domenica 21 febbraio 2021

ELOGIO DELL’EGOISMO

 Sandro Serreri







Questo straordinario animale che è l’uomo, animale che sembra adattarsi a tutto e a tutti, in realtà, a ben guardare, non si adatta a niente e a nessuno, se non a sé stesso. Infatti, quando si adatta, si adatta per un tornaconto personale. Perciò, mai si adatta per puro altruismo. 

Questo, perché non è proprio della natura umana adattarsi, se non c’è anche una convenienza. L’eventuale adattamento è calcolato nei suoi rischi e ricavi. 

L’animale uomo si adatta prima di tutto per non morire, poi per contrastare tutto quello che può essere una minaccia e un pericolo. Dunque, si adatta a vivere in società, tanto da essere definito: animale sociale. In verità, abbiamo un animale egoista che appare e passa per essere un animale sociale. 

Si fa condizionare, limitare, governare, per non rischiare di soccombere, poiché non sopporta di morire vittima di cause a lui esterne. Di conseguenza, a proprio vantaggio accetta limiti alla sua libertà, volontà e mobilità. 

Consapevole del potere di una Natura a lui avversa e dell’indole cattiva dei suoi simili, si adatta a vivere e a con-vivere dove non dovrebbe e con chi non potrebbe. Per non rinunciare alla sua vita psico-fisica, dunque a sopravvivere, si lascia comandare e sottomettere. 

In realtà, la volontà non viene eliminata, ma solo non espressa.


Per tutte queste ragioni, la sua capacità di adattamento è veramente sbalorditiva, ha dell’incredibile. Detto questo, chiunque pensa e crede che l’uomo non si adatti, bensì viva la sua vera natura di animale sociale, ha riposto una fiducia non fondata sull’uomo.


L’abilità dell’uomo è grande, se messa a confronto con tutti gli altri esseri viventi che abitano il pianeta Terra. Questi esseri viventi nel corso dell’Evoluzione hanno sviluppato adattamenti che provocano meraviglia. Però, nonostante questi, di fronte a certi mutamenti climatici si sono estinti e sono scomparsi per sempre. Altrettanto non può dirsi dell’animale uomo. Infatti, non l’hanno scoraggiato nei suoi insediamenti né le alte né le basse temperature, né le variegate geografie terrestri, né la diversità climatica, né le tante guerre di contesa per assicurarsi sorgenti d’acqua, fiumi, selvaggina, campi coltivabili. 

Nessun animale si è adattato quanto l’uomo vincendo e dominando sulla Natura e sugli altri uomini. 

Anche quando l’uomo ha inventato il Noi della famiglia, del clan, della tribù, non ha mutato la sua vera natura. Nato egoista, pur crescendo e dovendo quasi tutto alla famiglia e alla tribù, l’uomo resta comunque individuo capace di adattarsi al tutto della Natura e al Noi della convivenza umana, ma pur sempre pronto a spezzare vincoli di sangue, codici religiosi, etici e morali, quando l’adattamento richiesto supera la soglia di sopportazione da parte dell’Ego, della vita fisica, dell’equilibrio psico-fisico. 

Ecco, allora, dove sta la vera grandezza e unicità dell’animale uomo: Scegliere il proprio Ego rispetto a un impersonale Noi, rispetto alla richiesta di un totale sacrificio di se stesso. Ecco perché, in verità, l’uomo si adatta solo a se stesso, solo al suo smisurato e non sacrificabile Ego. 

Evolvendosi nelle diverse civiltà e quindi anche nelle diverse tecnologie, l’uomo falsamente appare, sotto la lente dell’antropologia, animale razionale che si adatta. Lo studio di questa sua innegabile capacità può trarre in inganno. Questo sta nel restare colpiti dal suo comportamento dentro i confini dell’istituzione naturale della famiglia, delle sovrastrutture sociali della tribù, del popolo, della nazione, dello Stato. All’interno di tutte queste unità il singolo uomo si adatta spinto e costretto dagli usi e dai costumi. In realtà il suo non è un adattamento, bensì una scelta di sopravvivenza. 


Sin dall’infanzia l’individuo percepisce il potere esercitato dal clan familiare, rifiutando il quale si troverebbe sicuramente alla mercé di forze che da solo non può né combattere né vincere. Per non venire del tutto sopraffatto l’individuo apparentemente si adatta, ma segretamente, come un vulcano, resta attivo, perciò sempre pronto a manifestare il suo Ego a costo di esplodere come, appunto, qualsiasi vulcano dormiente. 

La sua capacità di adattamento è in parte naturale, ma in massima parte è il risultato di quel che, suo malgrado, impara e assimila crescendo nel confronto, continuo e fastidioso ma inevitabile, con l’altro in famiglia e gli altri dei clan della vita sociale. È questo confronto ha fornire le armi di difesa a oltranza della propria individualità. 


Le civiltà, le culture, le comunità sono fondate e si ergono sulla convinzione che l’uomo di fatto rinunci al suo Ego e alla sua individualità perché i benefici che ne trae sono superiori rispetto a una vita solitaria ed egoistica. 

Questa convinzione è errata. In realtà, nulla è superiore al proprio bene; nulla è superiore alla propria individua vita fisica e psichica. E nulla è sacrificabile di fronte al proprio Ego. 

Dunque, i Popoli, le Nazioni, la Comunità sovranazionali, gli Stati null’altro sono che contenitori dove vivono e con-vivono individui apparentemente adattati: educati, scolarizzati, istruiti, formati, classificati. 

Si tratta, in verità, di un artificio. Il risultato di questi contenitori è avere individui non educati, ma che si sono lasciati educare, scolarizzare, istruire, formare, classificare. L’individuo ha permesso e reso possibile che i suddetti contenitori fornissero una forma, un modello, un ethos; ha permesso una vera e propria prevaricazione. Questa, però, non è castrante, come invece potrebbe apparire. L’individuo, infatti, sempre forte del suo pur latente Ego, non si lascia tarpare le ali, nonostante le apparenze, restando pertanto sempre capace e pronto a spiccare il volo. 


È in questo suo individualismo ed egoismo che l’animale uomo non adattandosi, se non solo per proprio e sicuro interesse, non si lascia omologare, globalizzare. 

La specie umana sopravvive non perché ha saputo adattarsi, ma perché non si è adattata. Questo, può suonare come una contraddizione, ma è quel che è realmente accaduto lungo lo scorrere della storia attraverso i secoli. 


Abbiamo imparato che tutto può essere globalizzato. Non è vero. L’uomo individuo non è globalizzabile.

Le famiglie, i clan, le società evolute subiscono la globalizzazione che viene considerata come un male minore rispetto ai benefici tecnologici e ai profitti economici. Ma l’uomo nella sua individualità, nel suo egoismo, non si adatta all’omologazione imposta e tiranneggiata del gigante Globalizzazione. 

Non è vero, dunque, che ne diventa schiavo e vittima, consumatore compulsivo. Non diventa, piuttosto sceglie e scegli responsabilmente. L’individuo si fa suddito, subalterno. Di fronte allo strapotere della Globalizzazione, ecco i disadattati, vale a dire quegli individui che pur con-vivendo nei contenitori sociali, sollevano la testa, escono dall’apnea ed esplodono la lava incandescente del loro egoismo. 

In questi casi si tratta di una vittoria che sconcerta le sovrastrutture umane che si fondano sulla famiglia e su tutti i suoi derivati. 

Il figlio, lo studente, l’amico, il collega che improvvisamente muovono battaglia contro tutto e tutti, devastano e distruggono gli orizzonti etici e morali considerati l’unica terra possibile e vivibile. Se così non fosse stato, l’animale uomo sarebbe già estinto e scomparso. 


Dalla riflessione sin qui fatta, se ne ricavano queste conseguenze.


Innanzitutto, mai non considerare quanto l’animale uomo resti se stesso pur trasportato, nello scorrere della storia, dal Divenire che investe civiltà e culture. 

Considerare sempre che l’uomo, nonostante tutto, non cambia la sua auto-difesa conservando inalterato il suo Ego e la sua individualità, significa evitare di sorprendersi quando, pur dentro strutture sociali condivise e solide, reagisce portando poi a casa il suo profitto. 

La convinzione che il sociale, la polis, lo fagocitino è sbagliata. 

Dopo la Seconda Guerra Mondiale e il ’68 e paraggi, gli analisti hanno sovrastimato l’animale uomo in società osservandolo e studiandolo all’interno del fenomeno della massificazione. 


Poi, mai fidarsi dell’uomo singolo e in collettività che apparentemente accetta di sottostare a regole, limitazioni, soprusi. Perciò, nessun tipo di Regime può dirsi veramente al sicuro. Infatti, la storia ha dimostrato che nessuna formula politica è immune dallo scontro con individui maldisposti a sopportare più del possibile o con aggregazioni aventi come forte collante la difesa dell’individuo che viene prima del cittadino e che sta, sempre e comunque, sopra il cittadino. La cittadinanza, dunque, non è mai sovrana rispetto all’individualità che invece è naturale. 

L’Ego viene sempre prima del Noi e resta Ego anche dentro il Noi. 


Infine, qualsiasi progetto sociale che prevede l’uomo necessariamente classificato e ingabbiato, non può e non deve prescindere dalla vera natura dell’animale uomo; animale che ha bisogno della famiglia, ma che appena può se ne libera e ne fa a meno. 

Per sua natura l’uomo resta saldo nel suo egoismo pur condividendo la sua individualità con il clan, la tribù, la collettività, la società. A differenza di molte specie animali che per istinto vivono in comune, l’animale uomo decide e sceglie la comunità perché questa risponde alle sue esigenze personali a partire dalla sopravvivenza, dalla conservazione della specie che altro non è che l’Ego che si tramanda. Infatti, la coppia umana – uomo e donna –, il primo e fondamentale Noi umano, genera un Ego, un individuo, che questo Noi poi rivestirà di sovrastrutture sociali, le stesse che poi l’Ego metterà in discussione. Ma nessuna di queste, pur condizionanti, sarà mai più potente dell’Egoismo, dell’individualismo. Nella nostra riflessione, ovviamente, i due ismo non hanno una connotazione negativa. 


Giunti a questo punto, resta solo da dire che nonostante anche lo strapotere delle tecnologie digitali spersonalizzanti, l’animale uomo è e resta egoista, individuo. Sarà questo egoismo a impedire all’uomo di estinguersi come individuo. L’uomo resterà se stesso nonostante il suo inarrestabile divenire. 

L’uomo che andrà sul pianeta Marte, è e sempre sarà l’uomo uscito dalla caverna.



Febbraio 2021

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