sabato 2 aprile 2016

LA POESIA DI LAURA GARAVAGLIA VISTA DA DANTE MAFFIA

LA POESIA DI LAURA GARAVAGLIA

Una bella sorpresa la poesia di Laura Garavaglia che fino a pochi mesi fa conoscevo soltanto per qualche testo letto, se non ricordo male, su internet. Una bella sorpresa perché poeti con una identità ben definita come la sua, sono rari nel panorama italiano.
Adesso ho tra le mani tre volumi, Correnti ascensionali, del 2013, uscito nella bella collana “Ibrida” di CFR; La simmetria del gheriglio, del 2014; e Numeri e stelle di quest’anno, tutti e tre con traduzioni molto ben curate e con prefazioni di Donatella Bisutti, Maurizio Cucchi e Gilberto Isella. Avalli importanti, e leggendo i testi mi rendo conto che siamo al cospetto di un poeta non solo con le carte in regola, ma che ha saputo interpretare il mondo odierno con un piglio linguistico efficace e con una complicità (che non significa assolutamente accondiscendenza e condivisione) che trovo lucida e passionale insieme.
Donatella Bisutti, nella Prefazione a Correnti ascensionali parla di “violenza drammatica” e di “violenza espressionista” e mi pare che colga appieno la forza di un dettato che non fa sconti a nessuno, neppure all’autrice. Eppure resta espressione autentica di donna che possiede un mondo inquieto e lacerato e ne vuole dare contezza non come diario, ma come metafora di una condizione umana che riguarda tutti.
Piace, della poesia di Laura, quella che gli antichi greci chiamavano “misura”, il suo dire apodittico che non disdegna nessuna voce del vocabolario, nemmeno  di carattere tecnico o scientifico.
Non credo che sia una novità, per restare in Italia, basterebbe pensare alle esperienze di Elio Pagliarani o di Nelo Risi, ma è nuova la maniera in cui le cose sono dette, a volte oscillanti in un’aura delicatamente lirica e altre volte affermate come una ricognizione, come una vetrina di sensazioni e di percezioni.
Sensazioni e percezioni interpretate magistralmente dai Monili di Daniela Gatti accattivanti e conturbanti, ma tagliati con la medesima accetta adoperata da Laura per cesellare. "Le cosce montate a neve / nelle domeniche d’afa e di zanzare. / I piedi gonfi e le caviglie buccia / della pesca marcia. / Umida e grande di sudore e di carne, / bianca sfera, rotondo il pensiero / i proverbi fradici di vino”.
La pacatezza con cui Laura “annota” le esperienze macerate e rese emblematiche diventa di una purezza sbalorditiva ne La simmetria del gheriglio in cui ho trovato più d’una perla non solo per l’originalità dei temi trattati ma anche e forse soprattutto per “la visionarietà” dello sguardo che soffermandosi su particolari all’apparenza  superflui ci dà il mistero che sta dietro la realtà, ci porta in quella “intricata foresta di simboli” che Baudelaire sosteneva di trovare al di là  dell’aspetto, della forma. Cito soltanto la Biblioteca di Coimbra, Le stelle sono cadute nel bicchiere, Alan Turing, testi in cui incanto e disincanto si fronteggiano per trovare una via nuova della sapienza. Sì, perché la poesia di Laura, tutta, ha questo sapore sapienziale però mai rigoroso e chiuso nei parametri dei pensatori, ma aperto al colloquio, a un dinamismo che lei sente come spinta a cercare il senso dell’essere e del vivere.
Anche Numeri e stelle si muove in questa dimensione che entra e scompiglia la fisica e la filosofia, ovviamente senza ricorrere a contrapposizioni o variazioni, ma seguendo le intuizioni della poesia che molto spesso, se è veramente tale, supera qualsiasi esperienza della scienza.

Nello studio puntuale e rigoroso di Gilberto Isella, che introduce al libro, è citato, tra gli altri, Prigogine. Personalmente ebbi modo di ascoltarlo anni fa al Salone del Libro di Torino dove poi riuscii a fare con lui una bella chiacchierata riguardante la poesia di Tommaso Campanella di cui mi sono a lungo occupato. Fa bene Isella a fare il  nome di Prigogine per Laura Garavaglia, infatti ella adopera la poesia con i modi e gli intenti con i quali Prigogine ha adoperata la scienza. Io vi aggiungo quello di Campanella, naturalmente tenendo conto delle epoche e del linguaggio che in Laura non è petroso e ruvido, ma eccezionalmente sintetico e dolcemente penetrante.

Dante Maffia

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