingannare il tempo, quando è così ovvio che è lui a ingannarci con la sua patetica ipnotica sfida a far finta di niente”. Non ci resta che metterci in disparte e, mentre lo lasciamo a guardare dallo spioncino il suo pezzo di cielo, raccogliamo – attenti a non perderne nemmeno una – le sue gemme.» (Maela Bertazzo)

«Pur nella esposizione di prosa, la ricerca poetica domina il testo. Un testo impegnativo per il lettore che si imbatte in dinamiche linguistiche aperte al desiderio del divino.» (Claudio Fraticelli)


Nota di lettura di Claudio Fraticelli

Racconti perduti di Franca Oberti (Cortebrugnatella, PC)


Nata a Genova, vissuta per trent’anni in Brianza, Franca Oberti si è trasferita in montagna, a un’ora dal mar Ligure, tra le valli strette dell’Aveto e del Trebbia. Dopo aver lavorato in diversi ambiti, ha affrontato la politica con la carica di Vice Sindaco per nove anni, mentre scriveva e partecipava a concorsi. In seguito impegnata in Parrocchia, ha continuato a pubblicare e a scrivere articoli per giornali locali. Attualmente Presidente dell’associazione SelvaticaMente di Corte Brugnatella, si occupa di organizzare eventi culturali in estate. Un marito, due figli, una nuora e ora una nipote, un cane e tre gatti, tanti amici in ogni parte del mondo. Vive con precarietà e gratitudine.

«Chi ha passione per lo scrivere non perde i suoi racconti. Piuttosto,  li lascia  sparsi,  in disparte ad attendere il loro tempo. Magari riemergono, così come in questo caso, per assumere le vesti di un “breviario” ove ogni accadimento richiama emozioni di una umanità, anche frugale, ma da raccontare.» (Claudio Fraticelli)

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