STORIE CON UN’ALTRA MORALE di Simone Mazza, Fara Editore
recensione di Gian Ruggero Manzoni
Simone Mazza vive e lavora a Parma. Insegnante, formatore, imprenditore, coltiva variegate altre passioni, tra cui scrivere. Ha redatto numerosi articoli per riviste di tecnologia didattica e diversi manuali, fra i quali: “The digital storytelling” (2018) e “Insegnare ai tempi del cloud” (2015). In ambito narrativo, dopo due raccolte di racconti, ha pubblicato in varie antologie molti testi premiati in concorsi letterari (es. “Il passaggio a livello” in “Creare Mondi”, Fara 2011) e un romanzo storico (“Memorie di fango”, Prospero 2017). Così hanno scritto di questi racconti, che prendono spunto da celebri opere del passato, la sempre brava Silvia Castellani: “Racconti originali dove vengono riscritti possibili finali diversi alle storie che tanti di noi conosciamo: così Lucia e Gertrude si scambiano di posto, Paride ci spiega il perché della sua scelta tra le tre dee dell'Olimpo che esigono una risposta su chi sia tra loro la più bella e Lucignolo che non è affatto il ‘somaro’ che sempre abbiamo creduto che fosse. E che dire di Orfeo il jazzista e di una nuova fatica per Ercole? Di loro e altri fantastici personaggi racchiusi in questo libro potrete leggere da voi meravigliandovi per l'ingegnosità delle riscritture, consci che si tratta di trame che vogliono essere un omaggio all'imprevisto e alla diversità come dichiara lo stesso autore. Una scrittura chiara, ricca di citazioni colte che rivela conoscenza della storia e soprattutto fantasia, un libro ricco di spunti curiosi nel rimaneggiare molti celebri finali”… quindi Angela Colapinto: “Gertrude e Lucia, primo componimento della raccolta, mostra i due personaggi sotto una luce originale e diversa, lasciando spazio alla fantasia del lettore”… poi Claudio Fraticelli: “Un esperimento letterario intrigante, il recupero della memoria e la dinamica di grandi opere letterarie per scoprire se altre conclusioni sarebbero possibili”. Uno stralcio dai testi: “Se Orfeo fosse stato un semplice musicista pop avrebbe potuto facilmente accontentare Ade e vincere la sua più importante sfida. Invece era stato per tutta la vita un musicista jazz, dedito all’improvvisazione, agli assolo e ai virtuosismi. Si ricordò di Lino, che gli parlava di produzione e riproduzione, e di come lui invece perseguisse sempre la novità. Nessuno poteva emulargli quei giri armonici, nessuno poteva competere con le sue capacità tecniche. Però egli doveva fare, per vocazione e per indole, sempre qualcosa di nuovo e diverso, inarrivabile e irriproducibile. La sua musica, così universale, nasceva tuttavia da un’educazione non popolare. Questa alterigia, questa impossibilità alla banalità e alla scontatezza, questa unicità, tale per cui altri non avrebbero mai potuto suonare un pezzo che egli aveva inventato, gli fu alfine fatale”. Operazione innegabilmente interessante, questa di Mazza, che mi ha fatto gustare trame letterarie già conosciute, ma finemente rielaborate in forma ed esito.
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