Tutto passa; tutto è destinato a passare. È questa la più grande tragedia umana. Nulla è immutabile, permanente. Nulla è fisso, per sempre. E questo, è molto intollerabile, insopportabile. L’Uomo ha mai digerito la Morte? No! Per questo, ecco la speranza della risurrezione, la promessa dell’immortalità. L’Uomo, mortale, pasto per i vermi, ha inventato l’Arte per assicurarsi l’eternità. Eppure: L’Ultima cena di Leonardo si sbriciola, i colori della Sistina di Michelangelo evaporano, gli affreschi di Giotto terremotati vengono giù. Allora, che cos’è, dunque, l’eternità?
Una gran fatica sotto il cielo: quella dell’Uomo ossessionato dallo scorrere del tempo, dalla vecchiaia, dal disfacimento, dall’oblio, dalla Morte. Per questo, mai pago di tempo e di spazio. Eppure, gli è stato detto e dimostrato che: Non ci si bagna mai due volte nello stesso fiume. Ma capire non equivale ad accettare. L’uomo sa fin troppo bene che la sua materia nasce per morire e che ogni nascita è il tentativo di prolungare la vita sino a raggiungere l’immortalità. Ogni uomo che nasce vuole togliere alla Morte tempo e spazio. Ma, la corruzione è insita nella natura della specie umana. Il benessere ha prolungato i giorni dell’Uomo, ma non ha sradicato il limite, la malattia. L’Uomo è riuscito solo a spostare il giorno e l’ora della sua Morte. Una grande pena solo, poi, per qualche giorno in più di vita, tutto qui? È stato domandato: Chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita?
Ah, poi, i fiumi d’inchiostro sull’amore! Ed ecco: l’amore ingannato, tradito, violentato, ucciso. La promessa dopo un solo giorno è evasa, fuggita lontano. Chiediamo, anzi supplichiamo misericordia: Per sua natura la misericordia non è un obbligo. Cade dal cielo sulla terra in basso come pioggia gentile. È due volte benedetta: benedice colui che la esercita e colui che la riceve. Essa ha il suo trono nei cuori dei Re. La misericordia è un attributo dello stesso Dio. Il potere terreno appare più simile a quello di Dio, quando la misericordia tempera la giustizia. Noi chiediamo misericordia, e quella stessa preghiera insegna a noi tutti a compiere atti di clemenza. Ma non c’è misericordia! Ecco, piuttosto, le illusioni, i sogni. Nulla è più fallace dell’amore umano. Le lacrime vorrebbero compensare la perdita, ma è solo un espediente consolatorio e passeggero. Per questo, non abbiamo bisogno che altri c’ingannino; sappiamo ingannarci molto bene da soli. Il tradimento, dunque, e l’abbandono son dietro l’uscio. Chiusa la porta, l’amore va via. Qualche volta resta solo la sua poesia.
Poi Rimbaud, per tutti noi, aggiunge: È ritrovata. Che? – L’Eternità. Ah, sì, l’Eternità! Non esiste! E se qualcuno mi domandasse: Allora, che cosa c’è? Risponderei: C’è… la vita, tutta la vita, la nostra vita. Questa, non ci basta? Ci deve bastare, anche perché non c’è altro. L’Uomo, un insaziabile. Nulla si fa bastare, neppure la sua stessa vita. Cerca, ma non trova. Si affanna, inutilmente. E i suoi giorni corrono, e tutto passa, e tutto scorre come acqua tra le sue dita che vorrebbero afferrare, stringere. Il presente già domani è passato. Non l’ha vissuto tentando di bloccarlo. Com’è contraddittoria la natura umana! Per questo, l’Uomo non trova quiete, riposo. Ha i giorni contati, ma non li vuol contare. Ah, quanto è insipiente l’Uomo che va su Marte! A che serve andare oltre, la gloria, l’Arte, le scoperte scientifiche e tecnologiche, se tutto è fluido e va via per sempre? Come, dunque, in verità, siamo piccoli, limitati nella nostra insopportabile creaturalità! Aggrediti e abbattuti da nemici invisibili moriamo lasciando rancori, rimorsi, tanto di non detto e non fatto. Sepolti, viene la dimenticanza e poi l’oblio e poi più nulla. Non volevamo passare e siamo passati come la foglia caduta, l’erba secca. La rosa è appassita e i suoi petali son volati via. Il passero è caduto dal ramo e le stelle sono morte milioni di anni fa. Tutto passa e noi rabbrividiamo al pensiero che domani, al sorgere del sole, non ci saremo più.
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