recensione di Chiara Borzì pubblicata sul «Quotidiano di Sicilia» dell'11 giugno 2013
CATANIA - Difficile immaginare che nel mondo della professione medica possano nascere degli autori dall’ispirata vena letteraria, eppure da qualche anno a questa parte la letteratura siciliana si è arricchita di un nuovo autore, Gaetano Magro, al suo quinto libro all’attivo. Formalina, libro edito da Fara Editore, è un testo che Magro ha voluto dedicare alla figura dell’anatomopatologo, un medico “fuochista”, figura che sta dietro le quinte della medicina dei servizi ma che ha un compito duro come la diagnosi dei tumori. Formalina racconta la storia d’amore tra due giovani che nasce dirompente e muore, come spesso accade negli incontri travolgenti, senza un perché comprensibile. Nel suo dispiegarsi la storia comprende elementi di vita e passione lucidamente descritti attraverso un linguaggio medico scientifico che non annoia ma invoglia chi non ne conosce perfettamente la terminologia a cercarne il significato, regalando, per contro, immediatamente un sorriso. Formalina è l’ultimo lavoro di Gaetano Magro presentato non per caso nell’aula del Policlinico universitario di Catania dedicato a C. Pero, altro medico con ottime capacità di italiano scritto e parlato. A dare una propria opinione sul romanzo il professore Guglielmo Trovato, il dottore Saro Di Stefano, insieme al dottore Francesco Di Vincenzo coinvolgente nella recitazione di alcune pagine del testo. Molto spesso quel che si racconta del compito del medico, specialmente in tv, è solo finzione e per questo, ha consigliato Trovato, è meglio leggere Formalina che credere in queste storture televisive. Sulla difficoltà di questo mestiere si è interrogato Di Stefano chiedendo direttamente a Gaetano Magro se lui stesso s’interroghi su chi siano davvero le persone che analizza attraverso il vetrino, andando oltre i semplici dati anagrafici che contribuiscono alla diagnosi. La risposta è stata fornita direttamente da Magro: “se ci lasciassimo coinvolgere inizieremmo a soffrire noi di una patologia, il delirio nominale”. Per spiegare chi è l’anatomopatologo bisogna pensare al Titanic. Il Titanic aveva una prima classe, una seconda e una terza ma ancora più giù stavano i fuochisti, persone invisibili che facevano però andare avanti la nave. Il nostro ruolo –dice Magro- è proprio questo, siamo come i mediani che intendeva Ligabue (una vita da mediano): “il mediano non fa goal ma un buon mediano fa vincere le partite”. Come accade per la poesia, “l’anatomia patologica non cerca seguaci ma amanti”, per questo non m’impaurisce la momentanea crisi di vocazione che il settore sta vivendo.
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