Archeologia, l’ultima dimora di Minosse, il re cretese sepolto nell’Agrigentino
recensione di Anna Rita Fontana pubblicata in SiciliaJournal.it
scheda del libro qui
www.faraeditore.it/nefesh/dimorare.html
Archeologia, l’ultima dimora di Minosse, il re cretese sepolto nell’Agrigentino
Sono certa, per aver condiviso il pane, il sale e il
giaciglio di chi ha vissuto e vive tutt’oggi alle pendici di Monte
Guastanella, nonché aver appreso da questi, sul far della sera, il nome
del re che ivi è sepolto, che il re cretese Minosse non è mai morto nei
sogni e nei cuori degli uomini di questo remoto e incontaminato lembo di
Sicilia. Chi lo resusciterà del tutto? Chi, se non colui che reputa le
leggende ricche di realtà, ed i sogni altrettanto rivelatori di una
confessione? (parafrasando un pensiero di Paul Faure)
La voce del mito e la seducente “parola della storia” sulla presunta
sepoltura del re cretese “Mini Minosse” in Sicilia, dànno vita alla
ricerca dell’archeologa Rosamaria Rita Lombardo, nel libro L’ultima
dimora del re, Fara Editore. A guidare l’autrice, nata a Palermo e
residente a Milano, la “cometa” di una memoria tramandatasi nei
millenni, attraverso più depositari (innanzitutto i genitori Nicolò
Lombardo e Giuseppina Gueli) e pertanto degna di autenticità, oltre che
suffragata da fonti classiche quali Erodoto, Aristotele, Diodoro Siculo,
Eraclide Lembo, Strabone e Duride di Samo. Grazie a un lungo e costante
lavoro, condotto spesso in solitudine ( pur col sostegno del marito
Francesco Ritondale, della figlia Thuy Lan, e di Francesco Gueli), ma
ravvivato dall’aspetto “romantico” di una vocazione archeologica fuori
dai canoni in quanto avulsa dalla rigidità ufficiale, Lombardo avvince
il lettore addentrandosi in un luogo che si ammanta di atmosfera sacra,
ovvero il feudo del Monte Guastanella (di proprietà dell’autrice)
ubicato nell’agrigentino, con l’intento di avvalorare, sulla base delle
fonti storiche collimanti con gli esiti delle indagini topografiche,
idrografiche e toponomastiche, una relazione tra il suddetto, probabile
ultima dimora del re cretese e la saga di Minosse in Sicilia.
Sfortunato
monarca, diremmo, che perì di morte violenta, vittima di una tremenda
congiura portata a termine dall’ingegno di Dedalo, fuggito dal labirinto
di Creta e ospite presso la corte del re sicano Cocalo sulla rocca di
Camico, corrispondente a S. Angelo Muxaro, paese a nord-ovest di
Agrigento. Non da meno interessante l’aspetto orografico della zona in
oggetto, su cui l’autrice richiama l’attenzione parlando di piccoli
crateri di fango eruttanti calda fanghiglia e gas metano stranamente
rumoreggianti, oggetto di fantasia popolare, secondo la quale
addirittura nel terreno sarebbe sprofondata una città punica! E di tali
fenomeni della natura si trova anche un accenno nel Fedone di Platone,
citato dall’archeologa Lombardo a proposito dei fiumi di limo che ci
sono in Sicilia.. o del nostro mare che ribolle d’acqua e di fango. Dal
testo, corredato di numerose foto scattate sul luogo, emerge l’amore per
la bellezza naturalistica di un passato che si va scoprendo attraverso
vani rupestri e grotte scavate nella roccia della montagna (grutti
saracini, dal volgo siciliano, ma ascrivibili a periodi più antichi,
secondo l’autrice), fino al panorama in cima, su un pianoro a
strapiombo, dove l’occhio del visitatore viene attratto dall’incisione
di un reticolo tauromorfico, con una croce all’interno, vicina a un
oscuro individuo. Tangibile il sapore del mistero che permea la
descrizione, sulla spalliera di un rozzo sedile di pietra ovvero Il
trono del re (all’ingresso della grotta A), tra strani grafemi e
immagini miniaturistiche, il cui attento esame allo scanner attesta
legami con la civiltà del Mediterraneo orientale : un pugnale ad alette
curvato come una scimitarra, figure muliebri che rimandano a immagini
femminili di dee nelle decorazioni di palazzi cretesi, o figure maschili
con copricapo piumato, con le braccia quasi a croce. Avvolto e sospeso
tra leggenda e realtà storica, il Monte Guastanella si lascia rapire con
tutte le sue viscere dalla curiosità di particolari iconografici, con
riferimento anche alle Metamorfosi di Ovidio (che raffigurano Minosse
con un elmo piumato), e risalendo ai classici ipogei mortuari di
costruzione labirintica.
C’è
chi ipotizza in proposito l’esistenza di cunicoli sotterranei, quali
veicoli di collegamento tra il monte e Agrigento. L’autrice cita
Falaride, tiranno della città dal 570 al 554 a. C., che combatté con
acume contro i Sicani e i Cartaginesi che miravano a espandersi
sull’isola. A lui è collegato il reticolo tauromorfico già citato, in
quanto nel celebre toro di bronzo (prodotto da Perillo) venivano
rinchiuse le vittime del malvagio, che avrebbe goduto del loro strazio.
Sul Monte Guastanella, inoltre, secondo Lombardo, fin dall’antichità si
sarebbero insediate diverse comunità di popolazioni (puniche, minoiche e
micenee, normanne susseguitesi nei millenni), per strategiche
comunicazioni a distanza. Col tributo di numerose fonti, raccolte
alacremente, la scrittrice si è impegnata a far rivivere la Parola nel
tempo, credendo fermamente con Diodoro Siculo che nel caso di coloro che
in forza della propria virtù si sono assicurati la gloria, le imprese
sono ricordate per sempre, poiché è la divina voce della storia a darne
annuncio perenne.
(Biblioteca storica,I,2)
Anna Rita Fontana
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