martedì 19 marzo 2019

"Tiger Indomabilis" - Tutto deve avere una fine

Terzo mese dell'anno, terzo appuntamento con Il club di Aurora.
A febbraio avevamo parlato di Furens Lupus Sum, il primo volume di un'affascinante duologia distopica ambientata in un'ipotetica Roma del futuro. Ricordate la società pseudo perfetta in cui la storia ha luogo? Ricordate la giovane Silyen e la sua personalità ribelle, che l'ha messa in parecchi guai? E la colonia penale di Oceania, oscuro rifugio dei criminali e degli indesiderabili?
Tiger Indomabilis racconta la seconda e ultima parte della vicenda, e dato che i cerchi da chiudere sono davvero tanti possiamo già immaginare quanto questo libro sia... Scottante.

Ma come sempre, prima di procedere vi consiglio di dare un'occhiata alle recensioni che le altre blogger hanno scritto per Furens Lupus Sum: sono tutte molto interessanti, inoltre vi serviranno da "ripasso"!
Solo 1 altra riga: https://solo1altrariga.wordpress.com/2019/02/14/a-roma-eri-a-roma-ritornerai/
Paper Purrr: http://paperpurrr.blogspot.com/2019/02/recensione-il-club-del-libro-furens.html
Les Fleurs Du Mal: https://bit.ly/2HH3NQr
Vivere tra le Righe: http://viveretralerighe.blogspot.com/2019/02/furens-lupus-sum-club-del-libro-di.html

Ed è proprio da Furens Lupus Sum che voglio partire per cominciare a parlare di Tiger Indomabilis; perché per quanto drammatica possa essere la conclusione del primo volume, è sempre vero che "finché c'è vita, c'è speranza": dato che la storia era ancora a metà, tutte le possibilità erano aperte. Per i personaggi c'era un domani, sebbene sembrasse avverso.
Adesso invece non c'è più tempo per immaginare finali alternativi: ormai la strada che il racconto percorre può essere soltanto una, perché la storia si sta per concludere. E non ci sarà ritorno.








Non so se ci avete mai fatto caso, ma il capitolo finale di una saga è spesso il più cupo (che sia a lieto fine o meno): nell'aria si avverte una certa inquietudine, l'ultima battaglia si avvicina, la situazione sembra peggiorare sino a un passo dalla disfatta e per i personaggi non ci sono più scelte facili. Non capita mai che appena prima della fine la situazione sia tranquilla. I rapporti si fanno più stretti, ma rischiano di essere spezzati da un momento all'altro da morti, tradimenti o scoperte devastanti. I protagonisti capiscono perché stanno lottando, ma capiscono anche cosa ciò potrebbe costare loro. E anche quando tutto finisce bene, non è mai vero che proprio tutto si risolve o torna come prima: le cicatrici restano, restano sempre.

Ora non vorrei scrivere questa recensione in modo troppo melanconico, ma la verità è che non sono mai stata brava con gli addii... Né con quelli reali, né con quelli immaginari. Mi rincresce separarmi da questa storia così ben costruita, da questa Roma oscura e luminosa (secondo me più oscura) che avrebbe potuto essere diversa, dalla piccola Silyen, pura e coraggiosa creatura che se fosse vissuta nel nostro mondo probabilmente sarebbe stata più "cattiva" e non avrebbe rischiato la vita per un ideale.

