Variazioni sul tema del tempo: un lavoro dove si parla del tempo in tutte le sue
declinazioni, ma del tempo che conosciamo e con il quale, da sempre, abbiamo
intrapreso la nostra lotta quotidiana di odio – amore dovendoci fare i conti
continuamente, nel bene e nel male, e che dunque ci è familiare, ci appartiene
come ci appartengono le relazioni con esso che la Zironi ci mostra.
Conosco Claudia
Zironi ormai da diversi anni, ed ho già scritto di lei e dei suoi
versi. Mi piace tuttavia riscrivere, a
distanza di qualche tempo, degli autori di cui mi sono occupata, per capire se
riesco a confermare quanto detto in precedenza, o se la visione è cambiata,
anche a livello personale. Devo dire che Claudia è rimasta per me un’ottima
autrice e organizzatrice di eventi, da apprezzare per il
grande impegno rivolto alla poesia, e alla sua divulgazione. In quest’ultimo
libro, come vedremo, si concede “divagazioni sul tema del tempo” che vanno a
incrociare le molteplici discipline coinvolte nell’argomento. Il risultato è un
serissimo lavoro che nell’azzardo della dimensione poetica, accoglie e divulga
la materia più frequentata di tutti i tempi, al crocevia tra lo spazio e
l’amore, laddove spesso i poeti si soffermano e osano accreditare le proprie
visioni.
Si apre con una domanda questo nuovo libro di
Claudia Zironi: “Cos’è una sfera?”,
domanda alla quale viene data subito risposta: - forse ciò che non trova il proprio tempo. In realtà non pare che
l’elemento geometrico citato non abbia a che fare con il tempo… basti ricordare
il tempo ciclico che nella storia si rifà alla teoria dei corsi e ricorsi del
Vico. .. e se pensiamo che ogni momento è da considerare come unico, questo non
è in verità irripetibile in senso assoluto. L’impatto che si ha leggendo il
lavoro dell’autrice è che, infatti, ci siano diversi momenti – sia a livello di
immagini, che di sentimenti, ma anche direi di figure descritte - che ritornano
e che vengono evidenziati con una sorta di ciclicità sia di tempo che, come dice
anche Polvani nella postfazione, di spazio. E forse è in questa direzione che
va letto il riferimento alla sfera. Ma,
andiamo con ordine.
Non deve, a mio avviso, lasciarsi ingannare
il lettore dalla suddivisione quasi in “odor di scienza” del libro, dalle
partiture individuate con termini che si rifanno alla biologia, alla
linguistica, all’evoluzionismo: Ucronie-Eterocromie-Eucronie-Discronie-Sincronie-Ur-cronie-Diacronie
perché qui - come sopra accennato - si parla sì del tempo in tutte le sue
declinazioni, ma del tempo che conosciamo e con il quale, da sempre, abbiamo
intrapreso la nostra lotta quotidiana di odio – amore dovendoci fare i conti
continuamente, nel bene e nel male, e che dunque ci è familiare, ci appartiene
come ci appartengono le relazioni con esso che la Zironi ci mostra.
L’idea di approccio al tema, che pervade il
primo capitolo, è quella di presentazione una sorta di tempo fantastico, dove
accadono eventi coerenti ma ipotetici, storie insomma alternative rispetto a
quello che conosciamo, storie che avrebbero potuto verificarsi. Qui, certo, la
sfera rappresenta il mondo, l’idea del viaggio attorno al pianeta, in un tempo
del sogno dove cercare riparo dal boato,
da ciò che ferisce, colpisce, bagna… in qualche modo rende spersi, impauriti, immemori, ricorda che siamo sempre sull’orlo del
precipizio. Il viaggio continua in un
tempo virtuale e calcolatore, anch’esso sferico, dove i cerchi si chiudono in
modo inaspettato, dove si compiono i misfatti dei social ingannatori Un post disperato è apparso/sul social
questa mattina alle 8.30…, le truffe delle piattaforme che tutto possono e
che assurgono alla dimensione trascendente, professandosi quali nuove divinità
di una religione della quale, per sopravvivere, devi farti devoto osservatore Per scrivere di cose profonde/ho scritto di
curiosità geografiche; in un tempo dove, se pure non sembra coincidere il
desiderato con il realizzato, è innegabile che ciò che emerge è la capacità di
adeguamento dell’essere umano, la quasi incoerente formula da riadattare ad
ogni occasione per trovare una via di fuga dal negativo, da ciò che doveva
essere e ciò che è, specie se si tratta di una faccenda d’amore Non ci siamo mai guardati negli occhi… Io e
te ci incontriamo nell’aria/quando lo vuole il vento. Nell’amore, neanche a
dirlo, tutto è ciclico e ciò che finisce ritorna Se c’è
una possibilità di ritrovarci/non la lascerò intentata/il giorno/della fine del
mondo… non si dimentica Ero
nell’aria/mentre mi dicevi/di quella Memoria//La terrò tra le onde/che ci sopravviveranno…
si desidera vivere e rivivere Quando sarà proprio bello rivederci/ci
incontreremo/in Umbria – forse – e rideremo… non importa dove e quando.
