Una estate caldissima, un modesto omaggio alla fantascienza apocalittica. Finestre spalancate alla sera e all’aria notturna, frastuoni che invadono le case indifese.
Un giorno d’agosto iniziò quel rumore lancinante. Un sibilo
intermittente, uno dei tanti allarmi che scattano d’estate, incustoditi, e si
sommano, fastidiosissimi, all’urlo di sirene di polizia, pompieri, ambulanze,
al pianto di bambini nascosto nelle stanze accaldate, al vociare talvolta
nervoso di uomini e donne, alle grida eccitate di fanciulli che giocano, al
clangore di mezzi meccanici al lavoro, al rombo arrogante delle motociclette.
Si sperava che quell’allarme cessasse di lì a poco,
che il proprietario dell’aggeggio difensivo intervenisse presto a protezione della
quiete pubblica. Ma ciò non avvenne, né quel giorno né nelle settimane
successive. Il suono penetrante proseguiva, monotono, senza alcuna sosta. Di
notte l’allarme disturbava i sonni sudati, e perfino i sogni più tenaci
venivano spezzati dal sibilo automatico.
Nessuno tuttavia parlò con gli altri del rumore,
nemmeno negli ascensori condominiali, poche parole che avrebbero risolto almeno
il silenzio impacciato dei piani attraversati insieme a testa bassa o con lo
sguardo lontano. Nessuno inoltre si prese la briga di fare una telefonata per
cercare di porre termine a quel fastidio. Se ne parlava soltanto, raramente,
nell’intimità delle case, quasi sottovoce. Un riferimento fugace tra marito e
moglie, una vaga risposta d’un genitore alla domanda del figlio.
Per strada il rumore dell’allarme sembrava svanire,
forse coperto dal chiasso del traffico oppure non captato a causa della
distrazione in cui il passante si immerge più facilmente. Talvolta, anche nel
chiuso delle dimore domestiche, il fastidio diveniva impercettibile, per
abitudine.
Il rumore proseguì fino alla conclusione dell’estate.
Ognuno si augurò che con il ritorno dalle vacanze il proprietario dell’allarme
ne avrebbe spento finalmente il meccanismo. Ma il rumore non cessò nemmeno
nelle successive stagioni e ancora oggi, dopo moltissimo tempo, perdura. È un
fastidio sì, come generalmente si dice nei sussurri confidenziali, ma non di
rado, per alcuni, è anche una musica incantevole.
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