sabato 25 febbraio 2017

La festa dei ciliegi

di Subhaga Gaetano Failla
                                                                                                            Al radioso Jiro Taniguchi
nei quartieri lontani

https://it.pinterest.com/benpaquay/jiro-taniguchi/


Soltanto uno zefiro, un alito, e i fiori dei ciliegi, ovunque, volano nell’aria azzurrina. Un passo lento, all’alba, non fa rumore sul sentiero. È il viandante incantato. Il mondo ruota piano piano, una fantasmagoria, e i lunghi capelli ondeggiano appena. I fiori bianchi lasciano scie dorate, fugaci, e profumo di nettare. Il viandante fa un sospiro e il corpo diviene ancora più leggero. La festa dei ciliegi ha scelto un giorno meraviglioso, limpido e pieno di fruscii, musiche che carezzano. Il viandante bisbiglia dentro di sé a-ah! e, come nella storia a fumetti, incontra ai piedi d’un ciliegio una ragazza conosciuta in qualche suo passato. La ragazza dice, parlando dalle pagine di Jiro:  “Sono andata lontano… Mi sono trasferita prima che i fiori di ciliegio sbocciassero. Perciò ho pensato di tornare a rivederli almeno quest’anno.” 
Poi si distende supina, come in un letto che vive, sulla terra morbida di petali, e aggiunge con voce assonnata: “Quand’ero piccola facevo spesso così… e finivo per addormentarmi.” 
Le sue palpebre adesso sono abbassate, la bocca socchiusa, le braccia adagiate, leggermente aperte lungo i fianchi. La testa dai bei capelli corvini sfiora in basso la pelle dell’albero. Oltre i grandi rami, si vede il cielo.

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