martedì 16 dicembre 2014

Le Voci dell'Anima


di Vincenzo D'Alessio

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Caro Enzo ho scritto per te, voce solista fuori dal coro, il dramma dei miei ricordi nelle tre parti (se vuoi tre atti) che recano il titolo: I luoghi dell'anima. Un teorema difficile da sviluppare ché lega le conoscenze reali a quelle ideali e incespica ogni qualvolta raggiunto un luogo molti altri chiamano da sotto le macerie del Tempo.
GRIDO!, ma nessuno ascolta.
DIALOGO!, ma nessuno sente.
CERCO!, ma nessuno segue.
“La città è un corpo, percorso da diverse pulsioni dell’agire umano e storico, ma è anche realtà illuminata dalla natura” (così scriveva Mario Luzi). La città che vediamo non è realmente quella che vorremmo. La città che desideriamo veleggia  all’insegna del Sole come una nave nel cielo: pulita, vergine, originale, ricca di memoria, che è in continuo ascolto e fa tesoro più che parlare, maledire e perseguitare  con l’arroganza del denaro.
Troppi secoli di menzogne hanno ucciso Le Voci dell’Anima, quelle belle per davvero, quelle argentine come le sorgenti della Scorza, delle Grotticelle, dell’Acqua del Pozzillo: tutte quelle che sgorgano a Sud-Est della valle, ce ne sono altre ancora nascoste agli sguardi avidi degli uomini.
Io e te abbiamo bevuto  quest’acqua: è pura, amara, sulfurea. Sorge ad alta quota sulle cime e non raggiunge la città si inabissa e risorge nel Tirreno ch’è di fronte alle nostre vette. Regala purezza a chi beve, estingue la sete dopo la ripida salita, si abbeverano nella notte alta i cinghiali, gli animali innocenti del poco bosco rimasto.
HO DORMITO CON LORO,  ma nessuno mi ha visto!
HO MANGIATO MORE DAI ROVI,  ma nessuno mi ha visto!
HO ASCOLTATO LE VOCI DELL’ANIMA,  ma nessuno ha sentito!
Solo il vento ascoltava  insieme a me le voci che venivano dall’anima di milioni di uomini divenuti linfa dei faggi, degli aceri, delle bianche betulle accerchiate dalle piogge acide sul Pizzo del Garofano (stanno morendo!), dei castagni selvatici, dell’orniello dalla bianca capigliatura in primavera, dei cerri, della Terra che mangia le foglie secche e  trasforma tutto in nera magia del Tempo.
Lo temo!
Le voci accarezzano gli scarponi mentre cammini nella “filasca”: la graminacea che cresce sul dorso delle cime mentre intraprendi lo stretto sentiero verso il Pizzo San Michele e là… il miracolo si ripete: dopo una notte passata all’addiaccio l’immensa sfera di fuoco si solleva  dietro le bianche rocce calcaree delle Nivere pronta a solcare il cielo: lo schiocco improvviso del vento che spira dalla lastra luminescente del Tirreno riporta le voci dell’anima che  si accampano sotto le Ali d’Argento dell’Angelo.
Caro Enzo, non cercare nella città che abbiamo amato la Bellezza: non abita più in mezzo a questi uomini. Una  giovane voce a me cara l’aveva avvertita già questa mancanza  mentre sedeva sulla roccia che domina il corso antico della Solofrana là dove il Bosco di Sant’Angelo cede al selvatico:
Nelle campagne al tramonto
Si posa un argento…
E arieggiano cornici e colori
Dove tutti i modi
Armonici e disarmonici
Condividono l’emozione
Della continuità cosmica   
(Antonio D’Alessio: Poesie ritrovate)
 
La Bellezza  cantata dal poeta solofrano Carmine Troisi si è smarrita dietro i falsi idoli dorati, tutto è andato perso e da nessun lato si scorge il cittadino che porta nella sua borsa La dignità:

Dolce è mirar come s’addorme a poco
a poco la campagna esausta, stanca:
la sveste il vento con suo folle gioco,
indi la covre una gran colte bianca;

le canta in voce che pur essa manca
la ninna nanna un torrentello roco;
il villico la guarda in su una panca
sdraiato, mentre gaio erompe il foco.

S’addorme, ma lasciato al passerotto
ha ella il pasto già nel noto olivo
e la vecchietta l’erba pel decotto;

né cessa di sue viscere l’ulivo
alimentar pel desinare ghiotto.
Quanta è buona la terra e l’uom cattivo!

Lontano da questi lidi ora ti scrivo Enzo in versi ascoltami, amico della Vita! 

14 dicembre 2014

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