Il tempo ciclico, il tempo che tenta di farsi
sfera, che ritorna implacabile nella
nostra vita è soprattutto quello della memoria. Claudia Zironi ce lo presenta
in un breve testo, che termina con una data - 27 gennaio, giornata dedicata
alla memoria - , un testo capace di risvegliare nelle coscienze evocazioni di
umane disumanità, di implacabili cammini: bastano quella data e pochi versi se non sappiamo passare la mano/tra i
capelli di un bambino/che non sia biondo per trasmetterci il senso di
impotenza che pervade il nostro fare, il nostro dire, il nostro stare al mondo,
spesso nascosto in un vivere che non è vita vera. C’è da dire, poi, che questa
figura del bambino biondo compare più
volte nelle pagine del libro: è una presenza inquieta e inquietante, capace di
generare sussulti al suo comparire, di evocare altri spazi e altri tempi, forse
anche un altrove che nasce da un inconscio desiderio di spiritualità. Così
vediamo come, quel bambino biondo è
colui che aiuta Era biondo il bambino mi
aiutava/a costruire cattedrali sulla sabbia… e come subito dopo, fattosi
più grande, è colui che vorremmo abbracciare Lo vedete? quel giovane biondo/con un glicine all’occhiello,
quello/appena entrato: è mio fratello/gemello/devo andare ad abbracciarlo… e
ancora vediamo come il biondo si spande dai capelli ad altro, che identifica,
in un incontro già vissuto Come se io e
te/già ci fossimo incontrati/sorridenti all’appuntamento/davanti alle
montagne/tu con la tua barba bionda… e infine il biondo torna a comparire, questa
volta in un chiarissimo riferimento, e la vediamo davvero questa figura
cristologica, una figura con cui è difficile dialogare, con cui non si riesce a
stabilire un contatto duraturo, con cui quasi l’autrice, dopo averla tanto
cercata, sembra non desiderare più di sentirla come un riferimento. Il testo è
drammaticamente autentico, intriso di quella disperazione che spesso tutti ci
pervade, che ci fa decidere di abbandonare un credo, che a volte non trova
rimedio alla perdita, alla mancanza, e che non sembra - in questa fase -dare
spazio a un tempo di rammendo: Di te mi
hanno detto che eri biondo/bellissimo efebico e colmo/mi hanno detto delle
fughe/e della tomba/una tautologia d’inarrivabile/Di te mi hanno detto che
distruggi/che manchi che non conosci fratelli/Di te io non dico, restami. Viene
così, a seguire, dopo questa grande perdita, un recupero del tempo primigeno,
dove le pietre sono esseri viventi e il fuoco è l’idolo di ogni creatura, dove
l’acqua genera la vita e l’udito il canto
del vento, e dove nulla è da temere Più
della nostra nascita. Ma, non è ancora finita, resta un’ultima espansione
su cui ragionare: quella del tempo da attraversare, da condividere, a cui dare un campato senso. In un percorso a
ritroso partendo da una lettera scritta settant’anni dopo, più con le disillusioni che con le
speranze, dimenticando ciò si voleva dire prima
dell’ultimo/verso/prima del tramonto ecco che la sfera immaginaria ricompare dal nulla, ci ricorda la sua dimensione
ciclica, riaffonda il desiderio di parole già usate in ciò che ancora non è
stato vissuto, promuove e si commuove in un tenero incontro, quasi sperato, di
mani che si tendono Quando mancarono le
parole e finì/pure la terra era d’inverno./Ancora/non lo ricordo ma tu/sotto la
neve/mi tendevi la mano. E, proprio
all’ultimo momento, si ricompone anche quella frattura con il proprio
inconscio, con lo spirito, una forza nuova emerge da una lingua nuovissima che non sarà intesa ma non farà arrendere perché Lui/saprà cantarvi. E’ il ciclo
della vita, dell’amore e della poesia che non è stato mai vano perché Il verso si accorcia/si perdono le
parole/un’infinità di suoni solo pensati/nella lingua di dio suoni che donano
una chiusura dove tutto torna e si tiene, in un tempo finalmente esatto.