La piccola Silyen, che nella colonia di Oceania si trova a sperimentare sulla sua pelle la sopravvivenza estrema: come negli Hunger Games è un tutti contro tutti, una corsa continua all'accaparramento dei pochi viveri, fatta con il perpetuo timore di venire aggrediti alle spalle da un altro disgraziato che combatte per continuare a respirare. E qui abbiamo la prima contraddizione rispetto alla Roma pacifica e progredita da cui la protagonista arriva: già, perché è stata proprio l'illuminata società romana a creare Oceania. La colonia penale è il rovescio della medaglia di Roma, ma in fin dei conti entrambe appartengono allo stesso popolo; solo che da un lato c'è la parte rispettabile di quel popolo, e dall'altra c'è la "spazzatura".
Ma, almeno secondo me, nessuna società che produca una situazione come quella di Oceania può considerarsi civile, e non importa quanta tecnologia possieda né quanto sani e forti siano i suoi membri; la superiorità di un sistema si vede anche e soprattutto dal trattamento che ricevono gli ingranaggi non funzionanti di quel sistema: nessuna società può pensare di liberarsi dei suoi criminali e di coloro che la mettono in imbarazzo confinando degli esseri umani in un inferno privato. Nessuna società può disinteressarsi dei membri che disonorano le sue regole, perché il mancato rispetto delle regole è una caratteristica umana, che in quanto tale appartiene in qualche modo a tutti: né i romani di Aurora Stella né altri possono illudersi di essere perfetti, di non essere soggetti alla tendenza a commettere errori e di essere di una specie diversa rispetto agli assassini o ai ladri. La capacità di compiere azioni terribili rientra nella natura dell'essere umano, e sì, ladri, assassini, stupratori e dittatori sono umani, che ci piaccia o no. Come diceva Terenzio, "Homo sum, humani nihil a me alieno puto" ("Nulla che sia umano mi è estraneo").
E un governo che riduce i suoi prigionieri umani allo stato di bestie abbandonate a se stesse, come accade a Oceania, è solo un governo che mente a se stesso. Un governo di vanagloria.

Se non si fosse capito per me basta questo a far crollare tutte le pretese di Roma, ma la storia di Aurora aggiunge altra carne al fuoco: perché oltre a essere essenzialmente incivile (qualunque siano le apparenze), la situazione raccontata in Tiger Indomabilis è anche gravata dalla presenza di una sorta di divinità celata nel buio, che tutto osserva e tutto conosce. La chiamo divinità perché in effetti ha la facoltà di plasmare il destino dei comuni mortali come più le piace, senza dover rendere conto a nessuno e senza paura, perché essendo nascosta e "invisibile" non deve temere minacce. Almeno fino all'arrivo di Silyen...

Tutto ha una fine, e tutti prima o poi devono morire. Un fan di Game of Thrones direbbe "Valar Morghulis", e avrebbe ragione. Ma se all'inizio di questa recensione ero triste perché mi sembrava che la storia di Silyen e dei suoi amici fosse durata troppo poco, adesso forse sono più arrabbiata: non con il romanzo, che in realtà è davvero notevole e avvincente, e neppure con la sua autrice, alla quale esprimo tutta la mia stima; no, sono arrabbiata perché nelle storie di fantasia come nella realtà c'è sempre qualcuno che deve lottare e sacrificare vita e sogni per sconfiggere qualche arrogante nemico affetto da manie di onnipotenza. Un nemico che pensa di essere superiore e di sapere meglio di chiunque quale sia il bene degli uomini. O peggio un nemico che consapevolmente agisce solo per tornaconto personale.
Mi fa arrabbiare che le apparenze siano sempre diverse dalla sostanza, come accade alla gloriosa Roma di Tiger Indomabilis, che di glorioso ha ben poco. Mi fa arrabbiare che il mondo abbia bisogno di eroi che lo salvino, quando potrebbe tranquillamente cavarsela da solo se ognuno facesse la sua parte e si comportasse da persona decente.
Il fatto che serva un eroe per rimettere a posto una situazione è la più grande prova del fallimento di un popolo. E noi, invece, continuiamo a pensare che sia giusto e bello che un solo uomo paghi per tutti.

Concludendo questa recensione con ammirazione per il fantastico lavoro svolto da Aurora, ma anche con amarezza per i motivi sopra elencati, ringrazio come sempre Narrabilando per l'ospitalità. E vi do appuntamento ad aprile, con un nuovo romanzo e una nuova emozione.



Elisa Costa


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