giovedì 23 maggio 2019

We are such stuff as dream are made on

Edizioni Ensemble 2019

recensione di Natascia Ancarani



È uscito da poco, nel gennaio 2019, il bel libro di Subhaga Gaetano Failla, La casa sul molo di Nantucket, Edizioni Ensemble. È la sua seconda raccolta di racconti che ho il piacere di leggere, uscita a distanza di circa un decennio dalla prima La signora Irma e le nuvole, Fara Editore. Conoscevo già lo stile perturbante dell’autore, una narrazione dal carattere duplice, quasi contraddittorio, essenziale e misurata da un lato, intensa e lirica dall’altro. A una prima superficiale impressione i racconti sembrerebbero appartenere a generi diversi e mescolati, e forse lo sono, per ispirazione di infinite letture. Alcuni potrebbero essere ascritti al genere della fantascienza, con le infinite variazioni dell’intelligenza artificiale e dei viaggi interstellari, altri sembrano raccogliere frammenti di realtà, un incontro con una vecchia amica, la visita al fratello in Inghilterra, o al contrario impressioni liriche che confinano con la poesia. Ma a una lettura più approfondita si riconosce un tessuto organico che unisce quasi tutti i racconti. Potrei definirlo una singolare commistione fra realtà umana e sogno. I rapporti con altri esseri umani, la percezione del mondo naturale presente, tutto quello che potremmo definire dimensione reale, se esiste, è continuamente mediata, orientata, immaginata, interpretata, dalla sua struttura profonda, la dimensione onirica, il tessuto dei sogni. E questo senza nette divisioni o barriere fra la dimensione conscia e inconscia. L’una trapassa nell’altra, naturalmente.  Ogni impressione, ogni oggetto reale, ogni essere che incontriamo è anche il sogno che ne abbiamo, il modo in cui lo simbolizziamo. La dimensione fantastica può all’improvviso irrompere nella realtà ordinaria, come l’ombra annunciata con spavento, temuta, ma anche fantasticata sognata e desiderata che infine danza con il gruppo dei ribelli, nel racconto La casa sul molo di Nantucket. I sogni, in un altro racconto, diventeranno, al risveglio, oggetti concreti, e il pensiero può, in Messaggi reali, spedire ad altri per qualche minuto un oggetto della propria casa. Anche quando l’autore ha scelto la forma più realistica, ad esempio l’incontro con il fratello a Londra in Theatre, e particolari  precisi descrivono le metropolitane o gli ospedali di Londra, bastano due accenni simbolici, al doppio e all’occhio di dio, allo spettatore universale sopra la vita e la morte, e immediatamente il tessuto realistico si sfalda e frantuma. Rivela la sua struttura nascosta. La sola che, come luogo dell’anima, può farci capire di cosa viviamo.

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