domenica 8 novembre 2015

"Maria e Gabriele. L'accoglienza delle madri" di Cinzia Demi, (Puntoacapo Editrice, 2015) visto da Dante Maffia




Cinzia Demi è una sorpresa continua, una che dall’inquietudine umana e spirituale trae energia per prendere a volo quelle intuizioni che non sono la verità, “ma uno scalino della verità”, come fa dire Giorgio Saviane a Padre Sergio ne Le due folle, suo romanzo d’esordio.
Non è casuale che mi sia venuto in mente Saviane, come non è casuale che mi venga in mente Renan. Non per affinità di temi trattati, ma per l’atteggiamento al limite dell’eresia, quella che con acutezza critica ed eleganza Massimo Morasso chiama “l’azzardo di un’effrazione al lascito tradizionale”.
Comunque non sta nella esattezza o meno del rispetto delle fonti la freschezza della poesia di Cinzia, ma piuttosto nell’aver saputo rubare una scintilla divina riportandola al proprio seno, edificandola in sé e soltanto dopo proiettandola verso l’universo e verso l’Infinito.
In questi versi c’è un totale abbandono alla Luce che arriva da lontani siti e non s’arresta perché il lievito della leggiadria non può né deve restare statico e così le quartine scandiscono un vero e proprio percorso che dà l’idea, a me, di stazioni dalle quali ripartire di continuo per approdare alla Grazia.
Gabriele deve annunciare a Maria quel che accadrà, ma il turbamento diventa padrone e tuttavia non  si oltrepassano i limiti della volontà divina, perché in tutti e due vige il principio dell’obbedienza e della castità.
Credo che l’idea di Cinzia Demi sia stata geniale: un incipit di romanzo meraviglioso tra Gabriele e Maria, che nella sezione Quasi uomo  quasi umano ha i momenti alti di poesia  del libro, perché il dettato si fa preghiera.
Cinzia è riuscita a impossessarsi del tema trattato fino a immolarvisi ed è per questo che a un certo punto può dire liberamente: “quasi uomo  quasi umano / come un corpo che ha raccolto / il giorno e la notte  / nelle sue pieghe d’animale // ti sarebbe piaciuto Maria / lo avresti raccolto e nutrito / cresciuto insieme a tuo figlio / radici gli avresti dato di casa // mite e deciso / ti avrebbe somigliato / consolato forse  nei giorni / delle foglie cadute”.
Credo che esiti così convincenti e così alti nella poesia religiosa siano stati raggiunti prima di Cinzia soltanto da altre due poetesse, Margherita Guidacci ed Elena Bono e da poeti come Idilio dell’Era e Carmelo Mezzasalma.
La voce di Cinzia resta voce al femminile, come deve sempre essere per non perdere la propria identità, ma si tratta di un femminile che sa entrare fermamente anche nell’animo di Gabriele per metterlo davanti alle proprie responsabilità.
In calce al libro noto che Cinzia, oltre a una Nota che spiega come “Dal grande mistero dell’Annuncio e dall’alto valore simbolico dell’accoglienza, racchiuso nel sacro evento, nascono le figure umanizzate di Maria e di Gabriele che non potranno non piacersi e che rinunceranno ai loro sentimenti per un fine più alto” riporta anche una Bibliografia Essenziale con nomi di grande prestigio. L’intento è sicuramente quello di avvertire il lettore che, nonostante l’effrazione lei si è documentata e ha cercato di entrare nell’argomento non solo con le sue percezioni ma anche con l’apporto di confronti di vario genere.
L’onestà intellettuale di Cinzia Demi è proverbiale, ma devo dire che leggendo Maria e Gabriele – L’accoglienza delle madri ho riscontrato un’autonomia e una franchezza che ha il sapore della sana teologia. Che però non ha inficiato il canto, non ha appesantito la fluidità poetica, anzi gli ha dato una forza che a tratti inquieta e a tratti rasserena, come deve accadere sempre nel rapporto con i testi pregni di significati e di valori  etici e morali.
Un importante libro di poesia e, perché no? Di teatro di poesia, e chi non avesse voglia di sfogliare il Vangelo, si fermi sulle pagine di Cinzia, ne trarrà refrigerio: se donna prenderà maggiore consapevolezza del suo ruolo; se uomo saprà meglio guardare nel grembo delle  madri scevro da tentazioni irresponsabili. La castità è un valore illuminante, un valore che va ben oltre la rinuncia “come gemma da curare / strada da inventare / rubata alle parole  dell’angelo”.


DANTE MAFFIA

Qualche testo da "Maria e Gabriele. L'accoglienza delle madri"

da “Maria e Gabriele l’accoglienza delle madri”

Sono venuto a compiere
la visione santa.
Dio mi guarda, mi abbacina...
Ma tu, tu sei la pianta.

Rainer Maria Rilke 
Annunciazione (le parole dell’angelo)
dal Libro delle immagini




[…]

La casa di Maria


   non mi pensate come
se fossi un reliquiario   un tempo
avevo appesi ai miei chiodi
gli angoli e le vesti della festa

   ero le gesta   lo spirito
di una donna innamorata
della sua normalità
in me avvenne il miracolo

   l’eccezionalità
insieme entrammo
nella storia   in noi fu
l’oasi d’ascolto  

   che a Dio dette la gloria
nel silenzio smarrito
che vedemmo
farsi mistero   farsi ordito

*

   un senso    sono qui
per dare un senso
alle emozioni   stelle polari
o anfore del buio

   alla potenza del destino
che si fa ombra
in un fremito di grembo
all’accoglienza che chiede

   spazio alla nostra vita
e non al tempio
come la madre che
accolse il figlio

   sapendo quanto fosse
seme e poi embrione
già nella voce dell’angelo
già nell’Annunciazione

*

   le madri sole vi dico
conoscono l’attesa
le madri sole hanno
nel corpo l’accoglienza 

   l’infiorescenza del polline
portata fin sulle curve dei ponti
sui pennoni   sui barconi
di pece e amianto  

   quando pulsa la marea
della sera   quando si alza
un canto   un canto che
pare un tepore di nulla

   rubato agli uccelli notturni
alle ricolme acquasantiere  
dei gommoni   alle mani
che benedicono lo stesso


[…]


   portata e raccolta
dal mistero dell’angelo
a una semplice donna  
una che non è ancora storia

   una che non è Madonna
 “Rallegrati, piena di grazia,
il Signore è con te” le dice
aprendo l’insenatura

   formando un disegno
sul corpo che è già
ricolmo e che brucia
mentre si adagia sul fianco

*

   mentre cerca o crede
e ha già capito
che il suo ascolto
sarà il futuro

   la fecondità la forza
del domani    stringerlo
quel ventre   col sorriso
già pieno d’amore

   voltarsi a quella luce
chinarsi al suo volere
ora può ripassare le parole
accennare a un saluto

   non temere
le fattezze o l’ardore  
compiuto è il passaggio
impaginato il messaggio


*
   e raccolto in un diario
aperto e quotidiano
scritto   con i gesti
col segno della croce

   raccontato a voce
in quell’ultima periferia
del mondo  questa è la storia
di Maria   la storia di Maria

   che vide l’Angelo del Signore
che accolse il Salvatore
che si fidò di una parola
data   ne fu per sempre

   trasformata   questa
è la storia    che si racconta
ancora   per l’accoglienza
che venne data


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