Qualche testo da: Variazioni sul tema del tempo
Mi manca la misura del reale
non so quanti centimetri di filo rosso occorrono
per tenere insieme
due lembi di bandiera
i passi che fa una coccinella nella vita
quale volume d’aria
fa volare un dirigibile
quanti decibel sono ammessi per strada per legge
dopo le ventidue e trenta e neppure
conosco l’ingombro
del tuo corpo oltre lo schermo.
non so quanti centimetri di filo rosso occorrono
per tenere insieme
due lembi di bandiera
i passi che fa una coccinella nella vita
quale volume d’aria
fa volare un dirigibile
quanti decibel sono ammessi per strada per legge
dopo le ventidue e trenta e neppure
conosco l’ingombro
del tuo corpo oltre lo schermo.
***
Ci sono cose che capitano.
Accade di nascere comete
o solo di nascere, come di morire
cadendo in un fiume.
Capitano strambi incontri
dove i silenzi non sono
contemplati, accade di traversare
il deserto e il mare.
Può capitare di imbattersi
in un astronauta per strada
e non saperlo. Può essere
che quando si aprono le mani
per sentire il vento freddo
della notte qualcuno le stringa
e si parli dell’amore.
Accade di nascere comete
o solo di nascere, come di morire
cadendo in un fiume.
Capitano strambi incontri
dove i silenzi non sono
contemplati, accade di traversare
il deserto e il mare.
Può capitare di imbattersi
in un astronauta per strada
e non saperlo. Può essere
che quando si aprono le mani
per sentire il vento freddo
della notte qualcuno le stringa
e si parli dell’amore.
***
“…io debbo fuggire per cercarti, debbo abbandonarti
per conseguirti, e darti di spalle per cogliere il tuo viso.”
Giorgio Manganelli
è bizzarro, sai? questo modo
di fuggire per amore. è bizzarro
anche
che ti scriva
come se io esistessi ancora.
ma la questione
davvero bizzarra è
che non sei tu a mancare e
non è a te che sto scrivendo.
***
Come quando si partì per le
Indie:
qualcosa c’era
anche se non si era ancora vista.
Non rispondeva e non era
dislocata
secondo aspettativa.
***
“Aiuto! mi sta uccidend ”
Un post disperato è apparso
sul social questa mattina alle 8:30
L’ultimo messaggio dall’account
di una ragazza bionda, carina. Ha totalizzato
entro le 8:40
167 like 200 cuori 30 faccine piangenti
10 faccine rabbiose 25 risate 3 commenti accorati
2 commenti ironici poi cancellati dagli utenti
1 commento a sfondo sessista.
Nei giorni successivi 300 faccine piangenti e
1561 commenti di cordoglio.
Un post disperato è apparso
sul social questa mattina alle 8:30
L’ultimo messaggio dall’account
di una ragazza bionda, carina. Ha totalizzato
entro le 8:40
167 like 200 cuori 30 faccine piangenti
10 faccine rabbiose 25 risate 3 commenti accorati
2 commenti ironici poi cancellati dagli utenti
1 commento a sfondo sessista.
Nei giorni successivi 300 faccine piangenti e
1561 commenti di cordoglio.
Claudia Zironi è nata, vive e lavora a
Bologna, dove ha conseguito la laurea in Storia Orientale, e un Master in
gestione d’impresa.
Ha pubblicato: “Il tempo dell’esistenza” (Marco
Saya Edizioni, 2012); “Eros e polis – di quella volta che sono stata Dio nella
mia pancia” (Terra d’ulivi, 2014) poi tradotto in inglese da Emanuel Di
Pasquale (pubblicato in USA da Xenos Books/Chelsea in traduzione, 2016); “Fantasmi,
spettri, schermi, avatar e altri sogni” (Marco Saya Edizioni, 2016); “Ursprungliches
Leben – poesia e pittura in dialogo” libro d’arte co-realizzato e coprodotto in
KDP con la poetessa Silvia Secco e con la pittrice Martina Dalla Stella
(collana Edizionifolli, 2018); “Variazioni sul tema del tempo” (pubblicazione
indipendente su KDP, 2018). A curato l’antologia poetica “JUMP” pubblicata in ebook
da LaRecherche.it.
Sue opere sono state tradotte in inglese,
francese e greco. Collabora con varie associazioni rivolte alla diffusione
culturale e al sociale come Il Civico32 e Le voci della luna.
E’ fondatrice, dal 2012 attiva nella
direzione e nella redazione insieme a Paolo Polvani ed Emanuela Rambaldi, della
fanzine on-line rivolta ai lettori Versante Ripido per la diffusione della
poesia www.versanteripido.it
Dal 2016 collabora alla rassegna poetica
bolognese di Versante ripido iGiovedìdiVersi, giunta alla terza edizione,
con la direzione artistica di Silvia Secco. Nel 2017 Versante ripido si è
costituita in Associazione culturale e Claudia Zironi ne è Presidente. Nel 2019
nasce il primo Premio Letterario di Versante Ripido, per poesia edita e
inedita.
Bologna, 18 marzo 2019
Cinzia Demi
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