All'Istituto Alberto Marvelli a don Cristian Squadrani, Gabriele Trivellin, Marco Zamparetti - PROPOSTA IN BOZZA. NUOVE VISIONI BIPOLARI NELLA FILOSOFIA TEOLOGICA. - Nell'ambito della teologia contemporanea la visione bipolare della divinità viene intesa come Dio essere assoluto-relativo, necessario-contingente, infinito-finito. Egli, infatti, pur avendo una essenza immutabile ed esistendo per necessità intrinseca, si realizza solo in riferimento al mondo, assumendo nella propria imperitura vita i valori che emergono dal processo cosmico, di cui egli stesso è artefice. La realtà che viviamo è assoggettata al divenire perpetuo di un eterno ritorno delle cose e della trasmigrazione delle anime. Nell'Antico Testamento i profeti annunciano una palingenesi sotto 2 prospettive importanti: una più vicina e limitata, che consiste nel ritorno degli esuli e nella ricostruzione della città santa, l'altra, più universalistica ed escatologica, che consisterà nella finale riedificazione di Gerusalemme e nella chiamata ad essa di tutte le nazioni. Da entrambe le prospettive è assente l'idea di ciclicità in quanto il nuovo mondo sarà quello definitivo. Nel Nuovo Testamento, invece, si indica una situazione che si verificherà con l'avvento del Regno di Dio; la Parola viene messa sulle labbra di Gesù stesso: "Voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell'uomo siederà sul trono della sua gloria, anche voi siederete su 12 troni" (Mt. 19,28). Nella lettera di san Paolo a Tito si afferma che il cristiano nel battesimo si salva mediante il lavacro di palingenesi e di rinnovamento dello Spirito Santo e quindi pur restando nel contesto escatologico, la nozione di palingenesi, oscilla fra l'idea di rinnovamento del singolo in rapporto al suo essere cristiano, e quella della riconciliazione finale di ogni realtà nella croce, attraverso la parusia o meglio venuta di Cristo glorioso. All'interno, dunque, di una biologia filosofica la teologa Marilù intendeva porre l'attenzione sull'emergenza dello spirito e della libertà dalla vita (intesa come libertà bisognosa dell'organismo verso la maternità e paternità responsabile per un processo che procede per trial and error. L'organismo viene così inteso come una macchina coerente nelle sue funzioni, che si costituisce da sé sulla base di una informazione intrinseca dove incidono il caso e la necessità che permettono all'individuo di conservare e realizzare le funzioni vitali, secondo un paradigma quasi cibernetico. In questo caso si parla di adattamento funzionale degli esseri viventi capace di garantire la conservazione e moltiplicazione della specie così come ha voluto Dio nel processo di creazione. La bipolarità della "nuova" filosofia teologica nasce dalla forte e fondamentale domanda odierna che sta alla base di tutte le altre domande dell'esistenza e che riguarda il rapporto dell'Io con l'io. Ponendosela, per l'individuo nasce l'esperienza della duplicità dell'io: di un io che ritiene di sapere ed un io che pone in questione tale pretesa. Le domande dell'esistenza nascono quindi da una frattura interiore rispetto allo stato naturale di chi si identifica pienamente con sé, cioè IO = IO, perché provengono da un'altra più profonda: IO diverso da IO. In questa condizione, rispetto a se stessi si diventa una domanda, un problema, un enigma ed anche un mistero. L'identificazione naturale della coscienza, con sé stessa viene così' a mancare come per Alessandro Ramberti che si identifica in somiglianza solo con la parte materna escludendo dal suo confronto di rappresentazione psicologica la parte paterna per cui in lui vi è una grave spaccatura e nasce una differenza di carattere doloroso. E' da questo spazio vuoto che Alessandro NON è mai riuscito a riempire tra il suo IO fenomenico dovuto alla morte della madre generatrice e l'Io riflessivo tangente e realistico che sorgono le giuste psicologiche domande dell'esistenza: IO chi sono in verità che fu la domanda che fece Gesù in altro modo "La gente chi dice che IO sia??" Sono quello che parla di giorno o quello che ha un sogno nel cassetto?? Credo davvero a quello che dico oppure lo dico per fare buona impressione?? Mi identifico in quello che faccio oppure lo faccio in maniera meccanica?? Sono davvero libero oppure sono schiavo di raffigurazioni fantasmatiche genitoriali o educative da me ritenute importanti?? Cosa voglio realmente?? Sono sincero con me stesso, o invece ho passato e tutt'ora passo tutta la vita a ripetere come un automa ciò che volevano vedere in me i miei genitori rifacendo cose sentite da loro in modo da avere l'approvazione degli altri?? Che cosa ci sto qui a fare?? Esiste per me un obiettivo da compiere, una missione o una vocazione, oppure è tutto indifferente e posso fare quello che voglio e come voglio?? In realtà c'è un invisibile Io ed è quello della parte paterna di Giuseppe che accoglie l'annuncio genitoriale di leale confronto con sé stessi che serve a misurarsi con il Padre nostro che istruisce ma NON educa perché in realtà prepara per attrezzare alla vita come sostiene la derivazione del verbo istruire che deriva dal latino instruere ed è formato dalla preposizione IN e dal verbo STRUERE che significa costruire nel senso di strumento, struttura, costrutto ed ecco che il primo confronto con il Padre nostro che manca moltissimo ad Alessandro Ramberi è proprio con questo tipo di costrutto interiore di consapevolezza del legame tra istruzione ed industriarsi per diventare una ISTITUZIONE della propria funzione strutturale. Ad Alessandro manca una organica visione del mondo da cui poi derivi la sua educazione (l'educazione è personale NON dei genitori perché educare deriva dal latino educere cioè condurre fuori ESPRIMERE al meglio i dati personali e NON quelli di una madre e nemmeno di un padre) e questo significa che dobbiamo capire come agire e comportarci da soli seguendo un nostro indirizzo. Infatti, l'educazione presuppone che chi si educa abbia qualcosa dentro di sé, un centro che va svegliato e portato dalla luce ed alla memoria e Alessandro manca di questa parte fondamentale che Socrate definiva maieutica cioè l'arte di allevarsi da soli come se si rinascesse di nuovo per trovare facoltà che nell'anima sono sopite dalla dipendenza con i genitori o la lorom rappresentazione fantasmatica. La differenza quindi è notevole: ricevendo istruzione si diventa strumenti; ricevendo educazione si diventa sé stessi, ma questo dipende solo e soltanto da noi. Quindi bisogna attingere ad una nuova profondità teologica che è Conosci te stesso e poi impara da te stesso l'essenziale azione educativa che vince la discordia su cosa sia la natura umana, e prima ancora se mai vi sia qualcosa del genere che ci somigli e che riesca a restare umano nel NON perdere mai quel giusto e corretto sentire morale ed estetico di guardarsi allo specchio per chiedersi "Cosa vedo? (o meglio ancora) Chi vedo riflesso mio padre, mia madre Alessandro Ramberti ed Io stessa, ma infondo se so amare veramente posso vedere TUTTI questi riflessi in me!|!!!" Ecco il bipolare pensiero io sono vera persona immagine del Dio fatto uomo, fatto pane, fatto vino e sono anche me stessa nella continua scoperta dell'anima vivente dell'amore.
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