Scrivo questo breve commento in riscontro all’intervento di Davide Fiscaletti a Fonte Avellana (luglio 2019), esposto poi compiutamente nel volume La via, pubblicato da Fara.
Per prima cosa vorrei affermare che quanto da lui scritto nelle prime righe è la premessa imprescindibile ad ogni ragionamento sulla condizione attuale, del futuro prossimo e (forse) di quello meno prossimo dell’umanità: il fatto che una civiltà fondata esclusivamente sul profitto (o accumulazione che dir si voglia) porta con sé l’illusione di una crescita perpetua che, in un sistema chiuso come quello terrestre, soggetto ad enorme pressione demografica come quella che si è verificata negli ultimi cinquant’anni, non è possibile o, se si realizza, porta all’esaurimento delle risorse e quindi alla prevedibile fine (in tempi non facilmente definibili ma probabilmente inferiori al millennio) della biosfera (o almeno degli animali più grandi, incluso quello che ha superato la soglia del pensiero riflesso, ciò l’homo sapiens).
Scrivo questo commento perché ho scoperto, proprio durante l’intervento di Davide a Fonte Avellana, quanto i concetti da lui espressi fossero vicini, quasi coincidenti nel contenuto benché non del tutto simili nel linguaggio, a quelli che fecero la loro prima comparsa in senso sistemico, per quanto ne sappia, con Pierre Teilhard de Chardin nelle sue pubblicazioni della prima metà del Novecento e che furono sintetizzate nell’ultima sua opera (pubblicata postuma per l’ostracismo del Sant’Uffizio, Teilhard era gesuita) : Il fenomeno umano.
Nel tuo intervento, Davide, hai collocato all’inizio degli anni ’70 (con il lavoro di Maturana e Varela a Santiago del Cile) l’attività di ricerca scientifica per la dimostrazione dell’ipotesi di una unicità “vitale e di pensiero” dell’Universo tutto (la visione cosmobiologica), che è alla base anche (se ho ben capito) della tua attività attuale di ricerca in ambito fisico.
Hai sottolineato i punti essenziali dell’ipotesi: verosimiglianza che in più punti, nell’Universo, siano presenti forme vitali ed anche forme vitali a pensiero riflesso (e, di conseguenza, tecnologizzate) a seguito di evoluzione (che è un fenomeno, non un fine).
È la direzione dell’evoluzione che, se si ripete con i medesimi passaggi in più punti dell’Universo, va a costituire una “Legge”.
Se il passaggio dallo stato minerale a uno stato vitale e da uno stato vitale ad uno stato vitale riflesso si presenta su più pianeti l’ipotesi è dimostrata.
Ed è la medesima ipotesi di Legge Universale esposta da Teilhard: è quella che lui chiama Legge di complessificazione-coscientizzazione.
L’aumento di “coscienza” di un’entità è direttamente proporzionale alla complessificazione della materia “bruta” e questo avviene attraverso diversi stadi evolutivi (che includono, a un certo punto del loro processo, dei “salti” di stato: dall’atomo alla molecola, dalla molecola al cristallo, dall’inanimato all’animato, dall’animato al pensante).
I punti del “salto di stato” sono quelli della “rottura spontanea della simmetria” o come li chiama Teilhard “punti di incandescenza”, anche attraverso l’immagine poetica del “A volte le cime arrossiscono”.
L’interconnessione tra inorganico e vivente esposta la Lovelock e Margulis, Teilhard la chiama quid psichico (o “interno delle cose”) e la ritiene esistente fin dal Big Bang in misura infinitesimale ma non nulla.
In contemporanea, o poco dopo il lavoro di Maturana e Videla, vi è stato tutto il filone di ricerca del “sistemista” Ervin László che ipotizza apertamente il vuoto quantistico (che chiama campo Psi, inteso come quinto campo di forze oltre ai quattro “riconosciuti”) che, come anche tu, Davide, esponi, starebbe alla base di tutte le trasformazioni e creazioni delle particelle e delle forze, inclusa quella gravitazionale.
Credo che questo corrisponda anche alla ricerca riguardante la Supersimmetria delle stringhe che ho potuto gustare nell’eccelso lavoro di divulgazione L’universo elegante di Brian Greene, che a quel lavoro ha partecipato e partecipa attivamente.
Tutti, da Teilhard a Maturana-Videla, a Lovelock-Margulis, a Laszlo, a Greene, a centinaia di altri, fino a Davide e Sorli hanno cercato e cercano, con corretta metodologia, ciò che è misurabile, possibilmente dal punto di vista fisico e non soltanto matematico (comunque indispensabile).
Ecco, penso che la nostra fortuna (perché, almeno io, non possiedo strumenti né matematici né di fisica) sia di avere conosciuto a Fonte Avellana Davide che con tali strumenti ci lavora quotidianamente.
Aggiungo un’ultima comparazione tra la cosmobiologia e l’ultimo concetto esposto da Teilhard nel Fenomeno umano, quello di planetizzazione, secondo cui il “salto di stato” evolutivo successivo al Pensiero Riflesso non sarebbe un “Superuomo”, o “Uomo super” ma un intreccio, un nuovo punto di incandescenza.
Tutto ruota, come dicevo sopra, intorno alla possibilità di confrontare questa “nostra” Evoluzione con eventuali altre Evoluzioni, con passaggi corrispondenti, su altri mondi.
Fino ad allora, si navigherà a vista.
Avrei tante domande da porre a Davide, soprattutto riguardo alle misurazioni sull’infinitamente piccolo, quelle attorno alle grandezze di Planck, sia per ciò che riguarda le lunghezze delle energie ma me le tengo per eventuali altre corrispondenze.
Per ora saluto tutti con il rinnovato augurio di un buon 2020.
A presto.
nino
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