lunedì 12 marzo 2012

Carla De Angelis in AA.VV. Scritto e…mangiato

Giulio Perrone Editore, Roma, 2011

recensione di  Vincenzo D’Alessio

Carla De Angelis, infaticabile poetessa e ricercatrice, ha voluto farmi dono di una singolare Antologia, curata da Brigitte Cordes e Antonio Trimarco, dal titolo Scritto e… mangiato racconti di vita e sapori, edito dall’editore Perrone di Roma, previa organizzazione del concorso da parte della Biblioteca Corviale, aperta nel 2002, che conta un flusso notevole di frequentatori e un circolo di lettura, chiamato in questo caso a fare da Giuria al Premio Letterario ,del quale questa Antologia è il resoconto.

Il tema di quest’anno era “il racconto Bonsai”: racconti brevi ma pregni di vitalità e di memoria. Fondati sull’uso del cibo quale elemento di metafora, storia, ricorso agli affetti e alle tradizioni. La partecipazione è stata vasta e sentita. Lo dichiara nella postfazione lo scrittore Stefano Martello : “ho apprezzato il grande senso della misura delle parole adottate, funzionale alla riuscita della storia. A quel sorriso in cui si mischia la sorpresa per un finale particolarmente riuscito e un po’ di invidia, soprattutto se sei uno che campa di e con parole” (pag. 248).

Devo ammetterlo, l’ironia che si scorge in gran parte dei racconti è meravigliosa, costruttiva, generosa, sia che parli di “matriciana”, di “tortellini”, o di “frittata”, sia che affronti la grandezza di un giorno come il Natale, con l’incomparabile “capitone fritto” della tradizione meridionale,meravigliosamente descritto nel racconto “Via del Sole” di Renato Fiorito. Molti degli scrittori, premiati o no, sono meritevoli del premio raggiunto: aver solleticato il gusto, verso un cibo /altro, irraggiungibile, perché collocato nella parte migliore dell’esistenza: l’infanzia. Tutti i profumi che promanano da questa Antologia meritano il “cucchiaio d’oro” della memoria. Sono veramente scritti con il cuore, oltre che con gli ingredienti giusti.

Ad un certo punto della lettura si resta confusi, presi dal panico di assaporare il latte con i biscotti, oppure il conflitto delle uova fritte. Passare tra pasta e polenta, inabissarsi su peperoni e calamari. Pesce o carne, non c’è che l’imbarazzo della scelta. E le ricette, disposte nella quarta sezione dell’Antologia, stuzzicano la fantasia e confermano quanto già conosciamo, per chi come me pratica fornelli e padelle. In verità in ogni uomo, bellissima e inconsapevole, dorme una femminilità perdutasi nel tempo. Quando sono in cucina, come una consapevole casalinga, non intendo essere disturbato mentre preparo pietanze e manicaretti per la mia famiglia o per gli ospiti: dono di mia madre, che mi volle crescere come una donna, avendo perso mia sorella un anno prima che io nascessi.

Il racconto premiato, “In nome del popolo italiano”, di Marco Giovannini, rende proprio l’idea di quanto ho scritto in precedenza. La sottile ironia, la rapidità dei gesti e delle parole, l’incontinenza dell’impasto, tra sacro della cucina e profano della legalità applicata a questa, formano la ricetta giusta per sottolineare quanto scrive ancora Stefano Martello nella postfazione: “Ricominciare dal Bonsai regala a chi scrive un senso di responsabilità nuovo che traspare non tanto dalla storia quanto dalle parole scelte per raccontarla, la storia” (pag. 248).

Concludo questa rapida incursione nel mondo della cucina, grato alla poetessa Carla De Angelis, per l’incontro con la sua “casa” colma di profumi e di calore, citando un artista che della cucina ne aveva fatto un merito alle dimensioni del proprio corpo e all’amore che vi trasfondeva poeticamente. Parlo di Aldo Fabrizzi , e della sora Lella, restando proprio in ambito romano. Il sonetto è Er medico m’ha detto:

(…) Di fame, creda, non si muore mica,

piuttosto accade tutto l’incontrario,

e chi vol diventare centenario

deve evità perfino la mollica.

(…)

Embè quanno che ar medico ce credi,

bisogna daje retta: mò, presempio,

l’urtimo piatto me lo magno in piedi!




Nessun commento: