mercoledì 18 marzo 2020

“Dammi da bere…”

III DOMENICA QUARESIMA – Anno liturgico A

“Dammi da bere…”




Nel cammino attraverso il deserto «il popolo soffriva la sete per mancanza di acqua» e protestava, mormorava contro Mosè e contro Dio: «Perché ci hai fatti salire dall’Egitto per far morire di sete noi, i nostri figli e il nostro bestiame?» (cfr. I lettura: Es 17, 3-7).
Quanto è vera, viva, attuale questa Parola anche per noi oggi, che stiamo vivendo, soffrendo una profonda, imprevedibile arsura nel deserto che ci circonda e in cui siamo costretti! Sete di salute e sanità, di sicurezza e protezione, di compagnia e di affetti, di ricevere grazia e salvezza nei sacramenti della nostra fede, nell’Eucaristia celebrata in comunità … una profonda sete di libertà, felicità, pienezza di vita! E nella “mancanza di acqua” a cui siamo obbligati (“castigati”?!), forse affiora anche sulle nostre labbra – dal profondo del cuore – la domanda, il grido: «Il Signore è in mezzo a noi sì o no?» … “Perché, Signore, ci hai messi/lasciati in questa prova…fino a quando… cosa vuoi dirci?!”. E così, noi che ci troviamo nella prova…mettiamo alla prova il Dio che ci ha creati e portati qui!
C’è un luogo, un momento particolare, preciso in cui possiamo trovare risposta vera al nostro bruciante interrogativo, dove è possibile essere dissetati… Ce ne parla il Vangelo di questa Domenica (Gv 4, 5-42), III tappa dell’itinerario quaresimale e battesimale verso la Pasqua di Resurrezione: è l’incontro di Gesù con una donna samaritana, presso il “pozzo di Giacobbe”.
È lì il luogo dell’appuntamento, dell’incontro… Lì dove ci si trova e si va ad attingere acqua per la propria sussistenza, la propria sete, la propria vita. Una fonte d’acqua fuori città, in zona desertica, dove si è costretti a recarsi ogni giorno, ripetutamente, con i nostri sogni, bisogni, desideri profondi e con la ferialità, la fatica, la pesantezza della realtà quotidiana, che spesso ci dà l’idea di “sopravvivere” più che di vivere… E dunque, qual è questo “pozzo”, dove si trova questa fonte?
«Se tu conoscessi il dono di Dio … – dice Gesù alla donna di Samaria – … l’acqua che io gli darò  diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». Più che un luogo fisico, delimitato, si tratta di uno “spazio interiore”… Noi siamo portati a pensare normalmente (e giustamente) che il luogo per incontrare Dio, ricevere il Suo dono sia la chiesa come edificio, la “casa di Dio”, dove Lui “abita” e dispensa la Sua grazia mediante i sacramenti… e mai come ora ne sentiamo la mancanza, l’esigenza, l’importanza! Eppure la parola che il Signore ci rivolge nella presente Domenica indica un’altra direzione; più che ad “uscire fuori” invita a scendere in profondità: «viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano». Perché «Dio è spirito», e dunque non si trova in un luogo circoscritto – «né su questo monte, né a Gerusalemme»…né in una chiesa, primariamente! – ma “nello spirito della verità”, cioè nello spazio del cuore, della nostra interiorità: è lì che ci attende, ci dà appuntamento e possiamo incontrarlo. Un giorno un Rabbi chiese a bruciapelo ad alcuni suoi ospiti: «Dove abita Dio?». Dopo un attimo di esitazione e stupore da parte loro, diede lui stesso la risposta: «Dio abita dove lo si lascia entrare», dove si apre la porta del cuore. Lasciar entrare Dio: ecco ciò che conta prima e sopra di tutto. Ed è sempre Lui, il Signore, che prende l’iniziativa, come con la Samaritana al pozzo di Sicar: aspetta pazientemente seduto sul bordo, sulla soglia d’ingresso per condurci in fondo al pozzo del nostro cuore, dove possiamo ricevere in dono l’acqua viva dello Spirito ed essere dissetati in pienezza. Lì si svela a noi più chiaramente il volto amorevole di Dio: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo – rispose la donna – : quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa … Sono io, che parlo con te», le dice Gesù.
Lui, Gesù, desidera parlare con noi, con me proprio ora e qui, lì dove ci troviamo, nella realtà che siamo e viviamo in questo “oggi” della storia; e noi allora cosa dobbiamo fare? Non sfuggire il Suo invito, non sottrarci alla concretezza del momento presente, ascoltare la Sua voce… E per ascoltare bisogna far tacere le mille voci che si levano fuori e dentro di noi, fare silenzio: riconoscere queste “altre voci” e lasciarle dissolvere; aprire il nostro cuore con sincerità davanti a Lui e lasciarci scrutare in profondità dal Suo sguardo di verità e misericordia («mi ha detto tutto quello che ho fatto»); udire la Sua parola che ci precede e lasciarci raggiungere dalla domanda che ci spiazza – «Dammi da bere» – per scoprire e comprendere la sete di Dio: è Lui per primo che ha sete di me…della mia fede, della mia sete, del mio amore!
Abbiamo un’occasione unica, propizia da raccogliere, pur nella drammaticità dell’isolamento fisico, reale, imposto che stiamo attraversando e vivendo; abbiamo spazi e tempi dilatati ed impensati solo qualche settimana fa…un incredibile, surreale, materiale silenzio: ecco ora il momento favorevole, in cui riconoscere ed accogliere la grazia dell’incontro vivo e vero con il Signore Gesù. Allora prepariamo a Dio una dimora “nel nostro luogo”, nel silenzio del cuore, allora lasciamo entrare Dio!

Allora #iorestoacasa … #andràtuttobene !

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