venerdì 26 marzo 2010

Domenica delle Palme e Settimana Santa


Omelia del giorno 28 Marzo 2010





Oggi, Domenica delle Palme, inizia la Settimana, che mette a nudo quanto Dio ci ami: una Settimana, in cui sfilano davanti alla nostra fede i grandi momenti, irripetibili, della vita di Gesù. L'entrata trionfale di Gesù in Gerusalemme, accolto con palme ed acclamato dalla folla è, quasi a confermare la nostra fede, prima del Suo essere annientato dalla Passione e morte in croce, una vera, inaspettata epifania del Cristo, come a ricordare Chi veramente Egli sarà ed è: il Risorto. Così, questa epifania, la racconta l'evangelista Luca:

"Gesù proseguì davanti agli altri salendo verso Gerusalemme. Quando fu vicino a Betfage e Betania, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli dicendo: 'Andate nel villaggio di fronte: entrando, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è mai salito; scioglietelo e portatelo qui. E se qualcuno vi chiederà: Perché lo sciogliete? Direte così: il Signore ne ha bisogno'.

Gli inviati andarono e trovarono tutto come aveva detto. Mentre lo scioglievano, i proprietari dissero loro: 'Perché sciogliete il puledro?: Essi risposero: 'Il Signore ne ha bisogno'.

Lo condussero da Gesù e, gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. Via via che egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada. Era ormai vicino alla discesa del monte degli ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, esultando, cominciò a lodare Dio a gran voce, per tutti i prodigi che avevano veduto dicendo: 'Benedetto Colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in terra, e gloria nel più alto dei cieli!:

Alcuni farisei tra la folla, gli dissero: 'Maestro, rimprovera i tuoi discepoli. Ma egli rispose: `Vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre" (Lc 19, 28-40).

La richiesta di Gesù di procurargli un puledro, per fare una 'strana' entrata in Gerusalemme, deve avere procurato un poco di stupore. Non aveva mai fatto una tale richiesta né un simile gesto. Ma Gesù alla vigilia della 'Sua Pasqua', che diverrà poi la Pasqua del mondo, lo compie. Aveva percorso, da povero, senza alcuna sicurezza umana, tutti i sentieri della Palestina.

In solo tre anni, aveva fatto conoscere, 'gridando dai tetti', la Buona Novella agli uomini, accompagnando la parola di vita con moltissimi segni di amore, rivolti ai malati, ai peccatori. La Sua vita era stata uno 'spaccato' del Cuore del Padre, che si era rivelato con chiarezza a quanti potè avvicinare, senza fare preferenze o distinzioni. Aveva veramente accostato tutti, a cominciare dai poveri, dagli ultimi, ossia da quanti si riconoscevano bisognosi di amore. Si era fatto trovare sulla strada da tutti, indifferenti, deboli, e potenti, poveri e ricchi, amici e nemici, offrendo 'nulla' ed donando tutto', cioè l'esperienza di essere amati con tutta la potenza e fedeltà dell'Amore.

Aveva incontrato consenso e dissenso, l'amicizia di chi voleva seguirlo incondizionatamente e l'odio di chi progettava già la Sua morte. Agli amici, che cercavano - e cercano oggi - la bellezza di amare ed essere amati, aveva chiesto di liberarsi dal ciarpame della vita, offrendo in dono se stessi. Questi a volte si erano entusiasmati di Lui, ma non sempre erano riusciti a capire la durezza, della povertà, da Lui scelta, anche se era ed è il solo terreno fertile per la totale libertà dello spirito e la piena disponibilità a farsi dono. Ma lo avevano amato, e alla fine... seguito.

Non così i suoi nemici, dei quali la povertà di spirito metteva in discussione facili ipocrisie, potenze umane che sono sempre la maschera dell'uomo che vuole primeggiare su tutti, e diventano il vero e grave impedimento per l'incontro con Lui e incapacità a gustare la bellezza del farsi dono e gioia per i fratelli.

Ma in questa Domenica delle Palme, il trionfo di Gesù a dorso di un puledro, lungo la discesa dal monte degli Ulivi, Lo rivelava come il fondamento di tutta la storia dell'uomo.

L'ingresso di Gesù a Gerusalemme è l'aperta sfida alla nostra superbia.

A dorso del puledro, Gesù manifesta tutta la Sua mansuetudine che Lo renderà - e Lo rende ancora oggi - l'Agnello pronto ad essere umiliato, senza opporre resistenza.

E forse in quei momenti lo sguardo del Maestro si sarà posato con dolcezza e commozione su quella folla di poveri in spirito e semplici di cuore', che davano prova di credere nella potenza dell'Amore che, per diventare 'pane di Vita' per gli uomini, doveva diventare povero ed umile, tanto da essere considerato 'un nulla', agli occhi di chi ama la potenza.

Ma negli occhi e nel cuore di Gesù rimanevano e rimangono i Suoi amici, che sempre ignorano lo scherno dei potenti e si fanno illuminare ed esaltare dall'unica e vera forza dell'umiltà e della povertà. I 'grandi e potenti del mondo' possono pensare: quale importanza può avere UNO che si presenta a dorso di un puledro?

Gesù a tutti costoro, ancora oggi, risponde: 'Grideranno le pietre!'.

Quanti discepoli, dopo di Lui, hanno cavalcato e cavalcano il puledro dell'umiltà e della povertà, fino a farsi mettere ai margini della stima umana. Il mondo li ha ritenuti e li considera 'pazzi', per poi forse troppo tardi accorgersi che sono essi, i santi, i cardini della civiltà vera, dell'uomo creato a immagine di Dio e non della superbia umana.

Pensiamo a S. Francesco, S. Vincenzo de' Paoli, Madre Teresa di Calcutta e quanti altri...

"A gridare osanna al figlio di Davide, fu il popolo che Lo riconobbe, i ragazzi, i fanciulli - scrive Paolo VI - D'improvviso si accese la fiamma, il fuoco divampò in tutta quella moltitudine, inducendola finalmente a dare una risposta al diffuso interrogativo: 'Chi era quel Gesù di Nazareth, che aveva predicato per tre anni lungo le vie della Galilea e della Giudea? Quel Gesù che mostrava tanta potenza e tanta umiltà, e del quale si ignorava chi fosse realmente sì che Lo ritenevano uno dei famosi personaggi quali Elia, Geremia o Giovanni Battista? Ebbene nel radioso mattino delle `palme', la coscienza del popolo semplice ebbe grande intuito della realtà. Fu tale l'esplosione che Gesù pianse. Indifferenti a tale pianto i suoi nemici gli chiesero di fare tacere quel popolo.

E invece Gesù, che aveva sempre cercato di velare la Sua personalità, considerò propizio quel momento, perché essa si manifestasse e disse: se non parlassero in questo momento le lingue degli uomini, sarebbero le pietre a proclamare il mio carattere di Mandato del Padre e la Mia Missione salvatrice".

Ogni volta, pellegrino in Terrasanta, percorro la via degli ulivi, che scende fino al Getsemani, penso, come, sia pure tra le acclamazioni della folla, Gesù fosse consapevole di quanto lo attendeva: dall'Ultima Cena, al tradimento di Giuda, alla fuga degli Apostoli, a quel passare da un tribunale all'altro, alla flagellazione, all'incoronazione di spine, alle percosse e agli sputi sul Suo meraviglioso Volto, la via Crucis verso il Calvario e la Crocifissione. Chissà quanto avrà pianto `dentro il cuore'. Ma sapeva che tutto questo era necessario per salvare me, voi, ogni uomo.

E mi nasce una domanda: siamo pronti e capaci di farci prendere per mano dai Misteri di questa Settimana Santa, fino ad asciugare le sue lacrime e vedere spuntare il sorriso di Gesù nella nostra Pasqua?

Ci accompagni quanto Paolo scrisse ai Filippesi:

"Cristo Gesù, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio lo ha esaltato e gli ha dato un Nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel Nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre". (Fil. 2, 6-11)



IL GIOVEDÌ SANTO ci attende, al mattino, - presenti tutti i nostri sacerdoti, come a celebrare la loro unità insieme al Vescovo - la solenne S. Messa del Crisma, ossia degli oli santi, che serviranno per la nostra crescita cristiana, e, alla sera, la più conosciuta S. Messa 'In Caena Domini', ossia il memoriale della istituzione del Sacramento, mai abbastanza compreso, dell'Eucarestia: 'Prendete e mangiate, questo è il mio Corpo'. Alla fine, la deposizione del SSAno in quello che un tempo chiamavano 'sepolcro' e, in segno di partecipazione al dolore di Gesù, le campane taceranno fino all'alba della Resurrezione.



IL VENERDÌ SANTO è il giorno, per noi cristiani, di intensa partecipazione alla grande sofferenza di Gesù arrestato, flagellato, incoronato di spine, condotto al Calvario e crocifisso: 'Spirò'. Tutti questi Misteri del dolore la Chiesa li celebra nel pomeriggio con la lettura della Passione e Morte, la preghiera universale, per tutti, l'adorazione e il bacio della Croce e la S. Comunione.



IL SABATO SANTO è il giorno del grande silenzio, uniti a Gesù nel sepolcro, e dell'attesa della Sua Resurrezione. Verso mezzanotte con la lettura della Parola, dalle profezie dell'Antico Testamento, ci si prepara alla novità del 'giorno dei giorni, senza fine' ossia la festa della Resurrezione. Per chi di noi professa una fede sincera e profonda, davvero questa è la Settimana Santa e non può non partecipare ai suoi Misteri.

Ma ne siamo profondamente consapevoli e quindi pronti ad immergerci in questo oceano di Amore che, non solo si celebra, ma si offre a noi come Dono attuale, incredibile, rendendoci partecipi di quella che sarà un giorno la nostra resurrezione e quindi il coronamento della nostra vita di fede?

Dio può tutto, dona Tutto Se Stesso, ma non vuole 'servi', sempre attende la nostra risposta, libera, di figli che Lo amano, per poter effondere in noi la Sua Grazia, i Suoi Doni, lo stesso Spirito di Vita.

Non mi resta che UN AUGURIO per tutti i miei amici: VIVIAMO INTENSAMENTE QUESTA SETTIMANA IN UNIONE DI FEDE E DI AMORE PER UNA VERA PASQUA DI RESURREZIONE.

Ne abbiamo bisogno!


Antonio Riboldi – Vescovo –
Internet: 
http://www.vescovoriboldi.it/
email: riboldi@tin.it

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